13- Sei bella come Roma.

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Palatino

La terza tappa, a me uscì una risata ripensando a quando lo avevamo visitato insieme.
Quando Niccolò scoprì che, pur essendo di Roma, non avevo mai visitato il Palatino, a momenti non mi parló piu.
Una lunga passeggiata nel verde che attraversa più di 1500 anni di storia per quasi un chilometro.
Camminare nel verde circondata da pezzi di storia di Roma era stato qualcosa di emozionante, peccato che il moro aveva avuto la brillante idea di farla a fine luglio, quando i 35 gradi splendevano su Roma.
Io ero incantata da tutta quella bellezza che mi circondava, maledicendomi mentalmente per non averlo mai visitato prima, Niccolò però non la pensava allo stesso.
Aveva passato quelle ore a sbraitare per il caldo e per qualsiasi insetto non fosse a un metro di distanza tra di lui.

"Stavolta non è luglio almeno" lui mi richiamó alla realtà facendomi ridere di nuovo.

"E menomale, almeno non devo sopportarti mentre ti lamenti tutto il tempo del caldo e degli insetti" lui alzó gli occhi al cielo sbuffando divertito.

" 'Nnamo va" disse lui avviandosi in quella pianura di verde, circondata da pezzi di storia.

"Non ti ricordavo così permaloso, Moriconi" lui si voltó verso di me sorridendomi ricevendo però uno sguardo confuso.

"Nun sveglià il can che dorme, Sarè" io risi per poi poi alzare in aria le mani facendo finta di essere spaventata da lui, ottenendo così una risata da parte sua.
Dio, quanto mi era mancata la sua risata.

Circo Massimo

La passeggiata del Palatino ci portó li, dove per lui tutto era iniziato.
Quel giorno, in cui lui decise di portarmi per la prima volta li, lo ricordo troppo bene così come ricordo la sua frase.
"Oh Sarè, ma me te immagini a cantà qua?"
Al tempo stavamo ancora da poco insieme e l'idea di cantare al Circo Massimo, per lui, era solo un sogno ben lontano, ancora non era uscito nemmeno il suo primo album e lui si cimentava nel cantare delle cover in dei locali.
Eppure, chi l'avrebbe mai detto che anni dopo, ci arrivó davvero?

Fissavo quell'enorme distesa immaginando Niccolò sul palco con tantissime piccole anime che cantavano le canzoni con lui.
Ma le emozioni, quelle no, quelle le avevo dimenticate.

"Come è stato quel giorno?" Chiesi con un sorriso amaro sul volto. Soltanto in quel momento mi resi conto quanto in realtà avessi il desiderio di essere una di quelle anime che cantava con lui, eppure, non potevo tornare indietro.

"È stato qualcosa di..indescrivibile. Sono salito sul palco e c'erano così tante persone che cantavano con me, non so nemmeno quante erano. Ho iniziato a cantare e per un attimo ho dimenticato tutto" lui mi guardò negli occhi sfilandomi leggermente gli occhiali da sole, e soltanto in quel momento il sole in faccia era nulla in confronto al suo sguardo perforante.

"Ma cercavo sti occhi, Sà, anche se senza trovarli. Sti occhi blu che ogni volta che li vedo mi fanno andare fuori di testa e di cui mi sono perdutamente innamorato" lui aveva lo sguardo fisso sul mio e aveva sussurrato quelle parole facendo in modo che soltanto io li sentissi. Faceva scorrere lentamente la sua mano sulla mia guancia mentre spostó lo sguardo sulle mie labbra facendomi deglutire a fatica. Eravamo vicinissimi e io sentivo i respiro che iniziava a mancarmi.

"Mi dispiace" dissi facendo un passo indietro e scostandomi da quella situazione che stava diventando scomoda. Notai dal suo viso che ci rimase parecchio male ma non potevo permetterlo, né per lui nè per me. In quella giornata stavo capendo pian piano quando, in realtà, il sentimento che provavo per Niccolò era ancora fin troppo presente e per questo non potevo permettergli di baciarmi di nuovo. Non sarei riuscita a sopportare di nuovo che mi dicesse che per lui non significava nulla e che mi voleva bene ma era andato avanti.

Te dimmi dove sei, mi faccio tutta Roma a piedi. - UltimoTahanan ng mga kuwento. Tumuklas ngayon