Diciottesimo

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Yoongi Hyung

Siamo qui

Jimin catturò le labbra tra i denti, lo sguardo si spostò dallo schermo illuminato del cellulare alla finestra della propria stanza. Hoseok, Namjoon e Yoongi lo stavano aspettando dall'altra parte del vetro, all'interno di una macchina; l'auto del padre di Hoseok ad essere precisi. L'uomo si era offerto di dare alla comitiva un passaggio sino al luogo del concerto, in quanto avrebbe preferito non lasciare i quattro ragazzi dirigersi dall'altra parte della città in completa solitudine. Namjoon e Yoongi conoscevano già da tempo i genitori dell'amico, avendo avuto stretti rapporti col ragazzo da parecchi anni, ma per Jimin la cosa al contrario, fu parecchio snervante.

Distolse l'attenzione dall'ambiente esterno, piazzandosi di fronte allo specchio un'ultima volta, assicurandosi di avere un aspetto sufficientemente decente. Non indossava niente di troppo sofisticato, soltanto un paio di jeans attillati, una maglietta over-size che non ricopriva decisamente la sua taglia abituale e una giacca. Si scompigliò i capelli e rivolse un sorriso incoraggiante al suo riflesso, per poi, dopo essersi munito di biglietto, telefono e chiavi, precipitarsi giù per la scalinata. La lieve pioviggine gli solleticò i sensi non appena spalancò la porta di casa, tuttavia Jimin non le permise di recargliene un disturbo e farlo retrocedere alla ricerca di un ombrello nell'abitazione dalla quale era appena uscito; per non accennare al fatto che ci fossero ben quattro persone ad attenderlo.

Era terribilmente nervoso a causa della serata che avrebbe trascorso assieme a Yoongi, Namjoon e Hoseok. Poco prima l'idea lo rendeva euforico ma man mano che lo scandire delle lancette si era avvicinato all'orario tanto atteso, le sue sensazioni con esso erano mutate totalmente: Jimin non aveva affatto legato con gli amici del corvino, per cui l'idea di trascorrere un intero viaggio assieme a loro (senza menzionare poi la questione del padre) non fece altro che scoraggiarlo.

Il giovane poté solamente sperare che Yoongi avrebbe reso l'intera situazione meno scomoda.

Chiuse con uno scatto la porta alle proprie spalle, dopo aver rivolto un saluto a sua madre, incamminandosi verso l'automobile ed il tragitto che assieme ad essa si sarebbe ritrovato ad affrontare. Vide Namjoon ed Hoseok chiacchierare tra loro, nel mentre in cui Yoongi, invece, volgeva gli occhi sulla sua figura.

Jimin aprì lo sportello della vettura, venendo sommerso da un serie di "ciao!" e di "entra, dai!", che lo indussero ad agire di conseguenza a ciò che gli era stato detto, prendendo posto nel sedile accanto a quello di Yoongi, rivolgendogli un sorriso incerto, armeggiando con le cinture di sicurezza fino a che non trovò la propria.

La macchina non era della più grandi che avesse mai visto, difatti i tre passeggeri accomodati nel retro occupavano uno spazio facilmente definibile ermetico: arti superiori ed inferiori a contatto. Jimin allungò lo sguardo verso Namjoon, che ricambiò agitando la mano con un sorriso. Il ragazzo aveva un'altezza che Jimin mai in nessun altro aveva riscontrato, e a causa di ciò si chiese in che modo fosse finito nei sedili posteriori dell'auto, dove lo spazio angusto limitava quello che le gambe avrebbero potuto occupare. Tuttavia, il ragazzo rispose al saluto, placando la propria irrequietudine.

"Sei a bordo, Jim?" chiese il padre di Hoseok

"Papà, è Jimin" sospirò di rimando il figlio.

"Jim non è forse un soprannome che sta per Jimin?"

Il soggetto di quell'improvvisa discussione incominciò a ridacchiare moderatamente all'udire del dibattito.

"No, non lo è. Adesso ti prego, limitati a guidare"

Hoseok voltò il capo all'indietro, mimando uno "scusa" al minore, provocandogli una risatina.

"Non fa niente" replicò

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