Ventiduesimo

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Il giorno seguente Jimin si era nuovamente appostato all'esterno dell'aula di musica, sbirciandone l'interno attraverso i vetri della porta d'ingresso. Quella ragazza– Chaeyeon, vi aveva fatto ritorno, standosene in posizione stante, dinanzi al pianoforte a coda, sul quale panchetto sedeva Yoongi.

Sarebbe dovuta essere la pausa rispettivamente sua e del maggiore, trascorsa assieme, ma Jimin non aveva intenzione di fare irruzione nella classe quando in essa si trovava lei. Così si sistemò al meglio, in postazione d'attesa, incuriosendosi e adeguando il corpo in modo tale da poter origliare; ma risultò parecchio arduo vista l'insonorizzazione delle pareti. Scrutando tra la semitrasparenza della finestrella, le parole del corvino echeggiarono nella sua mente per quella che fu almeno la trentesima volta durante il medesimo giorno.

Qualcuno di speciale.

Non si riferiva a lei giusto? Il ragazzo incominciò a porsi il quesito, chiedendosi se la persona speciale menzionata da Yoongi il pomeriggio precedente fosse per caso Chaeyeon.

Ti prego fa che non sia così...

Yoongi non era solito approcciarsi a numerose ragazze, tanto meno a numerosi ragazzi, a nessuno al di fuori dei suoi amici stretti, a meno che non fosse costretto a farlo. L'unico individuo femminile con il quale parlava era Chaeyeon e la causa di ciò si trovava nell'aiuto imploratogli dalla studentessa per una competizione pianistica.

Jimin si accigliò. Non può essere lei, tentò di persuadersi, rimuginando su come l'amico non avesse in alcun modo mostrato quel tipo di interesse nei suoi confronti.

Si calò in uno stato di stordimento; invece di concentrarsi su cosa stesse accadendo al di dentro della stanza, tentò di portare alla luce all'interno della sua testa le misteriose circostanze nelle quali il qualcuno di speciale si trovava.

Era talmente assorto nel subbuglio della sua mente da non accorgersi minimamente dell'improvvisa apertura della porta. Gli fu concesso di tornare alla realtà non appena la pressione di uno schiaffo direttogli sul retro della testa, alla base del collo, lo strappò dai propri pensieri. Il minore barcollò lievemente all'indietro, trattenendosi l'area del capo in cui gli si era impresso il dolore.

"Sei tenuto a rispondere quando il rappresentante di classe si sta rivolgendo a te" proruppe una voce. Jimin volse lo sguardo in direzione dell'interlocutore, ritrovando Chaeyeon, in piedi di fronte all'uscio, con le mani poggiate lateralmente sui fianchi. "Ti ho appena chiesto, ci stavi per caso ascoltando di nascosto?"

"I-io" balbettò Jimin, ancora non capacitandosi del fatto che gli avesse appena tirato una sberla. 

"Patetico" articolò con disprezzo "ragazzi come te non meritano alcuna forma di rispetto."

Sollevò il braccio, con l'intenzione di indirizzare un ulteriore colpo al ragazzo, ma non appena l'arto arrivò a mezz'aria, una seconda presenza la interruppe dal suo intento. Yoongi le aveva afferrato il polso dal retro, costringendola a voltarsi, cosicché al posto di Jimin si ritrovasse a fronteggiare il compagno.

"Non ti azzardare" affermò austeramente. Jimin gemette dal proprio canto, chiedendosi in che modo si fosse venuta a creare una situazione simile. Le lacrime incominciarono ad appannargli la vista; fu grato al tempismo con cui il corvino si era intromesso.

"Oppa, andiamocene. È gay, non ricordi forse?!" schiamazzò, come se quella citata fosse una scusa plausibile per poter arrecare danno a qualcuno.

Yoongi le rise in faccia, sprezzante.
"E lo sono anche io. Hai intenzione di prendermi a schiaffi allo stesso modo?"

Chaeyeon quasi si strozzò con la sua stessa saliva, il viso contratto da una smorfia di disgusto. Il maggiore rilasciò il tessuto della sua uniforme, e la studentessa indietreggiò di qualche passo con un cipiglio insistente in volto, per poi dileguarsi. 

Cry Baby║y.min║ITADove le storie prendono vita. Scoprilo ora