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Decisi di saltare il pranzo ma stetti comunque in sala, più precisamente sul balcone in cui ore prima vi era la presenza del Principe.
La vista era meravigliosa.
Tutto lo sarebbe stato se non ci fosse stato questo inaspettato e surreale imprevisto.

"Che ci fai qui tutta sola?"
Sussultai al suono di quella voce.
Non appena mi voltai trovai il ragazzo dagli occhi azzurri ad un passo da me, avrei dovuto evitare assolutamente quella vicinanza, non era sicuro.

Sembrò scorgere il piccolo barlume di preoccupazione che apparve sul mio volto, ma non proferirì parola.

"Non ho molta fame" risposi tornando a guardare il paesaggio.

Lui giunse al mio fianco, rimanemmo in silenzio per qualche minuto finché non lo sentii sospirare.

"È stupendo non è vero?" Lo guardai di sottecchi, cercai di registrare in mente ogni sua minima espressione.
Si poteva capire benissimo che fosse un ragazzo di un certo rango.
Percepivo il peso di tante responsabilità gravare sulle sue spalle e notavo anche quel velo di tristezza che lo circondava in ogni momento.

Per cosa mai poteva essere triste un Principe se la madre stava per tornare a vivere?

"Molto" ammisi.
Lui si voltò a guardarmi rivolgendomi un sorriso.
Questa gentilezza mi innervosiva, solo poche ore prima manifestava il suo essere diabolico e adesso sembrava un pezzo di pane.

"Volevo informarti che tutti i vostri cellulari sono stati sequestrati mentre dormivate"
Disse all'improvviso.

"Ah...come mai?" Chiesi.
" Per sicurezza.
Non si sa mai chiamaste i vostri genitori."

Mi maledissi mentalmente.
Non avevo minimamente pensato a loro.
Non che avrei potuto chiamarli, ma a causa di quella situazione avevo persino dimenticato di avere dei genitori.
Oggi saremmo dovuti ritornare, chissà cosa stanno pensando...

Mille pensieri invaserò la mia testa, ma il ragazzo dagli occhi blu mi fece ritornare alla realtà.

"I vostri genitori sono stati avvisati di un prolungamento della gita, causa maltempo!"

Lo guardai intontita ed una domanda mi sorse spontanea.

"Ma voi vampiri sapete leggere il pensiero?" Lui ghignò ma fece cenno di negazione col capo.
"Abbiamo molte qualità, ma la lettura del pensiero è impossibile persino per noi".

"Beh, almeno avete la supervelocità, non potete affatto lamentarvi" Ironizzai facendolo ridere.

"Hai molto senso dell'umorismo, ecco perché Nicholas è rimasto per tutto questo tempo con te."

"Tu come lo sai?" Domandai curiosa.
La sua postura era impeccabile, mi guardò dall'alto verso il basso mettendomi in imbarazzo, portai i capelli il più possibile davanti al viso per evitare che si accorgesse delle mie guance ormai sicuramente arrossate.

"Me lo ha detto Marcus"
Aggiunse divertito dal mio gesto impacciato.

Sembrava abbastanza stupido arrossire per  un ragazzo che ti avrebbe offerto in sacrificio alla propria madre, ma cosa avrei potuto fare, non ero in grado di controllare il mio corpo.

"Ehm...ok, forse è meglio che io rientri" dissi.
Lui annuì in risposta.

Giunta all'interno della sala notai Natasha mangiare sovrappensiero insieme agli altri, Caleb stranamente non era al tavolo e ciò mi fece capire che qualcosa non andasse.

Mi incamminai verso il corridoio in cui vi erano le camere dei miei compagni con la speranza di trovare Cal almeno lì.
La porta di camera sua era spalancata ma all'interno non vi era segno di vita, come se quella camera non fosse mai stata toccata.

"Cosa ci fai qui?"
Mi voltai verso chi mi rivolse quella domanda.

"Profe...volevo dire, Donovan...cercavo Caleb, lo hai visto?"
Inarcò un sopracciglio sospettoso ma infine rispose.

"Vladimir l'ha portato con sé"

L'ansia iniziò ad invadermi, era da troppo tempo che stavano assieme quei due
Cosa mai avrebbe voluto da uno sconosciuto quel vampiro inquietante?

"Sai dove?"
Chiesi quasi in tono supplicante.
"Nel seminterrato"

Pensai a quella scala con scritto "vietato entrare", probabilmente era lì che si trovasse il seminterrato...ma, perché avrebbe dovuto portarlo li?

"Ovviamente non puoi andarci!" aggiunse.
Non feci molto caso a quella affermazione e mi precipitai immediatamente lì.
Ma prima che iniziassi a scendere le scale Nicholas mi fermò.

"Hey, dove vai?"
"Ehm... cercavo un mio amico" dissi provando a sembrare il meno colpevole possibile.
"E perché sei vicino a quella scala?Non vedi che c'è scritto?"

Annuii ma non risposi.

"Che ne pensi se ti porto a vedere qualcosa?"Propose ad un tratto.
Accettai l'invito pur di non dare risposta alla domanda precedente, così lo seguii.
Ci fermammo davanti la sua camera, esitai un attimo non appena mi lasciò lo spazio per entrare ma alla fine mi convinsi ed entrai.

La camera nonostante fosse leggermente più piccola della mia era comunque molto diversa.
Munita di un televisore di ultima generazione con PlayStation e Xbox.
Il muro era pieno di poster di calciatori e band, sembrava la camera di mio cugino Federico, solo che questa era il triplo più grande.

"Wow"

"Già...che ne pensi se facessimo una partita a Fifa?" Mi propose,
la mia reazione non tardò ad arrivare, mi voltai verso il vampiro con sorriso a trentadue denti e fu così che impiegammo il resto della nottata a giocare.

Mi divertii tantissimo, sembrava di stare con un amico qualunque ed invece era uno dei miei carcerieri.
Mentre giocavamo parlammo molto di quanto lui fosse un timidone, non che inizialmente non l'avessi notato, ma in realtà pensai che semplicemente non volesse avere conversazioni con noi esseri sacrificabili.

"Va bene timidone" lo punzecchiai
"Adesso è meglio se vada a dormire"
Sbadigliai confermando il fatto che fossi realmente assonnata.
Lui si alzò e in un gesto galante mi aprì la porta.

"La ringrazio" sorrisi.
Lui fece un inchino a mo'di presa in giro aggiungendo però una buona notte.

Fuori dalla porta mi ritrovai a sorridere come un ebete.
Quel biondino mi stava veramente simpatico.
Feci per entrare nella mia camera ma lo sguardo del principe mi fece paralizzare.
Era lì, davanti la soglia di camera sua che mi stava fissando, non sapendo cosa fare abbassai la maniglia e lui prese parola.

"Sei stata tutto il tempo con lui?"
"Si... perché?" Chiesi.
Lui scosse le spalle.
Non capii quel gesto, ma lasciai perdere.

"Abbiamo giocato alla Play" aggiunsi come a volermi giustificare.
Lo sentii borbottarre qualcosa ma purtroppo non capii, vidi solo che lo fece ridere leggermente.
Non parlava più adesso ed in quel corridoio c'era solo il rumore dei nostri respiri.

"Beh, buon lavoro!" Dissi, facendo riferimento al nostro discorso avuto la sera precedente.

Richiusi la porta alle mie spalle, sentii la tensione accumulata poco prima scemare improvvisamente, presi la rincorsa e di peso mi buttai sul lettone.

"Dio mio, cosa mi stai facendo passare" pensai a voce alta.

Non mi resi conto di quanto tempo passò che il sonno mi invase improvvisamente.

Red MoonWhere stories live. Discover now