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Mi siedo ad un tavolo qualunque della mia caffetteria preferita. Scorro la home di Instagram mentre aspetto che arrivi Cecilia. La prima cosa che sentivo il bisogno di fare da quando sono tornata a Maranello (ovviamente dopo aver rassicurato mamma e papà di essere ancora viva) era vedermi con lei. Non ho più avuto sue notizie da quell'ultima telefonata in cui mi aveva convinto a partire insieme a Scarlett. Senza il suo consiglio forse avrei rinunciato a salire su quel jet e avrei mandato in fumo un'occasione d'oro per rimediare con Charles. Certo, non sapeva che era da lui che stavo andando, ma le sue parole sono state lo stesso preziose.
Mi chiedo cos'abbia fatto invece lei insieme a Daniel in giro per l'Italia.

Dopo qualche minuto la vedo entrare con un foulard colorato avvolto intorno al capo e un paio di occhiali da sole piuttosto ingombrante. Cammina tutta spedita verso il mio tavolo e si siede di fronte a me, stando bene attenta a come si muove.
"Cosa sei, sotto copertura?" le chiedo, trattenendo un sorrisino nel vederla atteggiarsi così.
"Shhh" mi intima lei, facendo un delicato gesto con la mano e avvicinandosi a me.
Anche io mi avvicino a lei, sebbene non abbia ben capito cosa stia succedendo. Sto per chiederglielo, ma lei mi anticipa.
"Dei paparazzi mi hanno immortalato al fianco di Daniel" mi rivela, con un tono di voce bassissimo, quasi impercettibile.
Sto per scoppiare in una fragorosa risata (sapesse quante volte hanno beccato me e Charles), ma mi trattengo. So quanto lei tenesse alla sua privacy. Stava per rinunciare a uscire con Daniel proprio per evitare i riflettori e ora si ritrova catapultata in un mondo di gossip e fan invadenti.
"Non penso che sia niente di grave, non sanno il tuo nome, giusto?" le chiedo.
"No, Dan non lo ha detto, ma chiunque mi conosca sa che sono io quella nella foto e potrebbe rivelarlo da un momento all'altro" mi spiega, continuando a guardarsi intorno.
"Mh" mormoro "però facendo così credo che tu stia solo attirando ancora di più l'attenzione" sussurro "e poi chi ti conosce, continuerà a conoscerti anche se tu dovessi rinchiuderti in qualche posto sperduto" le faccio notare.
"Quindi sono spacciata" deduce, appoggiando le mani sul tavolo.
"No, no" dico, cercando di rassicurarla "cioè, prima o poi il tuo nome uscirà purtroppo, ma questo non significa che tu sia costretta a rinunciare definitivamente alla tua vita privata".
"In che senso?"
"Sapranno il tuo nome, magari scopriranno qualcosa di più, ma le cose che davvero contano non le scopriranno mai se non sarete tu e Daniel a dirgliele" le spiego.
Le inclina la testa, segno che mi sta ascoltando.
"Cioè per come la vedo io" continuo "meglio una relazione privata che una relazione nascosta: non siete obbligati a rivelare tutto alla stampa".
Lei annuisce ancora una volta.
"E poi, al massimo, ci guadagnerai qualche fanpage su Instagram" commento, mettendo una mano sopra la sua.
Lei si lascia sfuggire un sorriso, poi torna seria. "Non era proprio quello che avevo in mente" mi spiega "ma in effetti non hai tutti i torti. Solo che ci metterò una vita ad abituarmi. Non so se sono pronta. In fondo è ancora tutto prematuro, io e Dan ci frequentiamo da poco più di due mesi" sospira.
"Sì ma siete molto affiatati, altrimenti non ti avrebbe portato con sé in giro per l'Italia" le faccio notare "a proposito, com'è andata?" le chiedo, cambiando volutamente discorso.
So che ha paura di questa nuova situazione, ma a volte il miglior modo per affrontare problemi irrisolvibili è ignorarli. E ve lo sta dicendo una ingegnera, ovvero una ragazza che è innamorata dei problemi da risolvere.

- Una settimana dopo -
Mi sistemo ancora una volta allo specchio, ma è inutile: i miei capelli sono e saranno sempre indomabili, non c'è nulla da fare. Sbuffo e mi avvio ad uscire, prendo la borsa e tutto ciò che mi serve. Prima di aprire la porta indugio però una frazione di secondo. Sembra passata una vita da quando sono andata in sede a Maranello per la prima volta, e anche quella volta, i miei capelli erano stramaledettamente ribelli. Sorrido fra me e me in memoria dei vecchi tempi e poi finalmente esco.
Decido di fare la strada a piedi, ci vorrà un po', è vero, ma è una bella giornata e voglio assaporarmi ogni attimo prima dell'incontro con Mattia. Sì, non ve l'ho detto, dopo aver visto Cecilia al bar ho ricevuto una sua telefonata: mi ha invitata nel suo ufficio. Per il resto è stato molto vago, ma Charles si è lasciato sfuggire che si tratta di un'idea di Seb, come del resto mi aveva già accennato quando ancora eravamo a Portofino.

"Buongiorno! Che piacere rivederti" mi saluta il team principal Ferrari, alzandosi da dietro la scrivania.
Lo saluto un po' imbarazzata con una stretta di mano e poi mi sistemo di fronte a lui, le mani appoggiate alle ginocchia. So che dovrei mostrare sicurezza in questo momento, ma il meglio che mi riesce è stare seduta dritta e immobile, pietrificata. Abbozzo un sorriso, sperando di apparire più disinvolta.
"Emma, Emma" prosegue, consultando un paio di documenti "sembra proprio che i miei due piloti non vogliano lasciarti andare" aggiunge, alzando lo sguardo su di me.
"Eh" sospiro, non sapendo bene cosa aggiungere. Anche io non li vorrei lasciar andare.
"Però è anche vero che al momento al muretto siamo al completo" continua, incrociando le dita sui fogli che poco prima stava guardando. Poi si zittisce per qualche secondo. Io anche non proferisco parola, cos'altro potrei aggiungere? Perciò aspetto che sia lui a riprendere il discorso.
"Ti piacerebbe lavorare sul progetto di una Portofino?" mi domanda a bruciapelo.
Mi stupisco alle sue parole e sento le mie labbra incresparsi per disegnare una piccola o. Lui sorride della mia espressione.
"Il modello attuale va già molto bene ma, non so, ci piacerebbe renderla un po' più sportiva" ammicca. Cavolo quest'uomo a volte sa toccare proprio le corde giuste.
Mi illumino in un immenso sorriso "Volete modificarla?".
"Esatto, si chiamerà Portofino M, dove M, appunto, sta per Modificata" mi spiega "Allora cosa ne pensi?"
Ancora una volta indugio per qualche attimo, poi esplodo in fiumi di parole: "Beh sì! Sì sì mi piacerebbe tantissimo! Ma modificata solo per quanto riguarda il motore? Oppure volete rivedere anche il design? L'aerodinamica potremmo farla ancora più..."
Lui ride di cuore per la mia reazione "Aspetta aspetta" mi interrompe "io purtroppo non ne so niente, dovrai parlarne con i tuoi nuovi colleghi del lato auto sportive".
Mi calmo quindi e torno a sedermi composta. Un sorriso indelebile è dipinto sul mio volto. "Va bene" rispondo semplicemente, ma dentro di me è uno spettacolo pirotecnico.

Non appena esco dall'ufficio di Mattia, corro nel piazzale davanti alla sede, dove c'è Charles ad aspettarmi. Gli getto le braccia al collo e saltello super entusiasta.
"Direi che è andata bene" commenta, sollevandomi di qualche centimetro da terra.
"Ma quindi tu sapevi tutto?" gli domando, guardandolo con occhi che brillano.
Lui in risposta sorride soltanto e ricambia il mio sguardo. Lascio che mi sistemi una ciocca di capelli dietro l'orecchio e una ventata di vento mi suggerisce il suo profumo alla menta. Vorrei che quest'attimo durasse in eterno. Poi mi alzo sulla punta dei piedi, in modo che le nostre labbra si sfiorino.

Un bacio è il modo migliore per calare il sipario su questa storia.





Poi mi stacco da lui, per guardarlo ancora una volta negli occhi: "come al solito, ci è voluta una Portofino per risolvere tutti i miei casini".

Portofino | Charles LeclercWhere stories live. Discover now