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I giorni seguenti devo tornare in università per sistemare la faccenda esami con le relazioni di Edoardo, Mattia e Charles. Tutti e tre mi sono sembrati soddisfatti di questo mese passato in Scuderia. Il mio capo reparto ha chiesto che il mio stage possa durare più a lungo, anche se dubito che mi verrà concesso, considerando quanto siano gelosi dei propri studenti i miei professori. Ottenere tre mesi è già stato molto impegnativo, figuriamoci un periodo più ampio. Mattia è stato più breve invece, ma me lo aspettavo, d'altronde ha potuto osservare il mio operato da vicino solo un paio di volte e ha dovuto affidarsi ai giudizi di Edoardo. Charles si è dichiarato entusiata e ha pure raccontato delle nostre sedute al simulatore, con la piccola richiesta di farmi lavorare con lui qualche giorno, nel caso in cui non volessero accordarmi un altro periodo a tempo pieno.
Le parole di tutti mi hanno scaldato il cuore e mi sono sentita incoraggiata a continuare per questa strada. Anche il prof di Macchine era davvero contento che sia riuscita ad affermarmi in un team così grande ed è stato lui a convincere le altre commissioni a convalidarmi gli esami di questo semestre. Penso che se avessi potuto lo avrei abbracciato per la gioia quando me lo ha detto.
"Per uno stage più lungo temo che ci siano delle complicazioni" ha aggiunto subito dopo "Tutto quello che posso fare è metterci una buona parola con la rettrice, ma sappiamo entrambi quanto sia difficile da convincere"
Annuisco e lo ringrazio per la disponibilità, anche se la sua espressione sembra già rassegnata.

"Hey Emma aspetta!" mi chiama una voce non appena esco dall'edificio principale del campus.
"Oh ciao Luca" lo saluto mentre si avvicina.
"Cecilia mi ha detto che avete un appuntamento" dico tirandogli una gomitata.
"Te lo ha detto? Allora ho fatto colpo davvero!" esclama battendosi una mano sulla coscia.
"Ti prego dammi qualche consiglio" mi implora inarcando così tanto le sopracciglia da farmi ridere.
"Va bene, va bene. Mh, fammi riflettere. Trovato!" lascio qualche secondo di suspense "Devi essere te stesso Luca e fai come meglio credi, se ti dessi dei consigli sarebbe una forzatura, non credi?"
Rimane visibilmente deluso dalla mia risposta.
"Eh dai, ci sarà un qualcosina che potrai dirmi. Un'opinione"
"No, niente" rispondo incrociando le braccia sul petto.
"Per favore" e inarca di nuovo le sopracciglia come prima.
Rido di gusto per l'espressività del suo volto e mi arrendo.
"Falle un complimento appena la vedi ma non essere troppo servizievole, il resto verrà da sé"
"Grazie mille" dice unendo le mani in preghiera, poi fa un guizzo, simbolo che si è ricordato di qualcosa "Il tuo stage come sta andando?"
"Oh bene bene" a parte qualche problemino nelle relazioni private.
"Ma fra due mesi torni giusto?"
"In teoria, anche se non mi dispiacerebbe starci un po' di più"
"Ma no, che dici! Là non hai noi! Come fai così tanto tempo senza i tuoi amici?" si esalta strabuzzando gli occhi.
"Hai proprio ragione" dico cercando di non ridere troppo per la sua faccia, altrimenti risulterei scortese.
"Allora buon appuntamento" lo saluto con una pacca sulla spalla e mi incammino verso casa.
"Anche a te, quando ne avrai uno" mi urla mentre sto per attraversare la strada. Non riesco a smettere di ridere: è davvero una persona troppo buffa, spero solo che si prenda cura di Cecilia. Ma so che andrà così.

Quando arrivo nel mio appartamento e mi rendo conto che non ho niente da fare, mi assale un po' di tristezza. La litigata con Matteo non mi è ancora passata del tutto e il bacio di Charles penso sia impossibile da archiviare, anche se forse si sarebbero complicate un po' di cose se lui se ne fosse ricordato. In più fra due mesi tornerò alla monotona vita da universitaria e so già che ripenserò spesso ai momenti trascorsi in Scuderia, non senza malinconia.
Allora goditi questi due mesi senza pensare a ciò che accadrà dopo.
L'invito della vocina sembra allettante, in effetti perché dovrei rattristarmi ora che non sono neanche a metà di questo percorso?
Un trillo del cellulare attira la mia attenzione, ma quando lo sblocco noto che era una semplice notifica riguardo qualche aggiornamento. Sto per rimetterlo via quando mi viene in mente che in fondo potrei essere io a prendere in mano le redini della mia vita, no? Senza pensarci troppo apro la chat con Charles e decido di scrivergli.

Hey! Se non sei già andato in sede oggi, che ne dici di vederci al simulatore dopo pranzo?

Dopo aver premuto il tasto 'invio' mi viene un po' di ansia e mi sento nervosa. Calmati! È solo un messaggio Emma! Faccio un paio di respiri profondi e dato che non risponde subito vado in cucina a preparare qualcosa. Non appena accendo il fuoco sotto la pentola piena d'acqua arrivano ben due messaggi e sussulto per l'emozione. Vorrei correre a vedere cos'ha risposto ma mi impongo di aspettare lo stesso tempo che ci ha messo lui a scrivermi e cioè undici minuti. I più lunghi della mia vita, posso giurarlo.

Volentieri
Ti passo a prendere fra due ore

Dopo che ho finito di leggere con il fiato sospeso, non posso fare a meno di complimentarmi con me stessa per l'ottima idea.
Nel tempo che mi resta scelgo di tenermi impegnata cucinando il pranzo e ascoltando un po' di musica a tutto volume, come credo di non aver mai fatto nella nuova casa. Mentre sto mangiando sento suonare il campanello e rimango un po' stupita: è troppo presto per essere Charles.
Infatti è Alex, mio fratello, che si è autoinvitato per scroccare un pranzo. Lascio che si sieda al tavolo e gli offro quel poco che è rimasto, ma cerco di mettergli fretta, sinceramente non vorrei che lui e il mio pilota si incrociassero, sarebbe alquanto strano.
"Ma che hai? Devi uscire?" mi chiede un po' infastidito dal mio continuo gironzolare.
"Sì, proprio così, e sinceramente tu non eri previsto" gli rispondo acida.
"Credo che fossi tu quella non prevista dai nostri genitori"
"Ma alla fine sono la figlia migliore"
"Solo perché non hai concorrenza femminile"
"Dai sbrigati, fra poco devo andare" lo incito.
"Dove vai?" biascica con la bocca piena.
"A lavoro"
"

Ti do un passaggio io"
"No!" dico a voce un po' più alta e lui mi guarda confuso "Volevo andare a piedi" aggiungo.
"Saresti dovuta partire mezz'ora fa allora"
"Infatti, ma mi hai fatto fare tardi. Dai mangia un po' più veloce"
"Emma non ce la farai mai ad arrivare in tempo. Ti accompagno dai, così mi perdoni"
Accidenti a me che gli ho aperto la porta, non potevo lasciarlo fuori?
Sospiro perché ormai sono costretta a dirgli una sorta di verità.
"Ecco in realtà non è vero. Ho già qualcun altro che mi dà un passaggio" sbotto un po' spazientita da questa situazione.
"Aaah però. Così mi hai mentito. E chi è? Un'amica o un ragazzo?"
"Affari miei" gli rispondo con una bella smorfia e gli tolgo il piatto da sotto il naso.
"Deduco che sia un ragazzo"
Lo odio quando ci azzecca.
"Siccome non voglio impicciarmi troppo me ne vado, ma mi devi un favore" aggiunge puntando un dito nella mia direzione e alzandosi finalmente da tavola.
"Ciao sorellina cara" mi saluta mentre chiude la porta con il suo solito fare insolente.
Sospiro di sollievo per lo scampato pericolo, ma capisco di aver cantato vittoria troppo presto quando noto fuori dalla finestra la Portofino di Charles parcheggiata qui sotto.
Dal vetro lo vedo scendere e porgere con diffidenza la mano a mio fratello per poi assumere un'espressione più sollevata nel momento in cui capisce che siamo parenti, suppongo.
Non riesco a sentire quello che si dicono e spero vivamente che Alex non mi stia mettendo in imbarazzo, ma dato che non mi fido troppo di lui, decido che è arrivato il momento di uscire.
Appena mio fratello mi vede, saluta velocemente il suo nuovo amico e se ne va, non dopo avermi fatto un'occhiolino alquanto palese.
"Non sapevo avessi un fratello" dice Charles mentre entro in macchina.
"Sì beh, di solito non parliamo di queste cose" gli faccio notare.
Non risponde al mio commento e immagino che stia ripensando alle nostre conversazioni.
Rimaniamo per un po' entrambi in silenzio, lasciandoci cullare dalla musica della sua playlist e dal panorama azzurro-grigio della città.
"Guarda che per andare in sede dovevi prendere l'altra strada" gli dico quando vedo che ad un incrocio prosegue dritto.
"Lo so"
La sua risposta mi spiazza e la calma con cui mi risponde mi fa dedurre che fosse tutto programmato.
"E dove stiamo andando quindi?" chiedo curiosa.
"In un posto un po' diverso, ma che penso ti piacerà"

Portofino | Charles LeclercWhere stories live. Discover now