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In serata non ho altre occasioni per parlare con Charles. Nemmeno al solito briefing pre-gara abbiamo delle opinioni da scambiarci. O magari le avremmo anche, ma evidentemente nessuno dei due è in grado di mettere da parte l'orgoglio e iniziare a dialogare con l'altro. È davvero un peccato per il team: come mi disse una volta Edoardo, la comunicazione fra pilota e ingegnere è fondamentale.
Ma non posso farci niente, io mi sono scusata e lui non è ancora riuscito a perdonarmi, perciò ora non sono io ad avere in mano le redini del nostro rapporto, o qualsiasi cosa sia.
A ben pensarci, se mai volessi (e se mai potessi) restare in Scuderia, sarebbe un grosso problema avere una relazione privata con Charles. Metti che litighiamo come in questo caso. O che per qualche strano motivo smettiamo di andare d'accordo. Che faccio? Non è che posso smettere di parlargli, ne risentirebbe il nostro lavoro. Dovrei chiedere di essere trasferita con l'altro pilota del team e dovrei riiniziare da capo. Senza contare quante spiegazioni scomode dovrei dare in seguito a una richiesta del genere.
Ma se andassi in Mercedes, non avrei questo problema. Potrei permettermi qualunque tipo di rapporto con Charles e lavoro e vita privata resterebbero nettamente separati. Certo, la Mercedes non è la Ferrari, ma forse soltanto così potrei essere felice.

Solo dopo molto tempo passato a rimuginare su quanto è successo oggi, riesco ad addormentarmi. Mi risveglio con un gran mal di testa, come se avessi avuto per tutta la notte un macigno posato sulla fronte. Rimango perciò ancora qualche secondo sotto le coperte a massaggiarmi le tempie, godendo del profumo alla menta che è rimasto impregnato alle lenzuola.
Proprio mentre sto per convincermi ad alzarmi, un trillo del telefono attira la mia attenzione.

Messaggio ricevuto da: Cecilia
Ho visto in tv l'incidente di Charles. Come sta andando con lui? Appena torni ci vediamo per parlarne, che dici?

Sorrido alle sue parole. Come al solito, la mia migliore amica ha capito cosa mi sta passando per la testa, nonostante ci troviamo a chilometri di distanza. Digito velocemente una risposta in cui le propongo di vederci martedì pomeriggio e corro a cambiarmi. Perché, come al solito, sono in ritardo.

La gara inizia in un clima abbastanza teso: siamo arrivati qui determinati a interrompere la serie di doppiette in casa Mercedes, ma ora la possibilità di riuscirci sembra sempre più sfumare via, soprattutto dopo l'errore di ieri da parte di Charles.
E infatti non riusciamo a mettere una pezza a quello che sembra uno dei più grandi trionfi dei nostri rivali. Ma forse c'è ancora qualcosina che possiamo tentare.
Colta da un lampo di genio (e questa volta sono abbastanza sicura che sia davvero un lampo di genio) attraverso correndo la pit, pur rischiando di essere investita, per riferire la mia idea ad Edoardo.
Lui mi ascolta con interesse e insieme consultiamo alcuni grafici, per assicurarci che sia un piano attuabile. Dopo poco lo vedo annuire soddisfatto della mia trovata. Mi passa un paio di cuffie e mi invita a mettere in atto la mia strategia.
"Charles" pronuncio con un po' di timore, non appena mi sono messa in collegamento con lui. Dopotutto, non abbiamo ancora chiarito da ieri mattina.
"Ti va un punticino in più?" gli propongo, cercando di stuzzicarlo con la mia proposta.
"Un punto?" chiede un po' stupito e me lo immagino con la sua tipica espressione corrucciata intento ad affrontare una curva impegnativa come se non fosse poi così complicata.
"Per il giro più veloce. Hai il margine per una sosta ai pit e un treno nuovo di gomme soft" gli spiego e sono abbastanza certa che lui abbia sorriso dall'altro capo, sentendo la mia proposta.
"Arrivo" ringhia e in uno sbatter di ciglia chiamo tutti i meccanici a rapporto.
Con dei gesti rapidi delle mani indico ad ognuno cosa prendere e cosa fare. Mi sento esattamente come un direttore d'orchestra nel momento più difficile (ma anche per questo il più bello) dell'intera opera. Spero solo che arrivino i fiori e gli applausi a fine spettacolo.
Purtroppo perdiamo qualche decimo nel cambio gomme, ma Edoardo mi rassicura: avevamo un margine di manovra molto ampio e potevamo permetterci anche una svista del genere.
Ciò nonostante mi mangiucchio le unghie in preda al nervosismo, finché non vedo finalmente apparire un quadratino fucsia a fianco all'abbreviazione LEC sullo schermo. Tutti al muretto esultiamo di gioia e a fine gran premio ricevo parecchie strette di mano dai miei colleghi, nonché pacche sulla spalla e complimenti anche da alcuni tifosi.
Sorrido sincera e ringrazio tutti per il supporto. Non credo di essermi mai sentita così tanto soddisfatta del mio lavoro e così tanto orgogliosa di me.
E sì, direi che i fiori e gli applausi sono decisamente arrivati.

Nonostante un'altra doppietta in casa Mercedes, il terzo posto di Sebastian e il giro veloce di Charles portano per almeno questa sera un po' di buon umore fra noi della Scuderia e ci diamo tutti appuntamento al gala per festeggiare.
Per l'occasione mi sono concessa un piccolo strappo alla regola e ho comprato un vestito lungo abbastanza costoso, ma che penso ne valga la spesa. È di un bel verde smeraldo, con uno scollo a V piuttosto generoso, ma che comunque mi rende giustizia. Le spalline sono impreziosite con dei sottili ricami in pizzo e la vita è stretta, così da slanciare la mia figura. La gonna non è voluminosa, ma io la preferisco così: mi fa sentire meno goffa e ingombrante.
Al collo porto un semplice ciondolo a forma di quadrifoglio e, sebbene non sia un collier, penso che ci stia bene con il vestito, perché è in pendant e mi dà un aspetto affabile.
Ho raccolto i capelli in un chignon leggero, lasciando volutamente che qualche ciocca ricadesse ad incorniciarmi il viso, come se avessi improvvisato un'acconciatura all'ultimo momento. In realtà non è per niente così, ma questo i presenti non lo dovranno scoprire.

Quando entro nel salone rimango piacevolmente colpita dal vedere tanti personaggi a me noti tirati a lucido in smoking griffati e nuovi di sartoria. L'aria profuma di un mix di acque di colonia e la musica classica in sottofondo rende il tutto ancora più patinato. L'ambiente è illuminato da una diffusa luce dorata e le coppie che danzano al centro della sala danno un aspetto regale alla scena.
Spero di non essere stata troppo sottotono con il mio ciondolo a forma di quadrifoglio, anche se non sono presenti molte ragazze con cui possa confrontarmi.
Passati i soliti convenevoli con i miei colleghi e alcuni ingegneri di altri team, mi siedo ad un divanetto per parlare con Sebastian, che ha attirato la mia attenzione con un gesto della mano.
"Non avevi detto che eri troppo vecchio per le feste?" lo canzono mentre mi adagio a fianco a lui.
"Non ne avevo specificato il tipo" risponde Seb, con una sua solita trovata geniale.
"Ma dato che credi io sia troppo anziano per questo cose" dice, alzandosi in piedi e lisciadosi la giacca del completo "Perché non mi concedi un ballo? Ti farò ricredere" propone, porgendomi una mano con un gesto molto cavalleresco.
Lo fisso con gli occhi spalancati e spero colga la mia supplica di desistere nell'intento, ma evidentemente non coglie questa sfumatura di significato nel mio sguardo, oppure si ostina a volermi mostrare le sue doti da ballerino.
In ogni caso, non posso di certo rifiutare.
"Ma non so ballare" gli confido in un orecchio, mentre mi accompagna verso la sala.
"Il valzer non è difficile" mi rassicura "Consiste in tre tempi: due brevi e uno lungo. Un, due, tre, un, due, tre, un, due, tre. Due passetti piccoli e un passo lungo. Due piccoli e uno lungo" mi spiega, come se fosse la cosa più semplice del mondo.
Io lo guardo con un sopracciglio alzato e sono abbastanza sicura di non aver capito una parola di quello che ha detto.
"Dai, forza. Fai prendere punti alla Scuderia e non capisci il valzer?" mi fa notare con sottile ironia.
Faccio un mezzo sorriso imbarazzato e mi convinco a provarci: ormai sono qui, non posso tirarmi indietro proprio ora.
"Segui me e ricorda: due piccoli e uno lungo" dice, prendendomi la mano e un fianco.
Sospiro e appoggio una mano sulla sua spalla. Mai avrei pensato di trovarmi a ballare il valzer con Sebastian Vettel.
Volteggiamo un po' per la sala e proprio quando credo di aver capito come funziona, ecco che si unisce Rossa alle danze, ovviamente al fianco di Lewis. Li guardo muoversi in perfetta sincronia da dietro la spalla del mio accompagnatore e mi chiedo come sia possibile che Rossa, sì proprio lei che consideravo quasi al pari di Cecilia, possa essere una specie di spia infiltrata. E come cavolo è possibile che sia dannatamente sensuale con i suoi boccoli ramati e che non sbagli neanche mezzo passo? Ma io lo so che non è perfetta. Anche se in questo momento non riesco ad evitare di invidiarla.
Proprio mentre la scruto con un'espressione che probabilmente rivela i miei pensieri, Lewis nota che li sto fissando intensamente già da qualche secondo e fa un cenno con la testa nella mia direzione.
Con ampie giravolte si avvicinano, fino a quando non procedono a pochi palmi di distanza da noi.
"Propongo uno scambio" dice Seb, cui avevo appena finito di riassumere quello che è successo con Rossa negli ultimi giorni.
Conoscendolo, vorrà ballare con lei per cercare di tastare il terreno e capire se davvero sta passando informazioni private ad un altro team.
Ma solo nel momento in cui sento la sua mano staccarsi dal mio fianco, mi rendo conto che sto per essere abbandonata fra le braccia di Lewis.
Guardo per ancora qualche attimo Seb che si allontana definitivamente da me prima di alzare lo sguardo sul mio nuovo accompagnatore.
"Hai pensato alla mia proposta?" mi sussurra, rinsaldando la presa sulla mia vita.
Ecco. È arrivato il momento della verità.

Portofino | Charles LeclercWhere stories live. Discover now