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Prepararsi per un esame è l'ultima cosa che vorrei fare in questo momento. Ma se poi penso che avrò pure una tesi da scrivere, beh, sarà meglio iniziare fin da subito, prima che mi venga voglia di spararmi.
La lezione è pure noiosissima e come se non bastasse il cellulare di Cecilia continua a squillare.
"Rispondi!" le bisbiglio.
"In aula?" mi fa notare.
"Esci con una scusa" le suggerisco.
"No. E poi non è importante" mi risponde.
D'istinto mi allungo per sbirciare e vedere di chi si tratta. Mi si illumina il volto quando leggo sul display 'Daniel'.
"Scusa da quando Dan non è importante?" le chiedo, confusa.
Lei prende un lungo respiro, controllando che il prof non ci guardi.
"Ci ho pensato, Emma. Non posso uscire con lui. Cosa penserebbe Luca? E poi lui è famoso, nel senso, davvero famoso, io non me la sento. Non mi interessa neanche la Formula 1" sussurra, mordicchiando la penna blu.
"Ceci stai parlando con una che esce con il suo pilota" le faccio notare.
"Sì ma voi avete molte cose in comune" sottolinea.
"Scommetto che ne avete anche voi. La danza per esempio. Forse non lo sai, ma Dan è un ottimo ballerino" cerco di farla ricredere, ma lei sembra molto ferma sulla sua decisione.
"Se è per Luca, lascialo stare. Non puoi vivere pensando al tuo ex" rincaro.
Nel mentre, il suo cellulare squilla di nuovo. Anche questa volta, lei non risponde.
"Non posso farlo. Non sono all'altezza dei riflettori. E scommetto che in pista ci saranno ogni weekend migliaia di ombrelline a girargli intorno" aggiunge, continuando a mordere il cappuccio della penna.
"Le grid girls non ci sono più da una vita" le faccio notare "e poi lui sta chiamando te ora".
Lei sbuffa, o forse sospira, non saprei. Ma di nuovo, non risponde al telefono.

Nel pomeriggio mi vedo velocemente con Charles, prima che parta per Monaco. Alla fine ha deciso di seguire il mio consiglio e ora starà là per una settimana, cercando di portare avanti il suo progetto per una scuola di kart. Giusto il tempo per un bacio d'addio (si fa per dire ovviamente) e poi devo scappare via perché ho un appuntamento con il nostro team principal. Finalmente potremo chiarire la 'questione Rossa'.
Vi tralascio tutta la parte del racconto, perché la conoscete ampiamente. I dettagli però su cui concentro il mio discorso sono ovviamente le prove di cui disponiamo per incastrarla.
"Oltre ai messaggi, abbiamo la registrazione che ho fatto la sera del mio compleanno e la confessione di Scarlett" dico a Mattia.
Mentre aspetto una sua risposta, faccio dondolare nervosamente il piede. Anche questa volta, non mi sembra molto interessato alla faccenda. Ciò nonostante, sono certa abbia seguito le mie parole.
"Emma" inizia, con voce grave. Smetto subito di muovere il piede.
"Hai fatto un ottimo lavoro" aggiunge, incrociando le dita sulla sua scrivania.
Dal tono che ha usato, è chiaro che ci sia un 'ma' in sospeso.
"Ma purtroppo non c'è niente che possiamo fare" continua.
"In che senso?" chiedo, presa in contropiede.
Lui risponde dopo qualche secondo, con la sua solita calma.
"Rossa si è licenziata qualche giorno fa" mi comunica.
"Come?" domando, stupita. A dir la verità, però, c'era da aspettarselo. È scomparsa da più di due giorni. Mi sembra chiaro che sia fuggita. O che si stia nascondendo.
"Ma le sue azioni riguardano il periodo in cui ancora lavorava in Ferrari" sottolineo.
"Anche questo è vero" commenta lui.
"Dovremmo rendere pubblica questa storia" propongo, forse azzardando un po' troppo per la mia posizione.
"È quello che vorremmo tutti" conviene.
Di nuovo, c'è un 'ma' ad attendermi.
"Ma sai quanto l'azienda abbia nel proprio interesse mantenere pulito il nome. Una causa del genere creerebbe scandalo e attirerebbe attenzioni non richieste. E poi, le informazioni passate non erano determinanti, come mi hai detto tu" mi spiega, con una saggezza e una prudenza che quasi mi risultano irritanti.
So che mi comporto da immatura a provare queste sensazioni, ma mi sembra profondamente ingiusto che una spia non venga punita. E per di più che se la riesca a risolvere così, sparendo nel nulla.
"Capisco" dico solo, tradendo i miei pensieri.
"Nella Formula 1 purtroppo si deve imparare ad attendere il momento giusto per vincere. E adesso la Ferrari non può di certo permettersi di muovere causa ad un altro team, soprattutto se si tratta della Mercedes" mi intima. Nella sua voce colgo una sfumatura paternalistica.
"E poi a noi interessano le corse, giusto? Concentriamoci su queste!" propone, cercando evidentemente di riaccendermi un sorriso.
Ci riesce, devo dire, ma dentro di me mi sento sconfitta.

Portofino | Charles LeclercWhere stories live. Discover now