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"Chi era?" mi domanda Alex, non appena ho preso posto al tavolo apparecchiato.
Vedo che ti è passato il broncio.
"Il mio ex capo reparto" rispondo secca.
"E cosa voleva?" chiede, scolando la pasta.
"L'ingegnera di pista di Vettel si è ammalata e hanno bisogno di una sostituta" gli spiego, mordendomi il labbro per trattenere un sorriso d'orgoglio.
"E quindi vai tu?" esclama, porgendomi il piatto. Dal luccichio dei suoi occhi riesco a percepire la soddisfazione che prova.
"Mh mh" borbotto, annuendo.
"Che bella notizia!" esordisce raggiante "Vedi! Ho fatto bene ad avere l'idea della festa a sorpresa. Bene, bene, bene. Tutto procede a meraviglia" aggiunge, gonfiando il petto.
Sembra quasi più felice lui di me per il mio compleanno, il che mi suona strano.
"Sicuro che la mia festa non ti serva per organizzare qualcos'altro?" cerco di indagare.
"Altro? Non capisco" bofonchia, sedendosi di fronte a me.
"Non so, dico, non è che magari è solo una scusa per visitare Monaco o che so io?" propongo.
"Visitare Monaco?" mi fa eco con un sopracciglio alzato "Ho l'aria da turista disperato, secondo te? Se volessi andarci ci andrei subito, no?" risponde acido.
"Hai ragione, scusa. La mia era solo una supposizione. È che..."
"È che?" mi incalza.
"È che mi sembrava strano. Tutto qui. Spunti dal nulla e mi proponi una festa perfetta. Ci può stare che avessi dei dubbi, non credi?" gli faccio notare.
"Vedo che sei piena di fiducia nei miei confronti" commenta, infilzando un grosso boccone.
"Va bene, chiedo perdono" mormoro, iniziando a mangiare.
"Ti perdono, ma solo per questa volta" brontola, tirandonsi in testa il cappuccio.
Passa qualche secondo, poi riprende a parlare.
"Anche se" inizia "ci avevi preso" aggiunge, con una risata.
"Ma allora!" esclamo, alzando le mani.
"Non è per visitare Monaco. Diciamo che potrei aver conosciuto un ragazzo piuttosto interessante e che sia arrivato il momento di fargli conoscere la mia famiglia" mi spiega, velando le guance di una leggerissima sfumatura di rosso.
"Awww Alex! Dovevi dirmelo subito" esclamo tutta intenerita.
"Ma se mi urli sempre contro, come faccio a raccontarti le mie cose?" si difende.
"Scusa" pronuncio, inarcando le labbra in una smorfia. Davvero urlo sempre? Mi sembra di lasciargli abbastanza spazio per parlare, no?
"Allora raccontami, com'è?" chiedo, interessata da questo gossip succulento.
"È un ragazzo... Abbronzato, diciamo. Si può dire di colore? Vabbè hai capito. L'ho conosciuto in atelier. Fa il modello per lo stilista a cui faccio da fotografo" mi spiega "È molto dolce. Siamo usciti un paio di volte e condividiamo molti interessi"
"Tipo?"
"Quello di cui tu non capisci niente: la moda" mi punzecchia.
"Hey! Questo non lo accetto. Okay, non vestirò Versace, ma per lo meno ho buon gusto" controbatto, punta sul vivo.
Dal modo in cui ridacchia mi sento ancora più sconfitta.
"Ma guarda te" commento fra me e me.
"In ogni caso, sorvoliamo" riprende lui, facendo un gesto con la mano "Quello che conta è che sembra avere intenzioni serie. E io vorrei fare colpo, ma in grande, con una festa nel principato. Al tuo party sarebbe ideale. Te lo presento e in più la location è mozzafiato. Due piccioni con una fava, per dirla come farebbe papà" esordisce con gli occhi di nuovo brillanti.
"A proposito, mamma e papà lo sanno?" chiedo.
"No. Ma potrei invitarli alla tua festa"
"Nah, non mi sembra il caso" mormoro.
"Sì, forse meglio di no" conviene.

Non appena arrivo in sede a Maranello scopro con piacere che Charles è già andato via. In compenso, mi viene presentato il ragazzo che mi ha sostituito. È piuttosto basso e ha un principio di calvizie. La testa ha una forma sferica, e dove non crescono più i capelli la luce riflette come su una palla da bowling. Il viso è paffuto e non porta occhiali. Ha folte sopracciglia bionde, molto espressive: seguono ogni movimento delle sue labbra. Si chiama Guido, o Aldo forse, non mi ricordo. Nel dubbio, lo chiameremo Guido.
Guido si è già laureato e per questo motivo mi sta un passo avanti. È già in possesso di quel pezzettino di carta che servirebbe anche a me per poter finalmente firmare un contratto. Tuttavia, dall'andatura impacciata non mi sembra un pilota. Muove le gambe in modo scordinato e non ha il minimo senso dello spazio: è come se il cervello non riuscisse a fargli vedere un'unica immagine, ma anzi continuasse a restituirgli i due impulsi luminosi mandati dagli occhi in modo separato. Il che è chiaramente un punto a mio favore, perché senz'altro conoscerò meglio di lui il feeling che si prova in pista e saprò dare dritte migliori al pilota per quanto riguarda le traiettorie.
Dopo aver finito di studiare il mio avversario, entro nell'ufficio di Edoardo.
Sono parecchie le nozioni che devo tenere a mente e non mi sarei mai aspettata che Sebastian avesse uno stile di guida così diverso rispetto a quello di Charles. Con rammarico devo constatare che invece sono antitetici. Sono perciò molti gli appunti che prendo sulle note del cellulare (eh già, dopo l'episodio con Rossa ho abbandonato carta e penna).
"Dato che si tratta di una gara importante, se non la più importante, per il riscontro pubblicitario che offre, penso sia meglio che tu e Sebastian vi vediate spesso in questi ultimi giorni. Oggi è martedì perciò direi che sicuramente domani vi vedrete al simulatore. E poi cerca di metterti d'accordo con lui per un'altra seduta. Non so se già questa sera o giovedì dopo le interviste, scegliete voi" mi spiega, rispondendo nel frattempo a una mail.
Annuisco e mi affretto a mandare un messaggio a Seb.
"Ah, non stare a spiegargli la faccenda, sa già che sarai tu a sostituire Laura" mi informa, sempre tenendo lo sguardo incollato allo schermo.
"Va bene"
Dopo alcuni messaggi, io e il mio nuovo pilota decidiamo di fissare una seduta per giovedì sera. Avremo entrambi più tempo per prepararci.
"Dice giovedì sera, a Monaco" mormoro, per non disturbarlo troppo.
"Ottimo. Allora direi che sei libera di andare"
Annuisco ancora una volta e mi volto per uscire.
"Ah Emma" mi richiama "Questa volta non potremo denominarlo stage, perché ne hai già fatto uno in Ferrari. Diremo che sei in un periodo di prova" precisa, prima di salutarmi di nuovo e lasciarmi andare.
Di solito un periodo di prova presuppone che, una volta terminato, venga proposto un contratto o ci si saluti per sempre. Questo mi mette un po' d'ansia. E se andasse male e non avessi più chance per venire a lavorare in Ferrari?

La mattina seguente mi presento con largo anticipo davanti alla sede. Non so perché, ma il fatto che Seb sia tedesco mi ha spinto a tener conto della puntualità. E alla fine sono arrivata troppo presto. Se Guido non ha il minimo senso dello spazio, beh, io non ho il minimo senso del tempo.
Con sorpresa però, dopo pochi istanti arriva anche il mio nuovo pilota.
"Buongiorno" mi richiama dai miei pensieri e mi stringe in un affettuoso abbraccio "E bentornata in Ferrari" aggiunge, pronunciando le 'r' al suo solito modo.
"Buongiorno anche a te e grazie. Devo dire che mi mancava vestirmi di rosso" commento, prima di aprire la porta e precederlo in laboratorio.
"Abbiamo molto su cui lavorare, perciò direi di iniziare subito" riprendo, dopo aver sistemato la borsa e le altre cose nel mio armadietto.
Le ore scorrono in fretta, ma per fortuna Laura era già arrivata a buon punto con il lavoro e la mia è solo una rifinitura. Con piacere scopro che con Sebastian è più semplice parlare dei vari tecnicismi, rispetto a quando provavo a spiegare qualcosa a Charles.
"Sai, se fosse andata male con il karting mi sarei iscritto a ingegneria meccanica" mi confida, mentre organizzo i suoi ultimi giri al simulatore.
"Davvero?" chiedo incredula.
Lui annuisce con un sorriso sincero. "Anche dopo, quando avrò finito la mia carriera da pilota, mi piacerebbe portare a termine questa idea. Non abbandonerò la Scuderia tanto presto" aggiunge, come ispirato da un vecchio sogno.
Parliamo ancora un po' con disinvoltura, finché non arriva il momento di andarsene.
"Ti piace allora la traiettoria a cui aveva pensato Laura?" mi chiede ad un tratto.
"Non mi sembra affatto da scartare. Ma ovviamente non è semplice per me aggiustare quello che non va, perché non sono abituata a lavorare con te" gli spiego, mentre indosso la mia giacchetta di pelle.
"Certo. Però sento che manca ancora qualcosa. Come un jolly da usare per riuscire a fregare gli altri. Capisci quello che dico?" mi domanda, stringendo gli occhi per la concentrazione.
"Sì hai ragione. Ho bisogno di dormirci su e domani ne riparliamo" mormoro, finendo di sistemarmi.
"Dormirci su?" mi chiede.
Che stupida, non posso usare i modi di dire con chi non è madrelingua. Succedeva sempre anche con Charles.
"Vuol dire 'rifletterci'" mi spiego, tirando fuori un sorriso imbarazzato.
"Ah va bene allora, dormi quanto vuoi" mi risponde e io non riesco a trattenere un risolino per le sue parole.

La sera però, al contrario di quanto mi aveva augurato Seb, non riesco proprio ad addormentarmi. Il pensiero della mia festa di compleanno mi tiene parecchio impegnata, soprattutto quando penso che Alex ha deciso di invitare anche l'altro pilota della Scuderia. Cosa gli avrà risposto? Perché, a dire la verità, non sono per niente sicura che abbia accettato l'invito. È stato lui a voler rompere ogni contatto con me, perciò perché dovrebbe presentarsi alla mia festa? Sarebbe un controsenso. Ha voluto lasciarmi perdere? Bene allora spero proprio che non venga.
Incrocio le braccia al petto e metto il broncio, come se ce lo avessi di fronte. In realtà sono sola nella mia stanza, seduta nel mio letto con la schiena appoggiata alla testiera. Una vibrazione del telefono mi distoglie da quella che stava diventando sempre di più una serie di maledizioni nei confronti di Charles.

Messaggio da: Alex
"Abbiamo la location sorellina. Ormai è fatta!"

Portofino | Charles LeclercNơi câu chuyện tồn tại. Hãy khám phá bây giờ