-47-

4K 147 15
                                    

Con il cuore in gola mi avvicino alla porta. Non appena ho sentito il campanello suonare mi si è raggelato il sangue. Non so come sia possibile, perché probabilmente si tratterà di Charles: non mi scrive da ieri e senz'altro vorrà farmi una sorpresa e presentarsi a casa mia. Sicuramente è così. Eppure mi sento un po' agitata.
Ciò nonostante, arrivo davanti alla porta. Perciò appoggio la mano alla maniglia, ma tentenno nell'abbassarla. Sono ancora piuttosto agitata dopo la litigata con Matteo e ho come un brutto presentimento. Ma ancor prima che possa riflettere ulteriormente, mi convinco ad aprire. Sarà sicuramente Charles.

Il sorriso che mi ritrovo davanti mi fa tremare le gambe. Sto per avere un mancamento.
"Che diavolo ci fai..." mormoro, sentendo la mia voce affievolirmisi in gola.
"Ti sono mancata?" chiede Rossa, entrando spavalda in casa mia.
D'istinto indietreggio nel vederla così aggressiva, anche se colpisco con la gamba un mobiletto dietro di me, mandando in frantumi un vaso.
"Sono settimane che aspetto questo momento" soffia, stringendo gli occhi iniettati di sangue.
"Ti pedino da una vita e tu te ne sei resa conto solo in questi giorni. Ottimo per una stratega brava come te" commenta con ironia, spingendomi improvvisamente contro il muro.
"Vattene!" urlo, sentendo le spalle bruciare dopo aver urtato il muro.
Lei ridacchia, per niente turbata.
"Non me ne andrò senza aver fatto niente" esordisce, brandendo un ombrello tipo mazza da baseball.
Afferro perciò il telefono, digitando il numero della polizia, ma lei lo afferra e lo scaraventa contro la credenza di nonna, di cui esplodono i vetri.
"Ho perso l'amore della mia vita per te. E tu lo sapevi benissimo che avevo occhi solo per Matteo e hai lo stesso fatto la puttanella con lui e sei andata a dirgli che avevo un altro" sbraita, gettando a terra il servizio dei piatti di mia nonna. Con la punta del l'ombrello frantuma quelli che rimangono interi anche dopo la caduta. È pazza.
"Ho perso il lavoro dei miei sogni per te. Mi sono dovuta licenziare per colpa tua, prima che potessi rovinarmi anche il curriculum" urla, questa volta accanendosi sui calici da champagne, che getta a terra con un'unica mazzata.
"Ho perso Scarlett per te. Sei talmente subdola da essere riuscita a estorcerle una confessione, così da incastrarmi e mettermela contro" dice, sputando sul pavimento.
Una parte di me vorrebbe controbattere, ma un'altra è terrorizzata dalla sua furia distruttiva. Sta delirando e se intervenissi andrebbe sicuramente a finire male.
"Ho dovuto distruggere il mio cellulare per colpa tua. Ho dovuto far perdere le mie tracce, altrimenti mi avrebbero arrestata perché non sai startene zitta!" sbraita ancora, iniziando a prendere a ombrellate il lampadario.
Cocci di vetro mi piovono addosso e mi accartoccio su me stessa, cercando di evitarli. Per lo spavento mi scappa un urlo.
Lei allora colpisce con ancora più violenza ciò che resta del mio lampadario. Ha il volto sanguinante per le schegge che l'hanno colpita, ma sembra non accorgersene.
"Ho dovuto abbandonare la mia vita per colpa tua. Tu mi stalkeri Emma Rinaldi, tu mi stalkeri!" urla, isterica, agitando l'ombrello in aria. Ha il fiatone e ciò nonostante continua a colpire con forza tutto ciò che si trova sotto tiro. Nella foga, le scappa di mano l'ombrello che finisce in salotto.
Per un attimo cala il silenzio.
"Ma ora basta" bofonchia, con la bava alla bocca. Raccoglie un ampio pezzo di vetro da terra e me lo punta contro.
Io porto le mani in avanti cercando di tranquillizzarla e lentamente indietreggio verso la porta di casa, benché senta il cuore andarmi a mille.
"Rossa" mormoro, facendole segno con le mani di abbassare il coccio che ha preso.
"Non chiamarmi Rossa!" urla, tirando un calcio alla mia povera credenza.
Scelgo perciò di non aggiungere altro, per evitare che diventi ancora più pericolosa di così.
Lei sorride nel vedermi terrorizzata.
"Dov'è il tuo principe azzurro, ora?" chiede, alzando il mento.
"Oh, aspetta, lo so dov'è" risponde, con un guizzo degli occhi. Le si dipinge sul volto un'espressione crudele.
Il cuore mi si blocca di colpo.
"È a Monaco a farsi gli affari suoi e non ti scrive da ieri, giusto?" afferma, facendomi il labbruccio per prendermi in giro.
Il cuore riprende a battermi all'impazzata. Per un attimo avevo temuto il peggio. Il modo in cui stringe il pezzo di vetro però non mi rassicura.
"In ogni caso, non c'è" dice, facendo schioccare la lingua.
Io rimango a fissare la sua mano, prestando poca attenzione a ciò che dice. So che sta straparlando e vuole condizionarmi. Ma non ci riuscirà.
"Come non c'era ieri sera quando ti ho steso con la mia pastiglietta" osserva.
"Oh e non c'era neanche tutte le volte che tornavi da sola dopo l'università" aggiunge, facendo un passo verso di me e alzando il tono della voce.
"E nemmeno oggi, quando sei uscita da casa del mio fidanzato!" urla, sottolineando furiosamente l'aggettivo 'mio'.
Si scaglia poi contro di me, piantandomi il coccio di vetro nella gamba, continuando a gridare. Una fitta lancinante mi assale e sento il sangue iniziare a pulsare per tutta la gamba. Abbasso lo sguardo sulla ferita e vedo un rivolo rosso scendere copiosamente. La testa mi gira e mi sento senza forze. Mi accascio perciò contro il muro e scivolo a terra, tentando di allontanarmi da una Rossa impazzita completamente.
Questa però mi strappa via dalla carne il coccio di vetro, allargando ancora di più la ferita.
Si alza poi sopra di me per colpirmi ancora.
È la fine.

Alzo una mano per ripararmi, ma non faccio in tempo. Rossa cade affianco a me, stesa da qualcosa che le è piombato addosso. Anzi, forse dovrei dire qualcuno. È chiaramente una figura umana, anche piuttosto grossa, sembrerebbe.
Ma non ho energie sufficienti per tenere gli occhi aperti, perciò cerco di coprirmi la ferita. La pressione delle mie mani è però piuttosto debole e sento il sangue continuare a scorrere fra le mie dita.
Poi, inizio a piangere. Piango a dirotto, per il dolore, per la paura, per la rabbia.
L'ombra umana mi prende in braccio a modi sposina e mi porta fuori dal mio appartamento.
"Serve un'ambulanza" sento dire, forse al telefono. Aggiunge poi alcune informazioni piuttosto dettagliate sul mio stato, per quel che riesco a capire.
Dopo aver riattaccato, l'ombra chiama la polizia e richiede un intervento immediato.
Quindi mi fa sedere su qualcosa di morbido e sento strappare del tessuto. Con questo mi avvolge la ferita e lo annoda con una certa manualità. Se non avessi la gamba atrofizzata penso sentirei male per quanto è stretta la fasciatura.
"Andrà tutto bene" mormora dopo, asciugandomi una lacrima con il pollice.
Abbandono la guancia sulla sua mano e mi lascio lentamente cadere all'indietro, totalmente priva di forze.
In lontananza sento un rumore di sirene, ma a suonare più forte è un pensiero nella mia testa:

perché non sei tu, Charles?

* spazietto privato *
Voilà! Ve lo aspettavate? Alla fine Rossa è tornata, e che ritorno!
Spero che la scena sia risultata sufficientemente drammatica, in ogni caso... Avete capito chi ha salvato Emma? Penso sia piuttosto scontato dai...
E ora come si metteranno le cose con Charles?
Vi lascio con la suspense, ci vediamo al prossimo capitolo!
Baci!
❤️ 🌼

Portofino | Charles LeclercWhere stories live. Discover now