-❤️ 16 ❤️-

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Mi sveglio di soprassalto e per un attimo non capisco dove mi trovo, finché non riesco a mettere a fuoco la macchia luminosa davanti a me: sono nella mia stanza in hotel a Manama, l'afosa capitale del Bahrein. Ho un gran mal di testa e non riesco ad alzarmi, qualcosa mi tiene incollata al letto. Alla fine mi arrendo a tutti gli sforzi e sto ancora un po' sotto le coperte. Da qui mi godo lo spettacolo di alcuni granellini di polvere che brillano in un fascio di luce che filtra dalle tende bianche alle finestre. Avrei giurato di non avere tende nella mia stanza. No, forse era a Melbourne che non avevo le tende. In ogni caso, ora è meglio che vada a prepararmi, ho un aereo da prendere.
Aspetta ma, questo braccio che mi stringe non è mio!
Mi volto di scatto inorridita, ma un piacevole profumo alla menta mi investe.
Cosa. Ci fa. Charles. Qui.
Anzi, cosa ci faccio io qui, dato che questa è chiaramente la sua stanza!

-Un giorno prima-
"Merda!" sbraita Edoardo non appena vediamo Sebastian fare un rovinoso testacoda, nel tentativo di tenere la posizione su Hamilton.
"Box box" gli urla nel microfono e con un cenno ai meccanici ordina loro di prendere un nuovo treno di gomme.
"Anche un'ala anteriore" impartisce, quando la vediamo staccarsi. È un miracolo che non abbia colpito nessuno, altrimenti ci saremmo presi pure una penalità, senza contare che sarebbe stato pericoloso per i piloti dietro.
In un attimo vedo Laura accasciarsi con la testa fra le mani, mentre Mattia guarda impassibile i monitor. Decido di non commentare nulla per non irritare nessuno e continuo a controllare lo status della vettura del mio pilota.
I suoi tempi sono irraggiungibili da chiunque in pista e si trova in testa da quasi l'inizio della gara, se non fosse stato per una partenza schifosa.
Dai grafici sembra che però il ritmo stia leggermente calando. Aspetto un paio di giri per capire se si tratta di un attimo di distrazione o se c'è seriamente qualche problema.
Dato che la situazione sembra andare a picco, gli chiedo via radio se va tutto bene.
"There's something strange with the engine" ripete due volte abbastanza indispettito e il suo tono mi mette in guardia.
Controllo immediatamente tutto ciò che posso controllare e avverto subito Mattia ed Edoardo. Basta qualche secondo per capire che il danno è talmente grave, che se arriva quinto è fortunato, nonostante manchino pochi giri al traguardo.
Il ritiro di entrambe le Renault sul finire del gran premio ci permette di mettere una pezza a quella che sarebbe potuta essere una delle più grandi disfatte della storia in casa Ferrari, anche se chiaramente nessuno in Scuderia è soddisfatto del terzo posto di Charles e del quinto di Sebastian.
"Stupida centralina!" urlo sbattendo una mano sul tavolo alla Toto Wolff, quando finalmente capisco di cosa si tratta.
Sono incazzata, incazzata da morire con questo karma di merda, e vederlo scendere dall'auto mi spezza il cuore, se ripenso alla pole di ieri. Avrebbe potuto vincere, avrebbe dovuto vincere, oggi. È stato chiaramente il miglior pilota in pista per tutto il weekend e ci speravamo così tanto in una vittoria!
Ciò nonostante, cerco di stamparmi in viso uno dei sorrisi più finti che abbia mai fatto, e mi dirigo spedita sotto il podio, evitando accuratamente colleghi e giornalisti. Mi lascio sbollire un po' mentre sento suonare un inno non nostro e piano piano mi convinco che non avrei potuto evitare questo incidente, anche se lo avrei voluto con tutta me stessa. E poi, è il suo primo podio in Formula 1, in fondo sarebbe potuta andare molto peggio.
Mi stringo nelle spalle e sospiro, buttando fuori tutta l'aria.

Faccio una doccia alla velocità della luce perché, come al solito, sono in ritardo. Mi ero completamente dimenticata che dopo aver portato una monoposto sul podio si va a festeggiare. Forse perché in Scuderia non aleggia mai questo mood, se non quando va tutto perfetto, cioè quasi mai.
"Svagarti ti farà bene" mi ha detto Cecilia per telefono mentre rientravo in stanza e non posso darle torto.
"Sputaci su una medaglia di bronzo" ha pure aggiunto Luca in lontananza, facendomi ridere come avevo bisogno di fare.
Perciò eccomi qui: vestita con un look total black, poco truccata, con i capelli raccolti in una coda penosa, rigorosamente senza tacchi e di fretta. Mi chiudo la porta alle spalle e inizio a camminare velocemente, anche se la festa è all'ultimo piano dell'hotel, per cui non ho molta strada da fare.
Quando arrivo rimango stupita da quello che vedo. Non mi sarei mai aspettata champagne e cubiste, anche se di certo qui i soldi per permetterseli non mancano.
Mentre rimango imbambolata a guardare una pole dancer, un cameriere mi porge un calice su un vassoio e mi indica un punto sul terrazzo. Vado in quella direzione e scopro che lo champagne è stato gentilmente offerto da Lewis, cosa che mi stupisce alquanto.
"Quando vinco offro sempre un giro a tutti" mi dice, sottolineando inconsciamente (o forse no) la parola 'vinco'. Reprimo un fremito d'invidia e mi appoggio alla ringhiera, per guardare il panorama.
"Charles è molto talentuoso, un vero peccato oggi" commenta, appoggiandosi con la schiena rivolta allo skyline, vicino a me "Sei una brava ingegnera di pista, non ci giro intorno. Se dopo lo stage non sapessi cosa fare, in Mercedes saresti la benvenuta" aggiunge, dopo aver bevuto un sorso.
Mi volto a guardarlo e non so se ringraziarlo o sputargli in un occhio. Seriamente pensa che io sia disposta ad abbandonare la Ferrari? Piuttosto la morte.
"Alla tua vittoria, per questa volta" gli rispondo facendo tintinnare i calici e allontanandomi, lasciandolo interdetto.

Portofino | Charles LeclercМесто, где живут истории. Откройте их для себя