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Svegliarsi di domenica alle 6 dovrebbe essere vietato per legge. Specialmente dopo aver fatto serata con gli amici e aver 'accidentalmente' bevuto troppo. Esco di casa cercando di fare meno rumore possibile con la valigia, ma credo che neanche una cannonata potrebbe smuovere di un millimetro Luca e Alberto. Cecilia si è svegliata invece, giusto il tempo per ricordarle di portare le chiavi di casa a mia madre e poi si è rimessa a dormire.

Mi aggiro per l'aeroporto con gli occhiali da sole per nascondere le occhiaie e mi sembra di essere uno zombie. L'allegria di Matteo appena mi vede mi mette a disagio, sento solo una vocina nella mia testa che urla: Lasciatemi dormireee. Non appena vede la mia espressione scoppia in una fragorosissima risata e si volta mezzo aeroporto a vedere cosa sta succedendo.
"Deduco che ieri sera non hai giocato con le bambole" commenta con un sorrisino malizioso.
Lo guardo male da sopra gli occhiali e lui ride ancora di più.

In aereo dormo per tutto il viaggio appoggiata a lui perché è più comodo del finestrino e sono davvero troppo stanca per impormi un contegno. Spero solo di non avergli sbavato sulla felpa. Quando atterriamo mi sento già un po' meglio rispetto alla mattinata e al secondo caffè torno addirittura ad acquisire sembianze umane.

Nella hall dell'hotel in cui pernotteremo per questi giorni incontro di sfuggita Sebastian, che mi ricorda del briefing di oggi pomeriggio. Finalmente inizieremo a parlare più nel dettaglio di strategie e traiettorie. Mi sento rinata alla notizia, non vedo l'ora di cominciare.
A pranzo mi siedo insieme a Laura ed altri ingegneri del mio settore per fare loro qualche domanda, dato che avrò un esame non appena torneremo da Barcellona. Rimango stupita quando scopro che ciò che si studia in università è inutile nel 90% dei casi.
"Cioè sto studiando delle cose che non mi serviranno?" chiedo esterrefatta.
"Esattamente. Solo l'esperienza ti rende brava in questo lavoro" mi spiega Brosco "Guarda un pilota ad esempio, se è qui è perché ha anche guidato, non solo perché ha imparato la tecnica".
Annuisco e istintivamente alzo lo sguardo verso il tavolo dove sono seduti Seb e Charles. Un movimento velocissimo della sua testa mi lascia mezza perplessa. Stava guardando in questa direzione? Avrà sentito le parole di Edoardo. Mi fa notare la mia vocina interiore, che oggi è particolarmente partecipe.
"E poi non sai che c'è la possibilità di farsi convalidare gli esami?" mi dice Laura.
"Cosa?" rimango sconvolta "seriamente? Non ne sapevo nulla. E come si fa? Faccio tutto quello che volete ma vi prego convalidatemi gli esami" li imploro teatralmente e suscito delle risatine generali.
"E va bene, va bene" mi rincuora Brosco "però dovrai scrivere una relazione sulle tue mansioni e non sarebbe male avere anche un breve rapporto mio, di Mattia e di Charles".
Ecco. Ci mancava.
Lo ringrazio calorosamente per il favore e esco in terrazza a chiamare la segreteria dell'università per avere conferma di questo piccolo lascia passare. Mi assicurano che non c'è alcun problema se invierò i documenti via mail prima della prossima sessione.
Sospiro sollevata appoggiandomi alla ringhiera e godendomi il panorama. In lontananza si vedono gli spalti della pista e immagino quanto sarebbe magnifico poter lavorare tutti i weekend di gara nel box Ferrari.
Il freddo mi richiama dalla magia del mio sogno ad occhi aperti e decido di rientrare.
Mentre chiudo la portafinestra noto di nuovo un movimento furtivo al tavolo piloti. Mi stava guardando di nuovo? Anche la mia vocina rimane ammutolita e iniziò a pensare che potesse davvero essere così.

Durante il briefing mi impongo di rimanere attenta e di non guardare nella sua direzione, se non quando parla e allora è inevitabile.
Mi viene spiegato che domani correrà Seb e io starò nel box con Laura, che mi mostrerà alcuni grafici da tenere sott'occhio, così martedì, quando correrà Charles e io dovrò effettivamente entrare in azione, avrò già familiarizzato un po' con i monitor e l'atmosfera della pista.
Mattia mi sembra molto disponibile e autorevole, mi intimorisce un po', ma credo che sia molto portato per il ruolo da team principal: sa mettere d'accordo tutti, in primis i piloti, compito assolutamente non scontato. La riunione dura fino a serata inoltrata e quando usciamo mi sento stanchissima. Saluto tutti e mi rifugio nella mia stanza per concedermi, finalmente, una nottata di sonno.

Il giorno dopo in pista va tutto alla grande: la macchina sembra comportarsi bene con le nuove gomme, non rileviamo particolari problemi e Sebastian segna anche il miglior tempo della giornata. Tuttavia scegliamo di prendere questi dati con le pinze, i nostri avversari stanno giocando carte diverse dalle nostre probabilmente, perciò preferiamo non lasciarci ammaliare dal così grande distacco con le Mercedes.

Martedì tocca a me invece entrare in azione. Charles sembra fin da subito a suo agio con la nuova monoposto e gira in tempi discretamente bassi, non abbastanza però, perché Edoardo (Brosco s'intende, ormai ho il permesso di chiamarlo per nome) mi chiede di trovare il punto in cui perde di più e riferirglielo via radio. I grafici mi appaiono tuttavia oscuri e anche consultandoli più volte non riesco a capire dove poter andare a parare. Decido così di fare una cosa un po' diversa dal protocollo che mi è stato insegnato, e cioè guardare semplicemente le riprese dall'interno e vedere dov'è che potrebbe migliorare la traiettoria. Mentre le immagini scorrono davanti ai miei occhi mi torna in mente la gara con Alberto di sabato e mi si accende la lampadina. È di una scia di un altro pilota che abbiamo bisogno!
Corro da Edoardo per dirglielo e lui si trova d'accordo con la mia idea, tanto da passarmi le cuffie e invitarmi a parlare con Charles direttamente. Rimango stupita dalla sua azione ma non riesco a trovare un motivo sufficientemente valido per cui dovrei sottrarmi a questa richiesta, perciò me le infilo e inizio a parlare.
"Ciao Charles, sono Emma" dico un po' imbarazzata.
"Oh, Emma" sembra quasi colto di sorpresa.
"Cerca di prendere la scia di un altro pilota subito dopo l'uscita in curva 1"
"Okay. Cosa posso migliorare in traiettoria?"
Edoardo mi mostra la tabella delle velocità relativa alle curve e mi indica due punti da migliorare.
"Evita il cordolo in curva 7, ma sfruttalo tutto alla chicane fra la 14 e la 15"
"Va bene, grazie"
Mi sfilo le cuffie e le restituisco a Edoardo, lui mi ringrazia con un cenno del capo e insieme aspettiamo di vedere se le mie dritte hanno dato qualche frutto. Per i due giri successivi non notiamo grandi miglioramenti, ma al terzo Charles riesce a segnare un fantastico 1:18:247, che sarà il miglior tempo di tutta la sessione di prove.
Il pomeriggio ci dedichiamo ancora alla simulazione dei long run con diversi setup e il mio compito principale è quello di aggiornarlo sulla temperatura dell'asfalto per la gestione delle gomme.

"Aspetta un attimo Emma" mi chiama Edoardo mentre sto per uscire dal box e avviarmi in hotel.
Mi fermo dove sono e aspetto che mi raggiunga.
"Domani non venire qui in pista. Preferisco che tu stia con Charles al simulatore, mi sembra che hai più occhio di me con le traiettorie"
"Oh, ehm okay va bene, grazie del complimento, anche se non so se è proprio così" rispondo, un po' stupita da ciò che ha detto.
"In realtà non è me che devi ringraziare, è stato lui a chiedermelo e mi sembra che abbia ragione a riguardo"
Rimango paralizzata alle sue parole. Questa non me l'aspettavo. Commenta la mia vocina, sempre presente da qualche giorno ormai.
"Allora gli dico che ci vai?"
"Sì certo, nessun problema" esclamo cercando di rimanere impassibile, anche se dentro mi sento molto orgogliosa di me stessa.
"E allora simulatore sia" dice, porgendomi un foglio con su scritto cosa dovremo fare domani.

Portofino | Charles LeclercOnde histórias criam vida. Descubra agora