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Un migliaio di giri su un go-kart sono l'unico modo per sfogarmi dalla frustrazione di ieri sera. Per tutta la notte ho risentito nelle orecchie quel fastidiosissimo suono della risata della ingegnera di Lewis. Sono sicura al 100% che si trattasse di lei, così, è il mio sesto senso femminile a suggerirmelo.
Mentre allaccio il casco sento già il livello di adrenalina salirmi nel sangue e guardo febbricitante la pista vuota. Senza altri piloti a girare nel circuito posso concentrarmi al massimo sulla tecnica ed è proprio la giusta distrazione al momento. Sono passati quasi due mesi dalla gara con Alberto e la mia guida su questo tracciato si è un po' arrugginita, nonostante abbia usato il simulatore di Charles qualche volta. Ma ora non sono qui per pensare a lui, anzi sono qui proprio per dimenticarlo, quindi facciamo che provo a non citarlo per un po'.
Durante i primi giri me la prendo con calma e preparo mentalmente delle traiettorie, poi, dopo aver familiarizzato con la pista, inizio a premere a fondo l'acceleratore e a consumare tutti i freni che ho a disposizione. Provo anche a usare qualche cordolo e a rischiare un po' di più, giusto per vedere se i tempi migliorano. In effetti questi si abbassano leggermente, nonostante abbia urtato le barriere più volte per errori di distrazione. Mentre compio l'ennesimo giro, mi tornano in mente le parole di Charles durante la gita a Fiorano. Pur avendomi visto guidare una sola volta era riuscito subito a capire il mio punto debole.
Sospiro contro il casco e lascio andare questo pensiero. Con la mente finisco sempre a lui. Cerco perciò di concentrarmi e aumentare sempre di più il ritmo, ormai conosco a memoria ogni curva di questo tracciato. Potrei farlo a occhi chiusi.
Ma ciò nonostante continuo a sbagliare il momento in cui premere il freno per una staccata, vado troppo lunga nelle curve o le taglio in modo esagerato e colpisco i copertoni che delimitano il circuito.
"Fai bene a sfruttare i cordoli, ma non sbagliare la traiettoria nelle curve" mi urla dal bar il proprietario della pista "e poi non sei abbastanza concentrata. Sarà meglio se vieni a berti un caffè con me" aggiunge con le mani a cono intorno alla bocca per essere certo che lo senta.
In effetti sto facendo dei giri schifosi e non sono per niente soddisfatta della mia performance fino ad ora.
Dopo aver posato guanti e casco su una panchina fuori dal circuito entro nel salone dove si trova il bar. Ma appena appoggio un piede dentro il locale mi irrigidisco.
Charles e l'ingegnera di Lewis sono qui, seduti ad un tavolino più avanti.
"Ecco il caffè" mi sento dire, ma non riesco a distogliere lo sguardo da quei due. Continuano a parlare fitti fitti fra di loro e non si sono accorti di me, nonostante Charles sia rivolto nella mia direzione.
Solo quando mi avvicino al bancone avverto degli spostamenti al loro tavolo e improvvisamente si ammutoliscono. Faccio finta di niente e sorseggio il mio caffè discutendo con il proprietario della pista, anche se non sono per niente attenta alle sue parole.
Quando ho finito lo ringrazio per il caffè e gli dico di andare pure a mettere a posto il mio kart, perchè ho mal di testa e non me la sento di continuare a guidare. In risposta annuisce, ma mentre lo fa guarda un punto indefinito alle mie spalle.
È evidente che uno dei due del tavolo a fianco si stia avvicinando a me, infatti non mi stupisco quando sento una mano appoggiarsi sul mio braccio.
"Emma! Finalmente posso presentarti Scarlett" esordisce Charles con un sorriso che gli prenderei a ceffoni.
Finalmente posso presentarti Scarlett gne gne. Scimmiotta la vocina nella testa e non riesco a trattenere un sorrisino sarcastico. Oltre ad avere i capelli dannatamente perfetti ha pure un nome che suona sexy solo a pronunciarlo nella testa.
"Ciao piacere" dico poi cercando di sembrare il più simpatica possibile, nonostante dentro stia bruciando d'invidia.
Mi risponde con un italiano molto incerto, perciò la invito a parlare in inglese, tanto sia io che Charles lo conosciamo. Ma lui si sente in dovere di difenderla e di stilarmi la lista di tutte le lingue che Scarlett parla fluentemente. Fra queste c'è ovviamente il francese, così suppongo che loro due non abbiano alcun problema a capirsi. E poi da qualche anno viene spesso in Italia, perciò sta imparando anche la mia lingua.
"Come mai vieni spesso qui?" le chiedo a bruciapelo in italiano, se è così brava capirà no?
"Mi aiuta per il progetto di karting di cui ti ho parlato" risponde lui al suo posto "e poi la sua ragazza è di Bologna" aggiunge subito dopo.
Improvvisamente mi torna il buonumore e rimango palesemente stupita e sollevata dalle sue parole.
"Che bella notizia, mi fa molto piacere" esclamo con un sorriso che questa volta è sincero.
Mi ero totalmente dimenticata del suo progetto di aprire una compagnia di karting; me ne aveva parlato una volta a Barcellona e mai più avrei pensato che si vedesse con Scarlett per questo. Ma se lei è lesbica non ho più nulla di cui preoccuparmi a questo punto. A parte il fatto che io e Charles non ci siamo ancora chiariti, quindi tecnicamente io e lui non siamo ancora tornati amici.
D'istinto mi viene da squadrarla, per cercare di capire se avessi potuto intuire i suoi gusti da qualche particolare. Ma quello che vedo è solo una ragazza bionda, solare, vestita in modo molto femminile (sicuramente più di me) e che di certo fa voltare diversi ragazzi mentre cammina per strada. Ragazzi tipo Charles, ci giurerei.
"E come sta andando?" chiedo, cercando di non sembrare troppo interessata, in fondo non so ancora in che modo debba relazionarmi al mio pilota.
"Bene grazie" risponde lei "Charles è pieno di idee, anzi forse ne ha troppe" aggiunge con un sorriso.
Anche lui sorride e le due fossette che gli incorniciano il volto mi fanno sentire una fitta allo stomaco. Sono dannatamente gelosa di questa ragazza, anche se ora so che non è potenzialmente pericolosa, ma solo per il fatto che riesca a farlo sorridere così spesso mi sento inferiore rispetto a lei. La loro amicizia è genuina e non ha niente a che vedere con il rapporto frastagliato che lui ha con me.
In risposta al suo commento riesco soltanto ad annuire, prima di congedarmi con la scusa del mal di testa che ho usato anche con il proprietario del circuito. Scarlett mi saluta con un movimento delicato della mano, ma Charles la interrompe e dice che anche lui stava per andarsene.
"Oh okay" dico, mentre mi raggiunge verso l'uscita.
Saluto di nuovo l'ingegnera di Lewis e esco dal locale seguita da Charles.
"Davvero hai mal di testa?" mormora alle mie spalle "Perché non sembrava stessi così male quando ti ho detto che Scarlett è lesbica" aggiunge con una frecciatina.
"Charles, ti prego" dico a bassa voce, più a me stessa che a lui.
"No ti prego io, Emma!" esclama d'improvviso con un'espressione frustrata che gli ho visto in volto solo dopo il gran premio del Bahrein "Torna a parlarmi. Sei cambiata da un giorno all'altro e non ho avuto il tempo per accorgermene" sussurra con un velo di tristezza.
Rimango ferma davanti a lui e alla sua Portofino, cui nel frattempo siamo arrivati. Ha il volto contratto in un'espressione seria e continua a giocare con il braccialetto di cuoio che ha al polso.
Un'esclamazione così da parte sua non me la sarei mai e poi mai aspettata.
"Però della mia reazione di prima con Scarlett ti sei accorto subito" controbatto con aria di sfida e un sorriso sfrontato, tentando di tirare su il mood della situazione. Non sopporto i discorsi troppo seri e tristi. E poi lui è decisamente più carino quando sorride.
"Oh andiamo, lo sai che non è questo il punto" risponde con un sospiro esasperato.
Faccio un mezzo sorriso e decido di non aggiungere altro, è già una vittoria che sia venuto a cercarmi.
"Ah ora non rispondi?" commenta alzando le mani, mentre io mi incammino verso la mia macchina "Guarda che non mi dà fastidio se sei gelosa, anche io sarei geloso di me stesso" aggiunge facendo una corsetta per raggiungermi.
"Non ne dubito" mormoro mentre continuo a camminare.
"Sul serio Emma" dice poi fermandomi per un braccio mentre sto aprendo la portiera "Ho bisogno di te per vincere" pronuncia a voce più bassa con uno sguardo che mi fa venire i brividi.
Non gli permetto però di riuscire a distrarmi con il suo bel faccino e lo spiazzo con un "Lo so" che esclamo con un sorrisino da furba e la testa inclinata "Per questo so che mi avresti cercato. Ma come tu hai bisogno di me per vincere io ho bisogno di te per fare carriera. Solo..." lascio la frase intervallata da un lungo respiro per aumentare la suspense "...Non mischiamo lavoro e vita privata" pronuncio in un soffio, distogliendo lo sguardo dal suo. Penso di essere stata più schietta di quanto mi aspettassi, ma in fondo non è stato così difficile dire quello che penso, ci voleva solo un po' di coraggio.
Dato che mi imbarazza sentire la sua risposta decido di lasciarlo lì a riflettere e andarmene.
Mentre guido verso casa inizio a sentirmi molto più sollevata rispetto al viaggio di andata.
Da oggi in avanti dovrebbe essere più semplice la relazione fra noi due. Credo.

Portofino | Charles LeclercDove le storie prendono vita. Scoprilo ora