26. Operazione speciale.

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Undicesimo giorno.

I secondi passavano lenti, mentre il mio cuore aveva accelerato. Probabilmente era l'effetto dei poteri di Chris. Quando i nostri occhi entrarono in collisione, avvertii una scossa procedere dalla punta delle dita verso il resto del mio corpo. Sciolsi la presa, ritornando a sedere.

«Visto che siamo diventati intimi,» scherzò enfatizzando il tono della voce. Piegai la testa di lato incitandolo ad andare avanti. «Vorrei chiederti se-»

«Eccoci qui, squadra alpha a rapporto. Che ci siamo persi?» Kit ci interruppe facendo da cicerone per l'intero gruppo. Si sedette a cavalcioni su una poltrona, poggiando il mento sullo schienale. Lake scivolò sulla lucente scrivania ridacchiando divertita, mentre Max, Sol e JJ avanzavano compostamente, sistemandosi ognuno al proprio angolo.

Avevano superato gli scaffali impolverati avendo gli occhi di tutti puntati a dosso. Era esilarante notare come quelle testoline si erano voltate una dopo l'altra solo per osservarli di sguincio. La loro popolarità era proporzionale al peso delle responsabilità che si portavano dietro. Tra i vari sguardi sognanti notai quello di Mike, seduto a qualche metro di distanza e nascosto, in parte, dalla lampada al plasma al centro del suo tavolo.

«Delaney che si era addormentata. Vi stavamo aspettando da un po'. Come è andata la ricerca?» Il caposquadra spostò il peso del suo corpo su un braccio, dandosi un certo tono.

Chris incurvò un sopracciglio con fare deplorevole: mi aveva presa in giro alla prima occasione utile.

«È stato un fiasco, non abbiamo trovato alcuna accompagnatrice per Max!» Lake irruppe mettendoci a conoscenza di ciò che era accaduto. La piccola canaglia della compagnia aveva buttato la testa all'indietro, sconfortata dal non essere riuscita a portare a termine quell'incarico.

«Come è possibile che nessuna ragazza abbia accettato il tuo invito per il ballo?» chiese Christopher al moro alla mia sinistra, il quale scrollò le spalle sconsolato.

«In realtà, tutte quelle che mi piacevano avevano accettato, ma al signorino non interessava! Ma dai, lo sai che sono le più carine!» Kit si allungò in avanti per schiaffeggiare Max, ma il viaggiatore si retrasse senza problemi.

«Erano tutte bionde, Kit!» si giustificò.

«Hai qualcosa contro le bionde, Maxfield?» JJ si mosse sinuosa come un serpente pronto ad attaccare al minimo movimento nemico. Esisteva un'unica risposta plausibile ed era vietato sbagliare.

«Io... ma no, Jezebel. Tu sei l'unica che può avere il mio cuore.» Chris si leccò un labbro divertito per il siparietto a cui era stato costretto l'amico d'infanzia. Ero certa sarebbe scoppiato in una fragorosa risata da un momento a un altro. Max notò l'atteggiamento ilare del proprio compagno approfittandone per dirottare il suo discorso e salvarsi in calcio d'angolo. «Cioè dei nostri cuori, di tutti noi, la squadra ti adora.» JJ scoccò la lingua al palato, ignorando la risposta che non l'aveva del tutto soddisfatta.

«Mike, tutto bene?» la voce melodiosa di Sol giunse alle mie orecchie. Se Mike era lì, significava che lo scricciolo si sarebbe presto dileguata.

«Starò meglio quando avrò chiesto una cosa a Lake, potrei parlarti in privato?» Il ragazzo si posizionò dinanzi a lei, incurante del fatto che fosse sotto il vigile sguardo dei migliori viaggiatori dell'Accademia. Sembrava del tutto a suo agio, cosa che non era possibile asserire per l'adorabile mascotte della squadra.

Rimasi col fiato sospeso, chiedendomi se sarebbe fuggita via anche quella volta.

Lake balzò giù dalla scrivania sguizzando tra la folla con un'innata agilità e senza proferir parola: Mike era attonito. I suoi occhi cerulei si spensero all'istante.

TravellersWhere stories live. Discover now