66. Hide and seek.

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Come in un flash tutti i ricordi mi colpirono fulgidi e imprecisati. Quelle che erano state per me settimane di attesa e di rivelazioni, in realtà, non erano durate che una manciata di attimi. Gli stessi che avevamo impiegato per portare a termine il viaggio più imprevedibile nella storia dei travellers.

Sarebbe stato un gioco da ragazzi raggiungere il padre di James dopo essere riusciti a salvare centinaia di limitanti al loro triste fato, ma non avevamo fatto i conti con lo spazio-tempo.

Non esistevano leggi assolute in quel mondo imprecisato, tanto meno certezze inoppugnabili.

Quando ricademmo al suolo l'onda d'urto provocata dall'accelerazione ci fece disperdere in diverse direzioni a più di un metro di distanza l'uno dall'altra.

Accecati dal flusso di energia che scorreva incredibilmente densa, ci ritrovammo piegati in due dal dolore che perpetrava fin dentro le viscere e che ci stava corrodendo: le nostre carni si stavano cibando di tutto ciò di cui erano state private per mesi.

Il tempo era tornato a scorrere più veloce di quanto avessimo mai percepito.

Spalancai le palpebre che si riempirono di luce, gemendo a causa di tutto ciò che ero stata testimone.

Ero tornata da loro, ma non era stato il dolce risveglio che mi sarei aspettata.

La volta celeste terrestre non era ciò che stanziava sopra le nostre teste.

«Ragazzi, cosa vi succede? Per favore, parlatemi!» James sembrava essere il più lucido del gruppo. Tutto ciò che potevo scorgere erano le ombre che tentavano di avere forma sulla mia retina.

Con grande lena il ragazzo si assicurò delle condizioni della squadra, aiutando dapprima Christopher e Colton a rimettersi in piedi, e poi tutti gli altri.

Mentre avvertivo i più riprendere i sensi e trovare la calma, le prime domande iniziarono a essere poste. Avrei voluto dire anche la mia. Spiegare loro ciò che avevo vissuto, poiché credevo di aver trovato le risposte che cercavamo nel passato, ma non riuscii a parlare per i minuti successivi.

Mi piegai in avanti mantenendo strette le mani al mio corpo intorpidito. Tutto ciò che era stato stava venendo fissato nella mia memoria, così che non fosse più dimenticato.

Quando riuscii a spalancare le palpebre, mi accorsi che riversato in uno stato ben peggiore c'era Mallek. Il limitante urlava disperato, mentre si dimenava a causa dell'intensità del suo potere.

Incrinai le labbra cercando di sopportare il vortice dei miei pensieri, fino a che le sue urla si acquietarono: Mallek era svenuto, tra le braccia di Sol e Mike.

La mia mente si assestò di colpo, come se avesse riassorbito tutta l'energia che ero stata in grado di generare. Scrutai il volto dei miei compagni indaginosa e affranta.

Mi erano mancati più di quanto potessi credere.

Mossi convulsa le mani, fino a che non vennero fermate da quelle di Christopher che le intrecciò con le sue. Osservai le sue iridi acquietarsi e, in men che non si dica, mi ritrovai distesa su quel prato di quarzo rosa a causa di James che mi corse incontro abbracciandomi.

Lo rassicurai sulle mie buone condizioni fisiche, fino a che non persi lo sguardo in quella meraviglia di luce che era il cielo.

«Dove ci troviamo? Dovevamo raggiungere New York, non questo posto!» imprecò Colton con il naso all'insù. Quando riuscii ad assestarmi sulle mie gambe tremanti, richiamai la loro attenzione. Christopher mi sosteneva rimanendo al mio fianco.

«Sono sicuro di aver pensato alle giuste coordinate... non ho mai sbagliato un viaggio» rivelò Max affranto. Si sentiva colpevole, ma non poteva immaginare la vera causa di quella deviazione.

TravellersWhere stories live. Discover now