28. Anniversario.

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«Non abbiamo più tempo! Forza, tutti fuori, dobbiamo andare!» ordinò la padrona della stanza dopo aver consultato il ciondolo appeso al suo collo e richiudendolo con uno scatto secco.

I minuti si susseguirono rapidi come le occhiate che mi erano state rifilate da quando avevamo messo piede nella sala dei ricevimenti. Il luogo sembrava avere la grandezza della biblioteca oltre che la stessa forma ovale. Mi domandai se fosse la sua stanza gemella nella parte opposta del castello. Era stata addobbata di tutto punto in ogni minimo particolare.

Max mi aveva gentilmente offerto il suo braccio come appoggio e io con un sorriso avevo accettato candidamente. Mi guidava tra la folla, seguendo il percorso designato da un magnifico tappeto bordeaux.

Il perimetro della stanza era stato decorato a festa, alternando alle luminarie di plasma colorato, le decine di centinaia di quadri appesi lì dove tutti avessero potuto studiarli. Uno dopo l'altro avevo letto i nomi dei più facoltosi Consiglieri e dei più famosi viaggiatori. Era un tripudio di gioia e di orgoglio oltre che un momento importante per ricordare chi fosse al comando e celebrarlo.

Passo dopo passo avevo notato i magnifici lampadari, gli arazzi che arredavano il colonnato del tardo rinascimento. Persino i candelabri avevano trovato posto, proprio accanto ai magnifici bouquet curati petalo per petalo.

«Kit, dove è la tua accompagnatrice?» fece notare Max con un sorriso sornione. Il primo sbuffò alzando gli occhi al cielo.

«Sarà qui da qualche parte, credo...» iniziò mirando intorno a sé volti a me sconosciuti. Fino a che le sue iridi puntarono la fine del tappeto. «... Leah! Leah Kally! Sono qui!» gridò ricercando la sua attenzione. Mi venne da ridere, alla fine aveva scelto proprio la studentessa più sexy dell'ultimo anno.

Lo scorsi allontanarsi per poter conversare con la sua nuova fiamma sotto le effigi della Preside Lyza. A rubare la mia attenzione, però, era stato il quadro appeso al suo fianco rappresentate un giovane ragazzo biondo dai lineamenti marcati e lo sguardo fiero.

In un primo momento avrei giurato che fosse Sander, ma osservando di sottecchi l'espressione cupa di Chris al suo passaggio, capii che in quel ritratto, sorridente e pieno di vita, non era altro che immortalato suo padre.

«Tutto bene?» mi domandò Max notando il calo del tono del mio umore. Accennai con il capo affinché non si preoccupasse.

«Tua sorella Rosalinde, invece? Sta ancora male e non potrà partecipare alla festa?» riproposi spostando il centro della conversazione. Notai gli occhi scuri di Maxfield perdersi nel vuoto per qualche centesimo di secondo. Schiuse le labbra senza veramente rispondere, mantenendo un sorriso di circostanza.

«Purtroppo, non è nelle condizioni.»

Poggiai una mano sulla sua spalla per rassicurarlo. «Vedrai che si rimetterà in un baleno. Non vedo l'ora di conoscerla!» Avvertii il suo irrigidimento.

«Lo vorrei anch'io» sussurrò corrugando la fronte e distogliendo lo sguardo.

Annuii concentrando la mia attenzione verso il centro della sala.

Troneggiava indiscussa una struttura di metallo e cristallo che attirava a sé tutta l'attenzione. Sulle superfici argentate catalizzavano i fasci di luce che si disperdevano sulle cascate di gioielli. Era un caleidoscopio di dimensioni gigantesche ed era possibile ammirarlo da ogni dove.

Davanti a quello era stato costruito ad hoc un palco: sede rialzata utilizzata per permettere a tutti i commensali di essere partecipi ai festeggiamenti.

I tavoli erano rotondi e disposti su più piani in maniera concentrica, permettendo una perfetta ottimizzazione dello spazio. I due poli esterni della sala ovale erano occupati, invece, da due orchestre che suonavano una melodiosa musica di accompagnamento in sincrono. Non che il tempo fosse mai stato un vero problema per loro. In loro prossimità vi erano state adibite due piste da ballo.

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