72. L'amore che move il Sol.

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«Perché lo avete fatto?» sussurrai al vento che trasportava con sé la cenere e l'odore del sangue che ci stavamo lasciando alle spalle. «Dobbiamo tornare indietro» dissi atona, mentre venivo trascinata via.

«Delaney, non possiamo!» iniziò Colton.

«Dobbiamo tornare da lui, per salvarlo! Non è morto, ne sono certa!» ripresi a più voce.

«È probabile... sì... lui è il nostro caposquadra, lui... lui...» Lake tirò su col naso, cercando di non far trasparire la commozione che provava al sol pensiero di aver perso un altro fratellone.

«Christopher è vivo, dobbiamo salvarlo! Perché non lo capite?» il mio pianto disperato sovrastava qualsiasi pensiero e rumore, ma sembrava che i miei compagni non volessero starmi ad ascoltare.

Quello che all'inizio era una fortezza ricoperta di pietre lucenti e graniti lavici, era divenuta una rovina in piena regola.

«Lui è lì, ne sono certa!» urlai.

«Adesso, basta!» Colton arrestò la sua corsa mettendomi a sedere al suolo con violenza. Per la prima volta vedevo i suoi occhi arrossati e le cicatrici che gli scontri gli avevano procurato. Puntò il suo dito contro il mio petto.

«Pensi che io voglia scappare a gambe levate? Credi che mi faccia piacere abbandonare lui tra tutti? Era il mio cazzo di rivale, era l'unico con cui mi sarei mai voluto confrontare. Io-io-» era infervorito nell'animo.

Sol si mise in mezzo, facendo da pacere. «Colton, respira. È sconvolta, puoi capirla. Anche tu lo sei e lo siamo tutti.» Le iridi grigie gridavano tempesta, ma più di tutti lui sapeva cosa sarebbe stato giusto fare. Digrignò i denti al pensiero di dover mantenere la calma, passandosi le mani sulla nuca. «Dobbiamo onorare il suo desiderio e continuare la missione come siamo stati addestrati. Ci siamo intesi?»

Trattenni il respiro cercando conforto tra le braccia di mio fratello, che non tardò ad arrivare. Ma non appena si rese conto che sfiorarmi avrebbe potuto causare il ripetersi degli eventi precedentemente vissuti, fece un passo indietro. Potevo capirlo... neanche io avrei voluto far scattare una nuova scintilla. Abbassai lo sguardo verso le mie mani, ritrovandomi a fissare il tessuto di iuta che ricopriva la clessidra che mi aveva affidato Christopher.

«Cosa faremo adesso?» Mike in sottofondo riprendeva fiato e chiedeva delucidazioni.

«Tornare indietro è fuori discussione. Dobbiamo raggiungere Max e Mallek e nasconderci nella linea temporale almeno per recuperare le forze. Nessuno di noi è in grado di utilizzare i propri poteri al meglio, quindi dobbiamo ritirarci. Anche se non so quanto possiamo sfuggirli in questo stato.» Sol ci fece riflettere, aveva ragione.

«E se usassimo James a nostro vantaggio, come una batteria?» Lake si pose al fianco del mio fratellastro toccandogli una spalla.

Il figlio di Blake scosse il capo indietreggiando. «Ho visto con i miei occhi ciò che il sovraccarico di energia causa e non voglio che accada di nuovo. Potreste morire.» Il ragazzo aveva la voce rotta e commossa.

Mentre i secondi si susseguivano veloci, mi estraniai da quelle conversazioni, completamente in balia della sfera di cristallo contenente le sabbie del tempo. La stria sottile tinta di rosso era quasi impercettibile, mentre il flusso cobalto circolava indenne. E fu così che per fortuna o, per errore, i miei occhi misero a fuoco una sottile, quanto invisibile frattura che traspariva sulla facciata anteriore dell'oggetto più potente dell'intero universo.

Sobbalzai nervosa. Tremando al sol pensiero di ciò che significava. «Si è scheggiata!» urlai in preda al panico. Tutto ciò che cercavamo di salvare sarebbe stato vano, se la clessidra si fosse liberata del potere strabordante con cui era stata forgiata. Mi guadagnai l'attenzione di tutti. «La clessidra, si è scheggiata. Se dovesse rompersi-» venni interrotta dal rumore di spari lontani che squarciarono l'aria.

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