55. Safe and sound.

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Non seppi quantificare quanto tempo impiegammo per riprendere il controllo dei nostri poteri.

Dopo aver ricevuto udienza nell'accampamento della squadra di ricerca, sapevamo che niente sarebbe stato più lo stesso.

Arkus ci promise protezione finché non avremmo completato la missione: salvare ogni singolo viaggiatore.

E così era iniziato il nostro riscatto.

Flare si era premunita di aiutarci a trovare un equilibrio tra quello che era il nostro corpo e la rigenerazione che avrebbe permesso il miracolo della salvezza. Era necessario che ci riposassimo a dovere, se non avessimo voluto andare incontro al consumo totale.

Quando Christopher riprese le forze perdute, fu Lake la prima a mostrare il suo arsenale di poteri: afferrò la mano del capitano stringendo le esili dita intorno al suo palmo ruvido per attingere alla fonte dell'accelerazione.

Le tremavano le ginocchia, mentre osservava il formarsi di una nuvola di antimateria sempre più grande, proprio dinanzi al suo naso.

Era stato come andare in bicicletta per lei. Si tuffò a capofitto volteggiando nell'aria scomparendo più volte fino a ricadere addosso a Mike. I due non smisero di ridere fintanto che ne avevano le energie.

Ma non era stato tutto così semplice e lineare. Tra i limitanti vi era malcontento e frustrazione. Da quando Christopher aveva affrontato e sconfitto il loro grande capo, alcuni non si davano pace. Era stato come uccidere il loro Dio.

"Piuttosto preferisco marcire qui, che farmi aiutare da voi schiavi" ripetevano, credendoci pedine di un'Accademia che non esisteva più.

Persino Mallek aveva preferito rimanere in disparte, mentre tutti i componenti della squadra facevano passi da gigante nella manifestazione delle proprie abilità latenti. "È il tuo turno!" aveva urlato Colton dopo aver aperto un portale verso il quindicesimo secolo. Ma la pacca d'incoraggiamento sulla sua spalla si era tramutata in un'iniqua battuta d'arresto.

"Non ce la faccio" aveva pronunciato con gli occhi ricolmi di agitazione e rimorsi, mentre il suo corpo si irrigidiva.

Non era ancora pronto.

Egli sapeva bene che permettere a Christopher di accelerare la propria velocità di fuga gli sarebbe costato caro. Significava piegarsi alle voci di milioni essere umani che percorrevano gli infiniti sentieri di vita mai esistiti. Avrebbe avvertito la morte dell'universo a partire dal singolo istante in cui avrebbe sfiorato Christopher.

Lui non voleva sottoporsi nuovamente a quel supplizio. Non voleva bruciare fin nelle viscere ogni giorno per l'eternità. Era un peso e una responsabilità troppo grande.

Ma sapeva che il momento sarebbe presto giunto. Era inevitabile.

Quando iniziammo i trasferimenti solo alcuni limitanti si offrirono volontari, a dispetto di quanto avessimo creduto. Della popolazione di centoventinove viaggiatori, dodici furono i pionieri del nuovo mondo. La dozzina selezionata attraversò la nuvola riflettente creata da Colton in pochi secondi.

Dovevamo essere cauti. Gli spostamenti dovevano passare inosservati nella storia. Non dovevamo dimenticare che il nemico avrebbe potuto rintracciare i movimenti anacronistici per scovarli. Pertanto, serviva discrezione.

"Grazie" fu ciò che la sarta Carla mimò, mentre attraversava il portale e stringeva a sé l'astuccio con i suoi utensili. Le sorrisi, sapendo che quella sarebbe stata l'ultima volta che l'avrei vista. I ciuffi biondi furono li ultimi a scomparire.

Con lei si chiuse il primo ciclo di trasferimenti.

Durante i mesi a seguire convincemmo solo altri cinquantasette viaggiatori a lasciare quelle lande desolate per intraprendere una nuova vita. Ed era maledettamente frustante!

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