71. Testa, cuore, animo.

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L'impatto sul versante est dell'abazia era stato attutito dai movimenti rapidi di Chris, il quale non aveva avuto indugio nell'individuare il luogo più al sicuro dell'intero circondario. Di spalle contro il marmo centenario, assaporavo la saliva ferrosa deglutendo con difficoltà.

Il cuore pompava nel petto, mentre avvertivo un ronzio di sottofondo fin dentro le mie viscere per colpa del caos che si era scatenato e che avevo previsto. Era faticoso muovermi o provare a parlare. Quella sensazione di estremo malessere iniziò ad attenuarsi solo pochi secondi dopo.

Il caposquadra si assicurò che James fosse illeso, prima di concedermi la sua piena attenzione e coinvolgerlo nel processo. «Che cosa è accaduto prima?» gli chiese tagliente, eppure, quei suoni mi sembravano così ovattati.

Mio fratello era esterrefatto. A malapena riusciva a contenersi per non scoppiare in un pianto disperato. Con le palpebre spalancate e una mano frenetica a passare sul suo volto smunto iniziò a rimuginare su ciò che erano stati gli ultimi istanti prima del crollo. «Ero disperato, volevo... volevo solo che questo dolore smettesse e lei mi stava trascinando via!»

Chris mi afferrò il viso mantenendo le sue iridi castane fisse a scrutare i cambiamenti sul mio volto. Aveva la fronte corrugata in un cipiglio di estrema preoccupazione in contemplazione di un qualsiasi segnale da parte mia. E fu così che con estrema flemma, quasi bisbigliando, pronunciai un flebile "sto bene".

Allungai una mano verso di lui. La ferita che si era procurato pocanzi sullo zigomo alto pulsava a contatto con i miei polpastrelli.

Per un istante potei giurare di averlo visto perdersi in chissà quale pensiero, ma la velocità con la quale riprese il controllo e il comando dei suoi sentimenti mi ricordò i nostri primi momenti insieme. Finché ci sarebbe stato da combattere lui avrebbe dato tutto sé stesso. «Dobbiamo andare, subito» ordinò. Chris raccolse le sue ultime energie per aiutare a rialzarci.

Un errore gli sarebbe potuto costare caro.

Schiusi le labbra per cercare di spiegarmi e giustificarmi, ma venni interrotta ancor prima di esalare un respiro. La terra tremò nuovamente. Chris ci fece da scudo con il suo corpo per l'ennesima volta. Stretti nella sua presa attendemmo la fine della scossa: erano divenute sempre più ravvicinate.

«James, lo avverti anche tu?» domandò Christopher osservando il suo braccio attorniato a quello dell'amico. Il mio povero fratello, però, non aveva idea di cosa stessa blaterando. «Io-io-» provò a discolparsi «non sento niente».

Scuotendo il capo e prendendomi tra le sue braccia, il capitano ci condusse verso l'uscita laterale all'altare che dava accesso sul chiostro esterno dove alcuni ribelli giacevano senza vita ricoperti di sangue e polvere. Trattenni il disgusto evitando di osservare più del dovuto, mentre mi nascondevo al mondo abbandonandomi contro il petto del mio salvatore. Ero priva delle mie forze in senso viscerale.

Mantenendo lo sguardo alto, Chris incurvò un angolo delle labbra osservando l'arrivo dei nostri più cari amici.

«State tutti bene?» Sol si gettò in avanti toccandomi la fronte e constatando la mia reattività. Lake e Mike fecero lo stesso con James, il quale sembrava essere regredito a uno stato primordiale di inattività. Colton chiuse il cerchio tenendo alla larga gli ultimi nemici che avevano provato ad accerchiargli.

Ero così felice di rivederli.

«Siamo sopravvissuti. Come è la situazione di là, invece?» domandò Christopher.

Sol scosse il capo facendo rapporto. «Tutte le bombe al plasma sono state dismesse grazie a Mike. La cattiva notizia è che non siamo riusciti a proteggere le ancore. Non sono stata in grado di curare le ferite di nessuna di loro e Theon è alle nostre calcagna facendo piazza pulita di qualsiasi corpo. Non ci vorrà molto prima che ci raggiunga.» Ingoiai la saliva sentendomi responsabile.

TravellersWhere stories live. Discover now