Luna

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Eva

Mi svegliai sentendo un mormorio lontano, quando non dormivo nella mia casa non riposavo bene e soprattutto bastava anche il semplice soffio del vento a disturbare il mio sonno.
Le parole mi arrivavano sfocate, parlavano in spagnolo e di prima mattina il mio cervello non era esattamente in grado di tradurre.
Guardai l'orologio, segnava le 8:30, poi spostai lo sguardo sulle lenzuola in cotone bianco in perfetto contrasto con la coperta e i cuscini grigi, quel ragazzo era troppo minimal per la sua età, avrei continuato a dirlo.
In realtà qualsiasi cosa lo riguardasse era decisamente strana.
¿Está en nuestra cama? era una voce femminile, ovattata ma autoritaria.
"Sì Anto" rispose Paulo.
Antonella, era la sua fidanzata e io mi sentivo decisamente di troppo in quel contesto.
Non volevo alzarmi però, per la prima volta in vita mia mi vergognavo da morire, non per la situazione ma per le condizioni in cui mi ero fatta vedere la sera prima da lui.
Adesso conosceva tutti i miei limiti, i miei punti deboli e la mia vulnerabilità, se voleva colpire aveva tutti gli elementi per capire dove e come farlo.
Tutto ciò mi spaventava, anche parecchio, e sarei voluta rimanere nella mia bolla ancora per un po', dove non si parlava con nessuno e le uniche conversazioni si facevano la sera stesa sul pavimento del terrazzo con la luna.
Brillante ma al contempo fioca, proprio come me che potevo dare tanto ma alla fine ciò che facevo non era mai abbastanza, così anche lei che per quanto s'impegnasse ad essere abbagliante e luccicante non avrebbe mai raggiunto i livelli del sole, costretta perciò a rimanere nel buio della notte accompagnata dalle stelle ad aiutarla nel suo lavoro piuttosto che avere il privilegio di esser da sola insieme ad un cielo azzurro limpido a farle semplicemente da contorno.
Ecco, forse era proprio quella la sostanziale differenza tra me e la luna, nonostante già da sola non fossi in grado di brillare così tanto da meritare il giorno si aggiungeva che nessuno fosse disposto ad aiutarmi ad illuminare quantomeno la notte.
"¡La violaron ayer! ¿Te parece justo?" alzò il tono della voce, poi un tonfo, aveva sicuramente tirato un pugno a qualcosa.
Un silenzio intramontabile seguì a quel suo gesto.
"La vida es injusta Pau, perdone, non tenía que hablar así de ella. ¿Puedo verla?" era così carina e gentile.
Sentii dei passi avvicinarsi nella mia direzione e a quel punto avevo soltanto due scelte: tornare nella posizione da sonno e fingere di star dormendo oppure rimanere lì com'ero, seduta sul materasso con il lenzuolo a coprirmi le gambe, e sorridere.
Troppo poco tempo per pensarci, erano già lì di fronte a me con sulla faccia dipinta un'espressione sconvolta, quasi tramortita.
"Ehi, buongiorno" mi si avvicinò cauto accomodandosi poi al mio fianco.
La ragazza lo guardò e titubante fece lo stesso.
"Eva, lei è Antonella, la mia ragazza" la presentò e mi affrettai a porle la mano che strinse senza indugiare troppo.
"Sono corsa qui perché Nahuel mi aveva detto.. vabbè non importa. Come stai?" alzò gli angoli della bocca.
Mi girai verso Paulo, stava facendo la stessa identica cosa, gli occhi innamorati, era completamente perso di lei, e io decisamente il terzo in comodo.
"Va tutto bene, sono in ritardo però, dovrei correre al conservatorio, ho una lezione super importante" bugia, grandissima bugia.
Era sabato e non c'erano lezioni, poi ero in piena sessione perciò l'unica cosa che potevo fare era perdermi tra le note del pianoforte e non uscire di casa tutto il giorno.
Mi alzai di scatto cercando di non rimanere nuda dalla vita in giù dato che i suoi pantaloncini erano enormi per me.
Mi diressi velocemente in salotto per recuperare la mia borsa e cercai di dileguarmi il più in fretta possibile.
Che disagio, che estremo disagio.
Mi servivano le pillole, subito.
"Ho messo i tuoi vestiti a lavare io non.. non pensavo andassi via così presto" mi afferrò per un braccio trattenendomi mentre ero sul punto di abbassare la maniglia della porta d'ingresso.
"Si non preoccuparti, io ti lavo questi e poi quando passo a prendere le mie cose te gli porto indietro" sorrisi e quando mollò la presa corsi fuori lasciandomi tutto alle spalle.
Tirai fuori il flacone, lo svitai per aprirlo e dunque: uno.. due... tre... e giù.
Ormai non avevo nemmeno più bisogno dell'acqua, scendevano che era una meraviglia.
Mi ero dimenticata come fosse il peso da portare sulle spalle dopo aver mentito..
Avevo bisogno di dimenticare tutto, a partire dallo spiacevole accadimento della sera precedente alle sue parole.
Voleva esserci per me ma io non ero certa di volerlo anzi, fare entrare nuove persone nel mio universo per il terapista era un no categorico.
Non ero pronta a ricominciare ad avere rapporti seri, che fossero d'amicizia o altro, avevo solo bisogno di tempo, tempo da trascorrere da sola con me stessa, avevo bisogno di capire e capirmi e quello non comprendeva terzi.
Sei tu che non vuoi l'aiuto delle stelle, non loro a non volerti aiutare.
No, basta paranoie.
Ero fatta così, fatta per stare da sola, fatta per l'indipendenza, sin da bambina.
Avevo bisogno di scopare per lasciarmi andare un po' e sciogliere la tensione perciò, dato che non me ne sarei comunque stata a casa a far nulla, mi vestii decentemente, acconciai al meglio i capelli e cercai di fare due codine di eye-liner simmetriche fallendo miseramente, ma infondo che importava? Non ci riusciva nessuno, perciò.
Infilai le décolleté nere ed uscii alla ricerca di qualcuno pazzo quanto me che bevesse un mojito alle nove del mattino e lo trovai, o meglio la trovai.
Era bellissima, capelli rossi, occhi color antracite e il suo corpo.. Dio era perfetto.
"Che hai intenzione di fare? Ordinare altro e continuare a guardarmi oppure sussurrarmi all'orecchio di andare insieme da te?" così si era presentata dopo esserci lanciate delle occhiate a distanza di pochi metri dove erano collocati i nostri sgabelli.
"Volevo godermi ancora un po' il bel panorama ma se proprio insisti" mi alzai lasciando una banconota da 20 sul bancone e le feci segno di seguirmi.
"Prima che qualsiasi cosa succeda tra di noi, niente nomi, niente numeri di telefono, tra un paio d'ore io mi sarò dimenticata di te e pretendo tu faccia lo stesso con me, non voglio legami di alcun tipo" fredda e dura, come mi sarei dovuta comportare anche con lui, e invece avevo sbagliato.. ma non avrei ripetuto l'errore, assolutamente no.
"Okay donna misteriosa" portò una mano sul mio sedere palpandolo leggermente.
Mi morsi il labbro inferiore mentre cercavo d'infilare la chiave dentro la serratura senza creare altri danni, proprio come quella volta..
Cavolo, ci conoscevamo da così poco e c'erano già tantissime cose che mi facevano pensare a lui.
'Fanculo me e la mia fissa per i dettagli.
Svuota la mente, svuota la mente.
Improvvisamente la afferrai per i fianchi e posai prepotentemente la mia bocca sulla sua senza chiedere il permesso.
Ricambiò il bacio iniziando a spogliarmi, senza un minimo di pudore o imbarazzo, proprio quello che mi aspettavo da del buon sesso occasionale ma non tutti riuscivano a passare quel limite dove i sentimenti di qualsiasi tipo erano totalmente esclusi.
Le tolsi quella ridicola camicetta da segretaria scoprendola nuda al di sotto e mi fiondai sui suoi capezzoli, succhiando, leccando ed eccitandola da morire.
I suoi gemiti alle mie orecchie e le sue mani tra i miei capelli fecero eccitate anche me, tanto che dovetti toccarmi attraverso i pantaloni per placare quel dolce dolore alla vulva e soprattutto i miei istinti.
Senza dir nulla, senza spostarci di un centimetro rimanemmo nude, l'una di fronte agli occhi lussuriosi dell'altra, e lì, sul pavimento dell'ingresso, iniziammo a provare piacere all'unisono, con la mia intimità sulla faccia e io piegata in avanti verso la sua.
Pochi minuti e l'orgasmo che mi attraversò fu così intenso da far tremare ogni centimetro dei miei muscoli, merito delle sue dita e della sua lingua.
Dopo poco venne anche lei ma non ci bastava, non ancora.
Ci spostammo sul divano dove continuammo per altri trenta minuti buoni probabilmente facendoci sentire dall'intero plesso ma poco importava, quei bigotti erano abituati a sentire le mie urla molto spesso e sicuramente anche più forti di così.
Il piacere mi scosse per almeno altre due o tre volte, ero estasiata, sdraiata con gli arti penzolanti, mezza morta, mentre lei fumava una sigaretta in intimo.
Mentre mi godevo il briciolo di goduria che rimaneva dopo il sesso ben fatto suonarono il campanello facendosi maledire dalla sottoscritta più e più volte.
Infilai le mutandine e mi coprii il seno con un braccio andando ad aprire, come se fosse una cosa sensata e non sembrasse sconvenite a chiunque ci fosse dietro quella porta.
Beh, ero pur sempre brilla e inebriata, non avevo colpe.
"Ti ho portato i.. Eva, Gesù! Sei nuda!" ancora lui.
"E tu sei sempre in mezzo, che cazzo!" biascicai allontanandomi per prendere le sue cose e ridargliele.
"Non ho fatto in tempo a lavartele, sei un rompipalle, potevi pure aspettare eh" gliele lanciai sbuffando.
Tenne lo sguardo basso.
"Perché cazzo non mi guardi? Ti faccio schifo per caso?" spalancai le braccia e proprio in quel momento mi resi conto di essere completamente scoperta.
Effettivamente quella di usare gli avambracci come reggiseno non era propriamente una grande idea.
L'unica cosa che potevo infilare era la sua maglietta perciò..
"Te la lavo e te la riporto domani, promesso" sussurrai arrossendo prepotentemente.
"Vabbè io vado, è stato un piacere... Eva" la ragazza con cui ero stata fino a poco tempo prima mi sorpassò irritandomi potentemente.
In realtà mi avrebbe dovuto irritare lui che aveva gridato ai quattro venti come mi chiamassi ma non riuscivo ad odiarlo, proprio per niente.
Perché per una volta le cose non potevano andare come le avevo programmate?
"Voi due avete..?" si grattò la nuca visibilmente imbarazzato.
"Si, siamo state a letto insieme" andai verso la cucina, dato che era la più vicina, per sciacquarmi il viso e apparire quantomeno presentabile.
"Quindi tu sei..?" mi seguì.
Perché si faceva tanti problemi a dirlo?
Incredibile come l'omosessualità fosse ancora un tabù nel 2015, mica eravamo nel medioevo.
"Vado con tutti indistintamente, il genere non m'interessa, per me esistono le persone" feci spallucce.
Sperai capisse, che non dovessi aggiungere nulla, e così fece.
Si sedette in silenzio sul divano dove qualche minuto prima.. oh mamma mia ero schifata per lui, ma dato che non ne sapeva nulla sarei rimasta in silenzio conservando il mio piccolo segreto, almeno quello.
"Paulo ora mi spieghi che cosa ci fai qui per favore? E non dirmi che è per i vestiti perché non ti credo" non volevo essere scortese ma la sua insistenza mi pareva un po' esagerata.
"Ti ho sentita rientrare e sono passato a vedere come stessi"
Ah quindi mi stalkerava?
"Mi stalkeri?" mi scappò, in realtà non volevo uscisse dai miei pensieri.
"Mi preoccupo"
Mamma mia, era così.. molesto.
"Beh dovresti smetterla, ti ho già detto che non mi devi salvare e io sono stanca di ripeterlo. Veramente, basta! Lasciami un po' in pace" sputai fuori esasperata.
"Perché non vuoi il mio aiuto? Sono solo di compagnia" provò ma non avrei desistito così facilmente e per così poco.
"Non voglio alcuna compagnia, forse non ti è chiaro. Voglio stare da sola, SOLA, lo capisci o te lo devo dire nella tua lingua madre? Quiero quedarme sola, così è più chiaro?" mi scagliai contro di lui forse esagerando un po'.
Si alzò in piedi e con fare fintamente minaccioso si avvicinò alla porta.
"Così vuoi? Va bene, non mi vedrai più, ma non venire a cercarmi nel buio della notte quando avrai paura, non aspettarti che mi prenda cura di te o che domattina sarò comunque davanti a questa fottuta porta per darti il mio sostengo" la aprì, uscì e la richiuse producendo un rumore sordo.
Tornai a stendermi sul pavimento del balcone guardando la luna, non avevo paura e non avvertivo minimante il senso di vuoto, perché ero sicura che il mattino dopo, dietro quella porta, lui ci sarebbe stato.

Él ||Paulo DybalaWhere stories live. Discover now