I know you hate to smoke without me

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22 gennaio 2016

Dormire nuda al suo fianco era la cosa più gratificante al mondo.
Prima d'allora non mi sarei mai sognata di fare una cosa del genere, con nessuno,  lui però mi faceva sentire al sicuro, quando eravamo insieme stretti sotto le coperte il mondo faceva meno paura.
Quella mattina però ci saremmo dovuti separare per il weekend, il giorno dopo la Juve avrebbe dovuto affrontare la Roma in casa e Paulo era stato convocato, finalmente dopo tanto tempo avrebbe avuto l'opportunità di scendere nuovamente in campo e l'Olimpico pesava sempre.
Voleva andassi con lui, che fossi al suo fianco in uno dei momenti più importanti della sua carriera ma non potevo, avevo accettato un lavoro super importante e non mi era concesso tirarmi indietro.
Dovevo registrare dei pezzi per uno dei cantanti italiani più in voga del momento, il fatto che avessero scelto me per comporre la musica giusta sulle sue parole poiché mi reputavano "una giovane dalla spiccata sensibilità" era non solo un onore ma soprattutto fonte di estrema fierezza e gratitudine verso me stessa che non mi ero mai permessa di demordere o abbandonarmi al dolore.
Forse un po' era anche merito suo che non mi aveva concesso alcuna chance per riuscire a farlo.
"Buenos días guapísima" mi cinse la vita attirandomi a sé.
Non risposi subito, volli restare ancora qualche secondo nei miei pensieri poiché quando gli avrei parlato tutto sarebbe improvvisamente diventato reale e non ero pronta.
"Ya te extraño" sussurrò con la sua infinita dolcezza.
Lo sentii nella sua voce, che cercò di attutire il colpo, ma si trattava di me, ero una bomba ad orologeria.
"No me lo digas" mi voltai verso di lui e feci scontrare le nostre labbra prima che potesse aggiungere altro.
Sperai che recepisse il messaggio, niente chiacchiere amiamoci e basta, in completo silenzio.
"Mi mancherai, spero che vada bene con l'inciso" carezzò la mia spalla per l'ultima volta, poi si alzò e corse in doccia canticchiando.
La prime sensazioni che ebbi con lui si ripetevano come un mantra man mano che andavamo avanti, non potevo farne a meno.
Quando non c'era l'aria mancava, mi sentivo smarrita e triste con un'immensa voglia di ubriacarmi con l'alcool dato che non potevo farlo con i suoi baci.
Una di quelle sere mentre lui sarebbe stato in ritiro sarei tornata a guardare la luna stesa sul gelido terrazzo, per sentirmi libera, per assorbire la sua carica, ma soprattutto per ricordarmi che avevo trovato le mie stelle.
Pochi giorni fa avevamo avuto l'incontro con l'avvocato e ancora non potevo crederci, la mia storia gli era apparsa chiara sin da subito facendo intendere che non fosse la sua prima volta in un caso del genere, il che mi rammaricò un po', non avrei mai augurato a nessuno di vivere quello che era capitato a me.
Quando sentii il mio cognome si dimostrò sicuro e non impaurito come accadeva la maggior parte delle volte.
"Ho perfettamente idea di che tipi d'individui andremo ad affrontare ma ricordiamoci che con tutte le prove in mano siamo noi a far paura a loro" disse.
Di timore ne avevo molto, ma infondo cosa avrei perso? Nulla, la mia bambina non era mai stata con me, al massimo sarebbe rimasto tutto uguale, non poteva peggiorare.
Avevo passato l'intera settimana a controllare gli scatoloni del trasloco, non avevo i certificati di nascita poiché gli avevano manomessi ma trovai i test, le ecografie che portavano il mio nome, l'attestato dei ricoveri in clinica e le ricette degli psicofarmaci che non corrispondevano con quelli prescritti nell'istituto dove mi avevano poi rinchiusa.
Non esisteva via d'uscita per loro.
Per evitare che si perdessero o che succedesse chissà cosa le consegnammo immediatamente togliendoci il pensiero, ora non ci restava che pazientare.
"Nena, hai visto i miei pantaloni?"
"Quali?"
Ne aveva ottocento paia, poteva essere un po' più specifico.
"Quelli della società, ho la giacca e la camicia qui in cabina ma loro non ci sono"
Mi domandavo continuamente perché avessi scelto come fidanzato qualcuno ancor più sbadato di me, non eravamo una coppia che faceva centro così, anzi.
"Controlla in lavanderia, ieri gli hai stirati, saranno lì sicuramente"
Una delle poche cose che ci contraddistingueva era che avevamo deciso di non prendere una cameriera o una donna delle pulizie, almeno non per tutti i giorni.
La cosa che più avrei odiato sarebbe stata perdere d'indipendenza in casa mia, forse perché quando ero piccola da noi la servitù aveva un carattere pessimo, erano di un'antipatia unica.
Ad ogni modo preferivo sbrigarmela da sola e avevo costretto lui a fare lo stesso uscendo dalla zona privilegiata da maschio alfa il quale credeva di essere.
Peccato che con me non funzionava affatto, ero stanca di sentirmi la ragazzina viziata com'ero sempre stata etichettata.
"Mi accompagni a Vinovo? Così torni con la macchina senza lasciarla lì fino a domenica"
Male, mi voleva male.
"Okay, ho 5 minuti per pettinarmi e infilare qualcosa?"
Dovevo affrontarlo, non sarebbe stata l'ultima volta che saremmo stati distanti.
"Vai tranquilla, se ti va puoi scendere a fare colazione con noi"
Pazzo.
"No tranquillo, più tardi vado a fare un aperitivo con Anna, dobbiamo preparare un paio di cose insieme, penso si unisca anche un violinista, almeno così ho capito"
Mi diressi all'armadio tirando fuori un top nero e una tuta grigia, non avevo per niente voglia di mettermi in tiro, e completai il tutto con una felpa chiudendo la zip fino all'ombelico.
"Torni a cambiarti dopo? Il tempo c'è se vuoi far ora"
Dimostrando che mi conoscesse troppo bene, dato che in quelle condizioni non mi sarei mai presentata di fronte a chiunque non fosse lui, mi suggerì con parole buone di rinnovare il mio outfit.
"Nono, per oggi va bene così, sono a pezzi" risposi attorcigliando la mia lunga chioma in una crocchia veloce.
"Devo andare a tagliare i capelli, non gli sopporto più"
Accorciarli ogni due per tre era il mio vero stile di vita, gli odiavo lunghi però puntualmente volevo mi crescessero in fretta per poi fare nuovamente il caschetto nemmeno tre mesi dopo.
Sempre coerente devo ammettere.
Mi guardò stranito ma non aggiunse niente per non incappare in un mio attacco d'ira.
"Che privilegio accompagnare Paulo Dybala allo Juventus center" lo sfottei.
Giuro, mi ci mettevo davvero d'impegno per capire l'entusiasmo dei e delle fans ma non ci riuscivo.
"Sai in quante vorrebbero farlo? Ritieniti fortunata"
"Sai in quanti vorrebbero avere una donna di successo disposta a portarli a lavoro? Ritieniti fortunato"
1-0 per Eva.
"Okay parliamo di cose serie, questa sera dopo gli allenamenti posso chiamarti? Così ti racconto la mia giornata, tu la tua, possiamo fare sexting mentre Juan è in doccia.."
Fece scivolare la mano lungo la mia coscia facendomi sgranare gli occhi, per fortuna riuscii a tenere le mani salde sul volante senza andare fuori strada.
"Paulo dai, smettila"
Eravamo su un'extraurbana secondaria anticipati e seguiti da almeno dieci veicoli.
"Non ho intenzione di procurare un incidente, ci penseremo questa sera" lo rassicurai, non sarebbe di certo mancata l'occasione.
"Ho preso una cosa dal tuo cassetto"
Aveva fatto cosa? Voltai immediatamente il capo verso di lui con espressione terrorizzata.
Già il fatto che avesse frugato tra le mie cose mi spaventava a morte.
Tirò fuori dalla tasca un telecomandino rosa.
"Vibratore a distanza? Che pazzerello" ammiccai.
"Possiamo usarlo, se ti va"
Sorrisi, come avrebbe potuto non andarmi?
"Devi scaricare l'app, quello funziona solo fino a 300 metri"
Il mio piccolo e dolce bambino, quando aveva tirato fuori il suo lato caliente?
Beh, in realtà negli ultimi giorni me lo aveva dimostrato in vari modi..
"Dovrò presentarti agli altri prima o poi, lo sai vero?"
Sarà fatto ma.. meglio poi che prima.
Avevo paura del giudizio, insomma non c'entravo nulla con il loro mondo, con le partite, le belle mogli sugli spalti e tutto il resto.
Non gli sarei saltata addosso dopo una vittoria, non avrei riempito i social di nostre immagini o tweet elogiandolo, avrei semplicemente festeggiato le sue vittorie con un "bravo" accompagnato da un sorriso.
Lui avrebbe capito, sapeva com'ero fatta, ma gli altri no, e non volevo finire sotto l'occhio del ciclone per quello.
"Va bene amore, siamo arrivati. Ricordati di scrivermi appena arrivi, okay?"
Infondo infondo ero come una mamma molto premurosa, mi preoccupavo se non mi avvisava, ero sempre e costantemente in pensiero poiché sapevo quanto il mondo potesse essere una merda e non volevo che tutto quello schifo lo sfiorasse minimamente, non di nuovo per lo meno.
Lui, sempre così dolce e dall'animo buono con tutti, dal cuore grande, volenteroso di accogliere tutti sotto la sua ala protettiva
Lui, semplicemente il mio amato Paulo.
"Certo. Tu fammi sapere com'è andata con il violinista" mi lasciò un bacio a fior di labbra, poi cercò di scendere ridacchiando.
Gli lasciai una cinquina sulla nuca prima che riuscisse a scappare e gli urlai dal finestrino: "coglione" venendo ricambiata da un "ti amo".
Salutai velocemente con la mano chi conoscevo e ripresi il mio cammino verso il bar dove ci eravamo date appuntamento io e la mia amica.
"Stimata collega" la richiamai non appena mi avvicinai al tavolo dov'era seduta.
"Ciao tesoro, tra poco arriva Cosimo, è un gran figo te lo dico, se non fossi occupata te lo avrei già presentato"
Molto di consolazione.
"Nel frattempo vado a salutare il barista, siamo amici da tempo, torno subito" e mollai la borsa con dentro il portatile e gli spartiti sulla sedia.
"Salve, cosa posso portarle?" chiese avvertendo una presenza ma rimase di spalle a svuotare un bicchiere nel lavabo.
"Ciao Gio" e all'udire della mia voce girò il capo di scatto.
"Eva, oh mio Dio, quanto tempo è passato?" si lanciò sul bancone per stringermi in un abbraccio.
"Tanto, ti devo ancora €20" ridacchiai.
"Oh ma smettila, l'importante è che stai bene"
Che caro, era davvero una bellissima persona.
"È tutto apposto, ho avuto il mio bel da fare"
Periodi difficili ma al contempo bellissimi.
"Dybala ho visto, davvero complimenti"
Lui aveva.. visto?
"Scusa come fai a saperlo?" non lo dissi con un tono arrogante quanto assolutamente di domanda.
Ero sorpresa, molto.
"C'era una vostra foto su un giornale online, uno di quelli che leggo di solito. Eravate fuori dalla discoteca insieme a Morata e delle altre persone, eravate abbracciati e il titolo diceva "i numeri nove e dieci della Juventus a fare festa con le loro donne", ti ho subito riconosciuta"
Noi eravamo sul giornale? Noi? Seriamente?
E perché non se n'era accorto nessuno?
"Spero fosse un sito dalle poche views, non vogliamo che si sappia, abbiamo deciso di mettere da parte l'esposizione mediatica per ora"
La visibilità, così tanto amata da molti ma assolutamente odiata dalla sottoscritta.
Nessuno doveva vedere la mia faccia affiancata alla sua, men che meno in un abito striminzito fuori da un club.
Le etichette che ne sarebbero venute fuori, quali ad esempio "puttana", non le avrei sapute reggere, mi avrebbero demolita, non perché non fossi sicura di me stessa, semplicemente mi avrebbero riportata indietro al mio periodo buio dal quale finalmente credevo di esser fuori, e posso assicurare che era quello che mi serviva di meno, mi avrebbe solo danneggiata, lo avrebbe fatto con entrambi.
"Non preoccuparti, si trattava di uno stupido magazine, e io terrò la bocca chiusa"
Buono a sapersi, un problema in meno.
Tornai da Anna quando nottai che un ragazzo pelato aveva preso posto di fronte a lei.
Indossava un giubbotto di jeans, insolito per la stagione, e la mia amica aveva proprio ragione, già a vederlo da dietro sembrava un dio geco.
Io avevo Paulo però.. lui si che era il mio Achille.
"Oh Eva, come ti dicevo, ecco Cosimo" ci presentò lei ancor prima che potessi girare intorno al tavolo per potermi sedere.
"Oddio ma tu sei.." era uno scherzo del destino, non mi sembrava nemmeno reale lì per lì.
Improvvisamente il famoso corriere, quello che mi aveva lasciato il numero il giorno in cui era venuto a consegnare il mio regalo, era diventato un musicista? Aveva rasato i folti ricci?
No, impossibile.
"Che piacere ritrovarci"
Forse suo, di certo non mio.
"Hai cambiato acconciatura, e suoni il violino dunque, se ho capito bene"
Speravo vivamente di essermi sbagliata, non avevo la minima intenzione di lavorarci insieme per un'esibizione.
"Esatto, studio a Cuneo, il mio maestro mi ha indirizzato qui"
Dovetti annuire con rammarico.
Non avrebbe potuto semplicemente, non so, farsi i cazzi suoi il suo insegnante?
Ma ormai ero cosciente di come l'universo remasse contro di me, mi poneva sulla strada numerose sfide convinto che potessi passarle quando a me pareva tutto il contrario.
"Vi conoscete?"
Povera donna al nostro fianco che non stava capendo nulla, anzi forse meglio, stava evitando la sensazione di disagio che l'avrebbe colpita per aver accettato il lavoro senza consultarmi convinta che l'avrei presa con entusiasmo, come avevo effettivamente fatto prima dello spiacevole accadimento.
"Sì, è venuto a lasciare un pacco a casa nostra e dato che Pau tardava abbiamo chiacchierato" risposi omettendo i dettagli almeno per allora, glieli avrei comunicati in un secondo momento, non potevo permettermi di abbassare la guardia e dimostrarmi come intimorita, gli avrei soltanto lasciato spazio per attaccare perciò no.
"Dybala, a tal proposito, è tornato informa? Abbiamo una partita da vincere domani e la Roma non scherza"
In quell'esatto momento mi pentii di non essere andata con lui, al posto di star affrontando quella conversazione magari sarei potuta essere a fare l'amore in una stanza lussuosa con vista sul Colosseo.
E invece..
"Sta bene"
Risoluta e puntigliosa.
Feci pressione in modo che iniziassimo a parlare di Beethoven e del nostro pezzo pianoforte a quattro mani più violino ma la cosa mi fece incazzare ancora di più, era davvero molto bravo in quello che faceva, se la cavava davvero bene, e io stavo facendo una figura di merda poiché troppo distratta dalla sua prorompente figura a pochi millimetri dal mio corpo.
Sentivo la tensione ed ero certa l'avvertisse anche lui, dovevo scappare.
"Esco un attimo, torno subito voi continuate pure"
Afferrai le Marlboro gold dalla borsa e mi fiondai fuori lanciando un'occhiata fugace a Giovanni facendogli capire che non volevo essere seguita.
Non indossai nemmeno il cappotto tanto sbadata quant'ero.
Misi la mano in tasca estraendone il cellulare, c'era una sua notifica di circa mezz'ora prima, diceva: "Sano e salvo, siamo arrivati in hotel proprio ora".
Grazie al cielo.
Mi venne spontaneo far partire la chiamata, avevo bisogno di sentirlo.
Tremante portai la sigaretta alla bocca inspirando, cazzo faceva davvero freddo lì fuori.
"Nena, qué pasa?"
Sapeva non l'avrei chiamato così presto.
"Sento la tua mancanza come un macigno, non hai idea" la voce fioca, le lacrime agli occhi.
"Prendi le pillole se ne hai bisogno, io sono qui, ti sostengo sempre" e mi stupii con che velocità colse il segnale di quello che a breve sarebbe stato il mio classico attacco di panico.
Non avevo ancora imparato a gestire i sentimenti, soprattutto quando c'era di mezzo la possibilità di poterlo ferire con qualche mio atteggiamento.
"Che fai di bello?" chiese quando si accorse che non stavo dicendo più nulla, ero caduta in un silenzio statico dal quale stava cercando di tirarmi fuori.
"Sto fumando appoggiata a una colonna di marmo"
Romantico..
"So quanto odi fumare senza di me, mi dispiace bebe"
Certo che lo sapeva, era il mio confidente più profondo,.
Se mi avessero chiesto dei momenti più belli della mia vita avrei raccontato di quelli passati a parlare con lui mentre mi guardava consumarmi i polmoni senza obbiettare, semplicemente perché mi amava ed era cosciente non fossi una stupida che aveva intenzione di rovinarsi la vita.
"Devo ammettere che sei di molta compagnia" ridacchiai.
Improvvisamente una voce sopraggiunse, lo stavano richiamando, doveva già andare..
"Scusami, mi faccio sentire io appena posso"
No no no..
"Paulo, aspetta" non avevo idea del perché cazzo lo stessi facendo ma sentivo essere la cosa giusta.
"Cosa succederebbe se prendessi un volo e ti raggiungessi?"
Giurai di averlo visto tirar fuori il suo miglior sorriso seppur effettivamente non potessi ammirarlo.
"Ti aspetto" aggiunse soltanto prima di riattaccare.
Dovevo abituarmi a stare senza di lui, infatti la mattina seguente sarei tornata a casa e lo avrei lasciato libero di concentrarsi sul suo lavoro, ma quella notte saremmo dovuti essere insieme e lo sapevamo entrambi.
"Tesoro io scappo, i miei mi aspettano e sono già in ritardo, ci sentiamo presto" Anna uscì all'esterno e venne ad abbracciarmi seguita dalla figura ostile che aveva preso le mie cose, suppongo per non lasciarle incustodite dentro il locale.
"Possiamo fare due passi? Vorrei parlarti"
Chiedeva troppo..
"Fortunato che ho l'auto parcheggiata a un isolato, qui non si trova mai posto, altrimenti sarebbe stato un no, sappilo"
Non avrei finto con lui, non sarei stata carina, dovevo mettere le cose in chiaro.
"Non mi hai chiamato"
Oh andiamo, voleva davvero discutere di quello?
Avrei fatto meglio a rifiutare..
"Sono impegnata Cosimo, mi dispiace" e gli mostrai l'anello sull'anulare della mano sinistra.
"È questo l'oggetto di valore che c'era nella scatola che non volevi ritirassi io"
"Lui disse che il contenuto era per te.." e iniziò a fare due più due.
"Scusami, quel giorno avevamo litigato, la discussione sul pianerottolo è stata la prima volta che ci siamo rivolti la parola dopo giorni di mutismo, accettare il tuo biglietto è stata una provocazione per fargli aprir bocca, sono davvero rammaricata se ho dato origine a false speranze"
Avrei dovuto pensarci due volte prima di farlo, sapevo che una volta chiusa la porta avrei buttato quel pezzo di carta nella spazzatura senza pensarci mai più, o almeno così pensavo prima del nostro incontro.
"Spero tu sia felice con lui, ad ogni modo metterò da parte tutto per il lavoro, non credere che mi lasci influenzare"
Perché, credeva che al contrario io lo avrei fatto?
"Vale lo stesso per me"
Salii in auto senza degnarlo nemmeno di un saluto, solitamente m'impegnavo ad essere cortese ma quella mattina l'unica cosa che volevo fare era tornare a casa e fare il borsone.
Certo, anche prenotare un aereo non era una brutta idea, altrimenti sarei rimasta a piedi.
Grazie a Dio Rayanair era sempre certezza quando si parlava di last minute.
Partenza 17:30 arrivo 18:45, era perfetto! Il ritorno invece era programmato per il giorno seguente alle 8:30, giusto in tempo per essere in sala registrazione alle 11 in punto.
Da Eva a Paulo, 12:12 a.m. :
"Ciao amore! L'atterraggio è previsto per le sette meno un quarto, prendo un taxi e faccio in modo di arrivare il prima possibile da te, ti amo"

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