io forse sarei te

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Canzone consigliata:
Da ricchi noi -Vile (Simone)

"Perché no?"
"Non faremo l'amore finché non chiarirai la situazione con Antonella, quindi non provarci" gli lasciai un altro bacio tentando di scendere dalle sue gambe ma continuava ad attirarmi a sé ed io ero debole, estremamente debole.
"Ehi, devo andare a lezione" lo rimproverai ma niente da fare, non ci mollavamo.
"Continuo a non capire, se non vuoi allora perché non riesci a staccarti da me?" chiese.
"Sono fottutamente arrapata ma sai come la penso, scopare fa affezionare le persone e io non ho intenzione di affezionarmi a qualcuno che è ancora sentimentalmente impegnato con la sua ex" sorrisi e finalmente mi alzai, con gli abiti che avevo stirato con cura ed indossato poco prima completamente stropicciati.
"Sei così incoerente che appena sveglia questa mattina mi hai sussurrato "ti amo" all'orecchio e ora dici di non volerti legare" incrociò le braccia al petto e alzò un sopracciglio.
"Non mettermi parole in bocca che non ho detto, non distorcere la realtà, stammi bene Paulì" e lo salutai con la mano sorridendo provocatoria prima di chiudermi la porta dell'appartamento alle spalle.
Sapevo che in parte avesse ragione ma non potevo permettermi di sbagliare, perdevo la testa ogni giorno di più con lui e al mio primo innamoramento volevo fare le cose con calma.
Incoerente, quella parola che aveva usato mi descriveva alla perfezione, insomma, mi aveva trovato più di una volta a letto con qualcuno incontrato per caso di cui nemmeno conoscevo il nome ma arrivato il momento di farlo con lui, che mi aveva saputa attendere e desiderare, mi ero tirata indietro.
Peccato che fosse proprio quello il punto, lui non sarebbe uscito dalla porta e non me ne sarei dimenticata il giorno dopo.
Fare sesso occasionale non porta assolutamente a nulla, non rimane nemmeno un misero ricordo di un urlo di piacere, serve solo a soddisfare dei bisogni prettamente fisiologici.
Fare l'amore con la persona che ti ha rubato il cuore invece, beh, non sapevo nemmeno come descriverlo proprio perché non l'avevo mai provato prima d'allora.
Nonostante ciò ero certa che ci avrebbe uniti ancora più di quanto già non lo fossimo, che la mattina dopo ci saremmo svegliati diversi, con un po' di consapevolezza in più e la sensazione di stare bene come mai l'avevamo provata prima.
Respirai a pieni polmoni l'aria torinese che tanto amavo, piena di smog forse? Sì, quello sicuramente, ma adoravo la sensazione di libertà che la città mi donava, oppure era semplicemente lui, cosa altrettanto probabile.
Arrivai in conservatorio con un sorriso strano in volto, non era da me che mi presentavo sempre scocciata e imbronciata, tanto che Anna mi chiese se andasse tutto bene.
"Oh sì, una meraviglia" risposi e per un attimo ebbi anche l'istinto di abbracciarla.
Cosa mi stava succedendo? Era come se il mio atteggiamento si stesse modificando.
Probabilmente stavo soltanto stendendo i nervi, quello che era successo con Paulo negli ultimi mesi aveva fatto si che sciacquassi i panni in Arno ed era avvenuto con un'inaspettata involontarietà che non mi aveva scosso ma al contrario accompagnato verso la retta via.
Era proprio lui che mi stava rendendo la versione migliore di me stessa, non poteva che essere così, non ero capace di trovare altra spiegazione.
"Tu invece? Con Alvaro?" mi venne spontaneo domandare.
Oramai avevamo stretto un bel rapporto, studiavamo insieme, talvolta uscivamo anche per un aperitivo o un pranzo ed era molto piacevole parlarci e passarci il tempo.
Non c'erano giudizi, solo consigli da parte sua, e m'impegnavo affinché sentisse anche lei la stessa sensazione di sicurezza e solidarietà che avvertivo io.
"Siamo solo buoni amici, sta frequentando una ragazza molto carina su per giù della nostra età, parliamo spesso in via confidenziale ma nulla di più"
Beh mi faceva estremamente piacere che si fossero trovati, seppur tenendo una relazione amicale, non era scontato e io in particolare lo sapevo benissimo.
"Senti Eva, dopodomani è il mio compleanno, do una piccola festa in casa con i miei parenti, ti andrebbe di passare? Puoi portare anche Paulo se a lui va, mi farebbe tanto piacere averti con me. Sai, vent'anni sono una soglia importante e voglio accanto le persone a cui tengo di più"
Quasi mi si strinse il cuore all'udire quelle parole.
Il fatto che mi reputasse realmente significativa nella sua vita mi sconvolgeva ma al contempo riempiva di gioia.
Dopo aver passato l'adolescenza a lottare contro le parole di troppo, i comportamenti prevenuti, la preclusione nei miei confronti da parte degli altri genitori e di conseguenza dei miei amichetti sapere che a qualcuno importasse realmente della ragazza che aveva avuto modo di conoscere e non di tutte le voci dietro di essa era a dir poco emozionante.
"Certo! Verrò sicuramente. Chiederò anche a Pau se ha voglia di accompagnarmi" sorrisi spontaneamente.
"Oddio grazie, ti voglio bene, sei una vera amica" e dopo che lo avevo desiderato per interi minuti fu lei a fiondarsi su di me stringendo il mio corpo con le sue braccia esili, accarezzando con i suoi lunghi capelli biondi il mio collo scoperto a causa dello chignon che teneva raccolta la mia chioma scura.
Ricambiai con affetto ma non aggiunsi altro, avevo bisogno dei miei tempi, non mi era così semplice esprimere i sentimenti ad alta voce ma ci stavo lavorando.
Con lui ci ero riuscita e pian piano ce l'avrei fatta con tutti, ero fiduciosa al riguardo.
Entrai in aula e mi sedetti pronta ad assistere ad una noiosissima lezione di solfeggio.
Utile per un qualsiasi ragazzo al secondo anno di studi in conservatorio ma avendo frequentato il pre accademico sin dalla tenera età di 5 anni, iniziando a solfeggiare prima ancora di posare le dita sul pianoforte, era pressoché scontato che io sapessi come muovermi nella lettura attraverso le righe dello spartito.
Aprii il quaderno per fingere di prendere appunti, come se non gli avessi già tutti, e m'imbattei in una piacevole sorpresa.
Un pezzetto di carta ripiegato su se stesso scivolò via e feci giusto in tempo ad afferrarlo tra i polpastrelli prima che toccasse il suolo.
Lo guardai per qualche secondo prima di leggerlo e.. :
"Para Eva.. Café o cena?"
Non si era firmato ma sapevo benissimo di chi si trattasse.
Era così dolce da parte sua voler continuare a corteggiarmi e lusingarmi nonostante avrebbe potuto tranquillamente dare per scontato il nostro rapporto dato che oramai era ovvio fossi pazza di lui.
Ma no, non demordeva, ed era proprio quello che mi aveva fatto innamorare: il suo essere così fermo e deciso quando si trattava di noi seppur fosse ancora immerso nella sua immensa confusione che lo circondava a 360 gradi.
Restai ferma su quella sedia per un'ora e mezza senza poter usare il cellulare nell'attesa che il professore terminasse la sua ramanzina su come molti di noi non fossero in grado di distinguere una semicroma da una biscroma e poter finalmente chiamarlo nel percorso che mi divideva dall'auditorium dove avrei dovuto iniziare le prove per il concerto di Natale che si sarebbe tenuto di lì a breve.
"Va bene per oggi basta così, studiate altrimenti una carriera come quella di Giovanni Allevi potete sognarvela"
Probabilmente era il suo compositore preferito dato che non faceva altro che nominarlo.
Piaceva molto anche a me ad esser sincera, da piccola in macchina con zia lo ascoltavamo spesso, i suoi pezzi sono arte pura ma Einaudi, a parer mio, rimaneva ineguagliabile.
Mi piaceva pensare che un giorno sarei diventata come lui, che anche dei miei brani avrebbero potuto emozionare ma non ero ancora in grado di comporre, mi limitavo ad eseguire e mi andava bene così.
Non sentivo l'ardore, l'ispirazione giusta, avevo bisogno di più tempo e soprattutto della giusta atmosfera, che non riuscivo mai a creare.
"¿Aló?"
"Sei proprio molesto, ti sembra il caso di rompere le palle a una povera giovane con i bigliettini come fossimo alle medie?" lo sfottei alzando il sopracciglio sinistro seppur non potesse vedermi.
"Così mi senti vicino anche se sono lontano"
"Non provarci, per quello mi basta guardare l'anello al dito" e ripensandoci ancora non mi sembrava vero che mi avesse fatto una sorta di strana proposta, ma soprattutto che io avessi accettato quasi senza esitazioni.
L'amore è strano.
"Non siamo mai usciti a cena insieme" gli feci notare.
"Hai ragione, sarà la nostra prima volta allora, facciamo oggi?"
Mi fece ridere.
"Hai proprio fretta Dybala, eh?"
"Abbiamo il dovere, se non l'obbligo, di divorare il tempo prima che scivoli via, la vita è troppo breve"
Pareva una frase da film, probabilmente l'aveva davvero presa da qualche pellicola famosa o forse l'aveva letta nelle citazioni dentro i baci perugina, ad ogni modo fece un bell'effetto detta da lui.
"Va bene allora, non prima delle 20 però, qui finisco alle 16 e vorrei avere il tempo di fare almeno una doccia e truccarmi un pochetto"
Sapevo cosa avrebbe risposto: "sei stupenda anche la mattina appena sveglia con la bava alla bocca" e infatti così fece.
Non che mi avesse vista molte volte, soltanto all'inizio quando avevamo l'abitudine di dormire insieme, per il resto mi ero rintanata nella mia bella camera e non sarei tornata nel suo letto così facilmente.
Avevo trovato i miei spazi e stavo bene, seppur amassi la sua presenza e averlo tra i piedi necessitavo di quel poco di libertà che serviva a stabilire i giusti equilibri se non volevo impazzire.
D'altronde ero un acquario, cosa potevo aspettarmi?
"Comunque d'accordo, ti aspetto a casa, a dopo Nena" e riattaccò lasciandomi un flebile sorriso sul volto che mi portai avanti per tutt'il resto delle prove.
M'incamminai verso l'auto soprappensiero.
Purtroppo, seppur mi stessi impegnando a farlo, non riuscivo a smettere di concentrarmi sulla figura della sua ex, se così potevo già definirla, che non curante della situazione era in Argentina continuando a postare foto nei più rinomati lidi balneari della zona spendendo in lungo e in largo i soldi che erano la ricompensa di Paulo per aver sudato e lasciato l'anima sul campo, che nell'ultimo periodo guadagnava piangendo su un divano per non poter aiutare la sua squadra in un momento così importante, quello di chiusura del girone d'andata che avrebbe portato al titolo di "campioni d'inverno" e che non sarebbe stato della vecchia signora ma bensì del Napoli di Maurizio Sarri.
Lui era lì, chiuso in casa a disperarsi, e a lei non fregava beatamente un cazzo.
Perché non aveva già chiuso?
Perché non prendere quel fottuto telefono e mollarla su due piedi bloccandole le carte di credito?
Sarebbe stato un atteggiamento totalmente scorretto ma non credevo che una persona così meritasse di più, soprattutto non meritava le moine che le avrebbe sicuramente fatto arrivato il momento che più attendevamo entrambi.
Senza rendermene minimamente conto urtai qualcuno con la spalla e da persona educata quale mi ritenevo mi fermai immediatamente per scusarmi.
Non lo avessi mai fatto.
"Che cosa ci fai tu qui?" proferii immediatamente indietreggiando di qualche passo.
"Potrei farti la stessa domanda" esordì, facendo il finto tonto come sempre.
"Andiamo, non prendermi per il culo, Piazza Bodoni non è mai stata la tua zona, Fabio"
Lo guardai pressoché inorridita.
"Ho preso casa qui vicino dopo che mi hai buttato fuori"
Quel ghigno schifoso che gli apparve in volto, avrei voluto tirargli un pugno dritto sul naso ma mi contenni.
"Certo, perché la tua grande passione, ovvero il perseguitarmi, non passerà mai, anche dopo che ti ho tagliato fuori dalla mia vita"
Non avrebbe mai smesso, lo sapevo bene.
"Quanto ti pagano i miei?" aggiunsi poi incrociando le braccia al petto.
"Come state tu e Dybala?" cambiò argomento.
Abbassarmi ai suoi livelli? No, non lo avrei fatto.
Sorrisi e mi voltai riprendendo la mia strada.
Era raccapricciante che continuassero ad intromettersi nonostante affermassero che non gl'importasse nulla di me.
Loro non erano così menefreghisti, no, loro erano la mafia, avrebbero proseguito le loro ricerche, non si sarebbero fermati fino a che non avrebbero trovato il modo per fregarmi.
Non ce l'avrebbero fatta, glielo avrei impedito in tutti i modi.
"Sono a casa" urlai entrando con mille cose in mano tentando di non rovesciarle sul mobile in cristallo nell'ingresso spaccando tutto.
Lo trovai in salotto a giocare alla play, suo solito quando era solo e annoiato.
"Mi sento a pezzi, è stata una giornata dura" esclamai lanciandomi sul sofà al suo fianco posando la guancia sulla sua clavicola.
"Però sono felice che passiamo del tempo insieme" e mi strinsi a lui.
"Anche a me fa tanto piacere, adesso ne abbiamo un po' di più rispetto a quando lavoro" appoggiò una mano sulla mia prendendo a carezzarne il dorso.
"Ho prenotato da Magorabin, spero vada bene" aggiunse.
"È perfetto non preoccuparti, mi vestirò bene"
Sarei andata molto volentieri in maglia oversize e culottes come solevo stare in casa ma talvolta mi piaceva frugare nell'armadio alla ricerca di qualcosa di vistoso da indossare: un pantalone particolarmente elegante, un top con delle paillettes, qualcosa che luccicasse ecc..
"Potrei abituarmici" lo sentii dire.
"A cosa?" chiesi spontaneamente non avendo idea di cosa parlasse.
"A questo" rispose e non potei far altro che arrossire.
Non era da me, stavo riscoprendo modi di dimostrare le emozioni che credevo fossero andati a perdersi negli anni.
"Non dovresti farlo, sono imprevedibile, lo sai"
Sorrise.
"Correrò il rischio"

Él ||Paulo DybalaWhere stories live. Discover now