Beautiful bride

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28 febbraio 2016

"Sei tesa?" domandò Anna stesa accanto a me sul divano di casa con una birra in mano, il mio abito avvolto dal cellofan posato sulle sue gambe e il televisore sintonizzato su Mediaset Premium.
Una scena surreale: la sera prima del nostro matrimonio, con i nipoti di Paulo che si aggiravano tra camera e cucina completamente sbronzi, sotto la mia responsabilità.
E poi c'eravamo noi, io e quella che oramai consideravo la mia migliore amica, ad interrogarci sull'imprevedibilità della vita e delle scelte che eravamo costretti a compiere.
Se ero tesa? Non pensavo di saperlo, non in quel momento per lo meno.
Pau invece era in campo, sarebbe tornato in circa un paio d'ore.
Avevamo completamente diffidato dalla classica idea che si aveva delle nozze: niente chiesa, niente vestito principesco, niente cose pompose.
Semplicemente io e lui, in una location che ci facesse sentire a nostro agio in Borgo Medievale, con qualche amico e qualche suo parente, nulla di più.
La lista era davvero corta: i suoi fratelli con rispettive mogli o fidanzate, i nipoti, la sua dolce mamma, Alvaro e Alice, Anna con il suo nuovo ragazzo, Nahuel e la sua compagna, Paul con Lisa, Simone Zaza e Chiara, terminando con le famiglie della famosa BBC, la difesa più forte in circolazione.
Per un totale di ventotto ospiti più noi due.
Intimo e speciale, proprio come ce l'eravamo immaginato.
Avevamo scelto il 29 febbraio, per continuare quella sorta di sfida contro la "normalità"; convolare a nozze il sessantesimo giorno nell'ano bisestile beh, non credo avessero in molti il coraggio di farlo, un po' perché non avrebbero saputo quando festeggiare l'anniversario, un po' perché dicevano portasse sfortuna.
Io e Paulo avevamo però, innanzitutto, voglia di celebrarci ogni singolo giorno della nostra vita, senza farlo necessariamente in uno specifico, e poi sapevamo che ad ogni modo peggio di così non sarebbe potuto andare, quindi la malasorte non ci avrebbe toccato più di tanto.
Sempre sulla scia della stessa onda non volemmo separarci durante la preparazione, il "la sposa non va vista prima" non ci apparteneva affatto, eravamo addirittura andati a scegliere l'outfit insieme.
Probabilmente Alicia avrebbe voluto mettersi le mani nei capelli, la comprendevo, però ci assecondò in tutto, mise in primo piano la nostra felicità che diceva riuscire a scorgere nei nostri occhi brillanti.
Capii che era una donna speciale e una madre stupenda proprio in quei giorni in cui ebbi modo di conoscerla meglio, non mi stupii che avesse tirato fuori un figlio altrettanto meraviglioso.
"No, non lo sono in realtà, mi sento stranamente bene" risposi dopo infiniti minuti in cui probabilmente si era anche dimenticata la domanda.
L'ultimo mese era stato particolarmente difficile, dovevo ammetterlo, tra riunioni con gli avvocati, psicoterapisti, controlli agli organi vitali, cuore, reni, per verificare che non fosse successo nulla.
Il recupero fu difficile, non ne ero ancora pienamente fuori ma ce la stavo mettendo tutta.
Passammo il resto della lunga serata a chiacchierare, lei m'illuminò con i suoi aneddoti sulla vita di coppia che stava iniziando a sperimentare e io acconsentii ricordando le prime settimane con Paulo, finché non lo vedemmo sbucare dalla porta d'ingresso.
"Buonasera belle donne, che ci fate sveglie a quest'ora?" si chinò lasciandomi un bacio sulla fronte.
Guardai l'orologio, segnava le 00:14, un po' tardino per i miei standard ma ero troppo eccitata quella notte, non avrei chiuso occhio facilmente.
Dopo aver invitato Anna a restare a dormire sul divano, perché farla guidare in quelle condizioni sarebbe stato troppo rischioso, e aver sfilato di mano le bottiglie a Dolores e Lautaro che erano crollati addormentati sul letto, ci rintanammo nella nostra camera abbandonandoci tra le morbide lenzuola di seta.
"Se mia madre vedesse il caos che c'è dopo la vostra festicciola.."
Non poteva bacchettarmi, ci eravamo divertiti.
Forse avevo sbagliato a far sfondare dei minorenni, l'unico errore che mi poteva esser riconosciuto, e alla fine era comunque andato tutto perfettamente.
"Era il mio addio al nubilato e siamo tutti sani e salvi, questo è l'importante"
Mi girai e lo abbracciai, lo strinsi forte a me per sentirlo ancora più vicino.
"Ricordami che non stiamo facendo una cazzata" lo supplicai.
Non disse nulla, semplicemente mi accarezzò una guancia e si avvicinò ancora di più a me appoggiando il capo nell'incavo dl mio collo.
Non era convinto nemmeno lui, sapeva che la sua vita sarebbe cambiata radicalmente ma nonostante ciò continuava imperterrito verso quella strada.
Non riuscivo a capire perché lo stesse facendo, l'amore non era una valida giustificazione, non per me almeno.
Certo, io tiravo dritto perché era nel mio interesse farlo, il fatto che fossi perdutamente innamorata di lui faceva sii che non perdessi la testa e mollassi tutto definitivamente anche se dovevo ammettere che ero stata più volte sul punto di farlo.
C'erano periodi in cui avrei voluto lasciarlo, liberarlo dalla mole di pensieri che stare con me gli provocava.
Mi ero accorta che non fosse più lo stesso, che la maggior parte delle volte quando poteva semplicemente rilassarsi aveva lo sguardo perso e la sua mente viaggiasse persa chissà quale riflessione.
Non gli chiedevo mai cosa lo angosciasse, avevo paura.
Ci eravamo promessi su una stupida panchina che non saremmo caduti più nell'errore di chiuderci in noi stessi invece lo facevamo continuamente e a nessuno dei due sembrava importare.
Non avevamo più il rapporto di una volta ma stavamo comunque bene insieme, vivevamo la vita di tutti i giorni l'uno accanto all'altra, scambiandoci sorrisi rassicuranti, baci e sguardi pieni di sentimento che si alternavano a quelli pieni di terrore per il presente ma soprattutto per il futuro, che poi alla fine erano strettamente collegati, solo che non ce ne rendevamo conto.
Volevamo entrambi fare l'amore quella notte, la nostra ultima da liberi, o almeno ci ostinavamo a credere di essere tali dato che le nostre anime erano diventate strettamente dipendenti dal nostro primo incontro.
Ci guardammo qualche secondo prima di lasciarci travolgere completamente dal coinvolgimento emotivo che entrambi provavamo.
Mi ritrovai nuda su di lui a guidare i movimenti con le nostre bocche che non riuscivano a staccarsi e le mie lacrime a bagnare interamente entrambi i nostri volti scivolando poi con piccole gocce sui nostri corpi.
Fu come se volesse lasciarmi fare, come se mi stesse dando modo di sfogarmi completamente assorbendo tutto.
Non volevo lo facesse ma non fui capace di tirarmi indietro, il mio egoismo era diventato troppo forte.
Avevo bisogno di sentirlo mio, di bearmi del piacere che averlo dentro di me mi provocava.
Ero diventata stranamente possessiva, quasi fuori di me a dirla tutta, ma lui stette al gioco e non potei fare a meno di approfittarmene.
Dovevo smetterla di essere così dannatamente perfida ma si sa.. il lupo perde il pelo, non il vizio.
Dopo aver finito non lo sentii dire qualcosa come "la miglior scopata della mia vita" e non fece nessun complimento riguardante la mia performance, il che mi parve abbastanza strano avendo imparato a conoscerlo dopo le numerose volte in cui eravamo stati a letto insieme negli ultimi due mesi.
"Sono una mina vagante, non dovresti sposarmi" dissi improvvisamente tentando quasi di consigliarlo, d'indicargli la retta via.
Mi sarei sentita responsabile se avesse sbagliato e non mi serviva affatto un'altra persona da portare sulla coscienza.
"Smettila. Ora dormi, domani è il nostro grande giorno"
E spense l'abat-jour dal suo lato del letto mentre la mia rimase accesa ancora per un po', a dire il vero tutta la notte perché me ne dimenticai quando Morfeo mi attirò tra le sue braccia.
Il mattino seguente, quando aprii gli occhi, trovai una frenesia intorno a me alla quale non ero affatto abituata.
C'era uno strano sole per essere fine febbraio, nessun venticello che muovesse la tenda attraverso le fessure della finestra, era così.. insolito.
Potei udire il suono flebile di fragorose risate provenienti dalla cucina allora decisi d'indossare un paio di boxer, una t-shirt al volo e raggiungere chiunque fosse stato in grado di svegliarmi con i suoi schiamazzi.
Erano tutti lì, quasi la metà dei nostri ospiti, che facevano allegramente colazione insieme, Paulo compreso che di solito amava bere il suo mate indisturbato, e invece..
"Pequeña, no te preocupes, tra dieci minuti andiamo via e vi lasciamo da soli come avete chiesto così potete prepararvi" esclamò Alicia.
Oh bene, i miei desideri parevano potersi ancora esaudire.
Il fatto che non volessi nessuno lì con noi si riconduceva al legame di vicinanza che volevo creare con quello che sarebbe stato mio marito.
Wow.. era davvero strano pensarlo come tale.
Affrontare i vari step della vita insieme era il primo passo da compiere per un matrimonio felice, o almeno così avevo letto su google un pomeriggio quando mi scoppiava la testa, ero da sola e allora decisi di approfondire un po' il discorso.
Non che credessi a quelle baggianate ma mi sembrava una buona idea provarci e far funzionare tutto sin da subito.
Passai l'intera mattinata a mangiucchiarmi il gel alle unghie e sistemare compulsivamente i capelli in modo che sembrassero il più lisci possibile, non rendendomi conto che così facendo in realtà gli avrei soltanto sporcati più in fretta.
"Hai paura" mi sussurrò all'orecchio cingendomi la vita dopo esser arrivato di soppiatto alle mie spalle.
Suonò come un'esclamazione, non come una domanda, e in effetti fu proprio quello il senso che gli diede poiché aggiunse: "stai tremando come una foglia" per confermare ulteriormente la sua tesi.
"No, sono solo emozionata"
In realtà non era vero, me la stavo facendo addosso ed ero a un passo dal prendere e scappare.
Se non fosse stato per la sua stretta dolce, le dita che si muovevano delicate sul mio ventre per tranquillizzarmi e la marea di bacini che mi lasciò sul collo lo avrei fatto, eccome.
Presi un grosso respiro e continuai a truccarmi cercando di pensare il meno possibile a ciò che stesse per accadere.
Indossai il mio meraviglioso completo giacca e pantalone bianco con dettagli in pizzo, che avevo scelto con molta cura e attenzione, e terminai contornandomi di gioielli argentei che richiamavano i dettagli sul fianco dell'abito.
Avevo scelto quel Suzanne Neville perché credevo mi rappresentasse, senza un motivo specifico, semplicemente quando lo vidi pensai: "è lui" e finalmente mi rispecchiai in tutte quelle spose che lo narravano nei programmi televisivi, come se un oggetto inanimato si potesse sentire.
Sì, era proprio così.
Provare per credere.
"Spero tu abbia messo il tuo intimo migliore perché ho intenzione di appartarmi con te da qualche parte non appena terminata la cerimonia" disse quando mi aiutò a salire in auto senza che inciampassi.
Il tacco 12 non faceva affatto per me, eppure continuavo ad ostinarmi ad usarlo.
Che idee malandrine che aveva, avrei saputo tenerlo a bada finché non saremmo tornati a casa, il nostro vero posto delle meraviglie.
Fosse stato per me avrei celebrato in salotto ma purtroppo nessuno accettò la proposta quando in realtà era carica di significato.
Si trattava del luogo in cui ci eravamo innamorati, guardati, scontrati, valeva molto più di qualsiasi altro castello medievale o posto sacro.
Il fiocco bianco sul cofano svolazzava impedendo per alcuni tratti la vista al conducente, ovvero Paulo, che non aveva fatto sapere a nessuno, se non quei pochi intimi, del grande passo che avrebbe compiuto quel giorno.
Chissà come lo avrebbero scoperto.. forse dalle prime pagine dei giornali, su cui inevitabilmente saremmo finiti, o dall'improvvisa comparsa della fede al dito.
Fatto sta che quanto meno lui aveva qualcuno al suo fianco che potesse festeggiarlo, io nessuno d'importante, e mi lasciai convincere del fatto che sarebbe stato sempre così, per il resto della mia vita.
Non ebbi tutti i torti.
Quando parcheggiò la macchina e fece il giro per venire ad aprirmi la portiera tutto iniziò a sembrarmi surreale.
Mi tese la mano che afferrai immediatamente ma i flash dei fotografi mi abbagliarono tanto che non riuscii a vedere il suo volto.
Non seppi mai se avesse sorriso o se fosse stato, al contrario, imbronciato, anche se non lo credevo possibile.
Potevo udire il suono dei violini che, come da mia richiesta, suonavano un medley delle più belle canzoni degli One Direction, brani che mi legavano particolarmente a lui e che riportavano alla mia mente i nostri giorni più felici.
Percorremmo la navata mano nella mano, guardandoci di tanto in tanto negli occhi, sussurrandoci parole dolci all'orecchio.
Anna mi sfiorò il braccio quando le arrivai accanto, come a confortarmi sapendo ne avessi bisogno, riservandomi il più bello dei suoi momenti di luce.
Lo stesso fece Alvaro con Pau.
Eravamo consapevoli sarebbero stati dei testimoni di nozze perfetti, loro come nessun altro avevano vissuto la nostra storia i prima persona, erano stati gli unici che avevamo lasciato immedesimarsi in quel che stavamo vivendo.
Il sindacò iniziò a leggere gli articoli 143, 144 e 147 del codice civile riguardanti i doveri coniugali e le dita iniziarono a sudarmi scivolando dalle sue.
Poi arrivò il momento di leggere le nostre promesse, non le scrivemmo di nostro pugno ma decidemmo di citare due testi letterari molto famosi e d'impatto che rappresentavano perfettamente il nostro stato d'animo in quegli attimi.
Presi un bel respiro e andai spedita come un treno mentre il libretto che tenevo in mano tremava almeno quanto la mia anima.
"A che scopo esisterei, se fossi tutta contenuta in me stessa? I miei grandi dolori, in questo mondo, sono stati i dolori di Heathcliff, io li ho tutti indovinati e sentiti fin dal principio. Il mio gran pensiero, nella vita, è lui. Se tutto il resto perisse e lui restasse, io potrei continuare ad esistere; ma se tutto il resto durasse e lui fosse annientato, il mondo diverrebbe, per me, qualche cosa di immensamente estraneo: avrei l'impressione di non farne più parte. Il mio amore per Linton è come il fogliame dei boschi: il tempo lo trasformerà, ne sono sicura, come l'inverno trasforma le piante. Ma il mio amore per Heathcliff somiglia alle rocce nascoste ed immutabili; dà poca gioia apparente ma è necessario. Nelly: io sono Heathcliff! Egli è stato sempre, sempre nel mio spirito: non come un piacere, allo stesso modo ch'io non sono sempre un piacere per me stessa, ma come il mio proprio essere. -Emily Brontë, Cime Tempestose"
Poi fu il suo turno e vederlo emozionarsi fece sii che anche i miei occhi si velassero di un sottile strato di lacrime, seppur involontariamente.
Fu inaspettato, non avrei mai immaginato che potesse toccarmi così tanto dopo averlo letto una ventina di volte nelle settimane precedenti perché non riusciva a pronunciare tutto correttamente.
"Credo che non ti amerei tanto se in te non ci fosse nulla da lamentare, nulla da rimpiangere. Io non amo la gente perfetta, quelli che non sono mai caduti, non hanno inciampato. La loro è una virtù spenta, di poco valore. A loro non si è svelata la bellezza della vita. -Lev Tolstoj, Anna Karenina"
Tre stupidi righi che riassumevano tutto ciò che aveva ripetuto per mesi e mesi, soltanto in quell'istante però realizzai il peso delle sue parole.
Dopo esserci detti di sì, dopo esserci baciati e aver scambiato gli anelli ci trovavamo chinati a firmare i documenti, non decimo in tempo a realizzare che negli istanti immediatamente successivi fummo travolti dagli ospiti che volevano immortalarsi insieme a noi in quel magico momento che avremmo ricordato per sempre.
Mi sentivo persa ma al contempo ritrovata, una sensazione del tutto nuova che non avevo mai avuto modo di sperimentare prima d'allora.
Castello di Pavone era stupendo, tanto che piuttosto che assistere alle scene divertenti dei ragazzi che ballavano raggaeton preferii uscire in cortile bevendo il mio adorato champagne.
Mi fermai vicino al pozzo poggiandomici e mi persi nei pensieri ammirando il panorama.
"Come ti senti?"
Il fatto che fosse stata la prima cosa che gli fosse venuta in mente di chiedermi mi lusingò.
Nessun complimento, nessuna frase sconveniente, fu la cosa più bella che potesse dire.
"Da Dio" risposi.
Venne vicino e mi sfilò il bicchiere, ormai vuoto, rimpiazzandolo con un altro pieno.
"Ne avevo bisogno" e presi a sorseggiarlo per non mandarlo giù tutto in un sorso.
"Ti amo Eva, mi hai reso la persona più felice del mondo oggi" infilò una mano in tasca e con l'altra mi cinse la vita.
"Ti amo anch'io, non vedo l'ora di passare il resto della vita con te" e lo baciai lentamente in modo che quella volta, al contrario della notte precedente, potesse assorbire tutta la speranza che nutrivo nella buona riuscita del nostro futuro insieme.

Él ||Paulo DybalaWaar verhalen tot leven komen. Ontdek het nu