Nuvole bianche

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Canzone consigliata:
Nuvole bianche -Ludovico Einaudi

Si, Do, Si, La, Fa
Si, Do, Si, La, Fa
La, Si, Do, Si, La, Fa
Sostenuto.
Si, Do, Si, La, Do
La, Si, Do, Si, La, Do
La, Si, Do, Si, La, Si
Vitalità.
La classica melodia che genera pace, tranquillità, e che inevitabilmente ti porta a ricordare momenti belli, brutti, felici o tristi, lo scenario è molto vasto.
Non si sfugge a Einaudi, mai.
Non a caso era uno dei miei compositori contemporanei preferiti, con poche note messe perfettamente in fila riusciva a far vivere storie mai iniziate, piccoli sogni che si vorrebbero vedere realizzati, senza essere necessariamente gioioso, c'era anche del macabro, dell'intenso di tutt'altro tipo.
Personalmente percepivo Nuvole Bianche come la quiete seguita dalla temperata, ma che dopo un battito di ciglia tornava ad essere immobile come prima.
Ci riconoscevo il mio disturbo d'ansia, iniziava dal nulla, mentre ero serena, facendomi tremare le mani, sudare più del dovuto e attanagliando le vie aeree facendomi avere il fato corto, ma dopo un po' il peggio passava, non restava altro che concentrarsi sui respiri e abbandonarsi all'effetto dei farmaci confidando in loro, dandogli tutto il potere.
Breathe in
Breathe out
A volte diventava davvero difficile controllarlo, anche perché arrivava quando meno me lo aspettavo e la necessità di nasconderlo era più grande di quella di sfogarlo, cosa totalmente errata perché al secondo attacco i sintomi si sarebbero triplicati e così via al quarto e al quinto.
Un loop continuo, senza fine, si poteva solo imparare a conviverci, stop.
La, Sol, Fa, Fa, Mi, Re, Mi..Mi..Mi..Mi....
Piano rilasciai il pedale prendendomi liberamente la facoltà di assorbire gli applausi dei miei compagni presenti lì in sala, gli unici ad apprezzare la mia arte, non come l'insegnante che non lasciava trasparire nessuna emozione, l'unica cosa che potevo pretendere di ottenere da lui era un sospiro.
Non lo capivo, veramente, che razza di modo d'insegnare era quello? Come facevo a sapere cosa c'era di sbagliato e cosa no? Forse dovevo tirare a sorte?
Non potevo nemmeno lamentarmi, finivamo sempre per litigare e con un altro reclamo al rettore sarei stata sbattuta fuori di lì.
Raccolsi gli spartiti e mi diressi verso l'uscita facendo un cenno con la mano accompagnato da un sorriso a coloro che avevano avuto quel piccolo pensiero nei miei confronti dopo avermi sentita suonare.
Lo apprezzavo, davvero davvero tanto.
Probabilmente mi volevano anche bene, forse avrebbero voluto parlarmi, ma io chiaramente ignoravo tutti e non rimanevo mai ad ascoltare le loro di esibizioni.
Ero una cattiva persona..
Forse per una volta non mi avrebbe fatto male, mi sarei distratta ed era da un po' che non assistevo anziché essere quella sulla scena.
Tornai indietro e mi sedetti nella terza o quarta fila, lontano dagli altri che erano in prima.
Era il turno di Anna, una ragazza molto carina e apparentemente anche simpatica, avevamo studiato insieme anche nel pre accademico, ricordavo fosse molto dotata.
Suonò Foglie di Beslan di Giovanni Allevi, un pezzo per niente semplice anzi, tutto il contrario, ma lo fece così bene, tanto da farmi venire la pelle d'oca.
Quando smise, oltre a batterle le mani, mi alzai e la raggiunsi vicino agli scalini che portavano al palchetto.
Lo stavo facendo davvero.
"Ehi Anna, volevo complimentarmi con me, l'hai suonato da Dio" sorrisi grattandomi poi un braccio leggermente imbarazzata.
Era da tanto che non mi relazionavo con qualcuno.
"Ti ringrazio, sei Eva giusto?" mi fece cenno con il capo di seguirla verso l'uscita per non disturbare gli altri e continuare a conversare con tranquillità.
"Sì, facevamo storia della musica insieme qualche anno fa" le dissi anche se sicuramente lo rimembrava benissimo.
"Non credevo nemmeno sapessi come mi chiamo, invece ti ricordi tutto" ridacchiò.
Già, al contrario di quanto si pensasse ero una che prestava molta attenzione ai dettagli e per questo motivo era a conoscenza di tutto di tutti.
"Senti io non ho nulla da fare ora, ti va se andiamo a prendere qualcosa al bar qui vicino?" si fermò davanti a me lasciandomi di stucco.
Lei voleva..
"Con piacere" alzai spontaneamente gli angoli della bocca all'insù.
Era tutto così strano e.. nuovo per me.
Ci dirigemmo a passo moderato verso il caffè della musica parlando del più e del meno.
Era un posticino davvero carino e intimo, non ci ero mai passata prima d'allora, avevo sempre optato per luoghi più sfarzosi e a pensarci me ne pentivo molto.
Quella mia maledetta ossessione di voler essere sempre extra passatami dai miei genitori, le cose low cost non andavano bene, smartphone sempre di ultima generazione, borsa Gucci, al massimo Versace, oppure niente.
Non volevo più essere quel tipo di persona, erano stati proprio tutti quei lustrini a danneggiarmi, ero rinchiusa in un corpo e una vita che non mi appartenevano.
"Come mai non ci siamo mai parlate prima? Sei davvero una persona graziosa e piena d'interessi, è bello essere in tua compagnia!" esclamò mentre assaporava il suo cappuccino con tanta schiuma.
Io avevo preso un semplice caffè macchiato, il mio preferito, non riuscivo a berlo senza un goccio di latte.
"Sono una persona molto introversa" risposi ed era verissimo.
Non ero mai stata propensa ad attaccare discorso o comunque relazionarmi con qualcuno, ecco perché mi ritrovavo all'età di vent'anni senza nessun amico.
Ripensai alle parole della ragazza dai capelli biondi e gli occhi chiari: "è bello essere in tua compagnia"...
Mi riportarono alla mente lui, il suo volto deluso, infastidito dal mio comportamento, dal fatto che io la sua compagnia non la volessi affatto.
Mi morsi il labbro inferiore cercando di trattenere le lacrime.
Alla fine il mattino seguente non era dietro quella porta, e nemmeno quello dopo o quello dopo ancora.
Mi mancava? Sì, da morire, ma non riuscivo a capire il perché.
Mi mancavano i suoi sguardi, le sue iridi verdi a mischiarsi con le mie, il suo profumo che non riuscivo a distinguere nonostante ne avessi sentiti di tutti i tipi.
E poi, mentre ero immersa nei miei pensieri, un momento di distrazione e quel profumo lo sentii di nuovo.
Non era possibile..
Girai di scatto la testa verso destra e lo vidi lì, vicino all'ingresso con quello che mi parve un suo compagno di squadra dato che indossavano una tuta con il logo della Juventus stampato sulla parte destra dei pantaloni, proprio come quella che avevo visto posata sull'appendiabiti ai piedi del suo letto quella sera.
"Tutto bene?" attirò la mia attenzione Anna che, poverina, stava parlando letteralmente da sola dato che il mio cervello era concentrato su tutt'altro che le sue parole.
"Scusami un secondo" mi alzai senza pensarci due volte, abbandonandola lì insieme alle mie borse.
Dovevo parlargli, dovevamo chiarire, non potevo rimanere in sospeso aspettando che una mattina si svegliasse e venisse a citofonarmi.
"Paulo" gli posai una mano sulla spalla.
Interruppe immediatamente il discorso con il suo amico voltandosi nella mia direzione.
"Ciao" disse a denti stretti.
La mascella serrata come i pugni ai lati del suo corpo.
Mio Dio, che cazzo avevo fatto..
"Potremmo parlare per favore?" la voce tremante che lui riconobbe di certo, rimembrando il mio tono in quello stupido cesso del locale.
Il nostro primo incontro, quello che ci aveva cambiato la vita intrecciando inevitabilmente i nostri destini per sempre.
"Non ho niente da dirti" si rigirò verso il ragazzo con i capelli neri che mi sorrise e si presentò:
"Ciao, Alvaro Morata, encantado de conocerte"
Morata.. certo! Era un attaccante, anche molto bravo, era il preferito di Fabio.
Piuttosto, chissà come stava anche lui.. dopo essersene andato non lo avevo più sentito.
Vabbè meglio così.
"Eva Benedetti, molto lieta" e dopo che gli strinsi la mano mi resi conto che anche lui aveva riconosciuto il mio cognome.
Perfetto, tempo zero e Paulo avrebbe saputo tutto di me.
Fantastico direi..
"Sono passate due settimane, per favore parlami" ritornai a concentrarmi su di lui che non intendeva cedere.
"Che ci fai qui con la tua amica? Non volevi mica stare da sola?" sputò acido sovrastandomi con la sua altezza.
Che palle, pure nana dovevo essere.
Che poi, ero 1,70, mica tanto bassa, sarà stato un 10cm più alto di me.
"Non è il luogo adatto per discuterne, se vuoi prendiamo la macchina, ci mettiamo in un posto tranquillo e chiariamo, così non ci sente nessuno" proporsi sperando accettasse.
"Chi mi assicura che non stai cercando di rapirmi?" oh ma faceva sul serio?
"Se fosse stato così ti avrei già preso in braccio e portato in macchina senza chiedere" allusi alle sue parole...
"Chi mi assicura che tu non sia uno stupratore e non stia cercando di manipolarmi per attirarmi nella tua trappola?" alzai il sopracciglio sinistro incrociando le braccia al petto.
"Se fosse stato così ti avrei già presa in braccio contro la tua volontà e portata dentro" mi fece notare e contro tutte le aspettative aveva ragione cavolo.
"Touché" sorridendo posai la mia minuscola mano sulla sua e mi lasciai dirigere nel suo appartamento.
Fece un sorrisetto annuendo subito dopo.
"Okay ma prima di andare vi offro un drink" mi rivolsi ad entrambi quella volta.
"Sono astemio" mi bacchettò.
Avevo ragione a pensare che fosse una persona noiosa.
"Cosa eravate venuti a prendere?" chiesi ad Alvaro che pareva più propenso a conversare con me.
"Succo Ace"
Scoppiai a ridere, non poteva dire sul serio.
"Cioè voi venite al bar, in orario da aperitivo, a prendere del succo?" non riuscivo a placarmi, erano proprio strani.
"Sai, volevamo staccare la spina, distrarci dagli allenamenti e chiacchierare un po' prima che arrivassi tu a rompere le palle" sul suo volto apparì un ghigno che mi fece alzare gli occhi al cielo.
Okay, era decisamente arrabbiato con me.
"Anna, per te va bene uno spritz?" richiamai l'attenzione della ragazza che, guardando di sfuggita me e concentrandosi poi sul moro con gli occhi scuri, annuì.
"Due Aperol e quello che chiedono i signori, grazie" feci segno al barista che si mise subito a lavoro.
"Possiamo pagarceli da soli" voleva proprio fare polemica eh.
"Sono più ricca di voi due messi insieme, posso permettermelo" gli feci un occhiolino tornando a sedermi dov'ero prima che arrivasse lui ad interrompere la mia quiete.
Ahh Paulo Dybala, non avevi idea contro chi ti fossi messo e soprattutto quanto avessi sbagliato a far di tutto pur di entrare nei miei pensieri.

Él ||Paulo DybalaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora