C'è chi lotta per la fame e chi per la fama

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"Okay Nena, capisco che è tardi e che sei stanca ma cazzo, dammi una mano! Queste scatole non sono così leggere come pensi" afferrò una delle ultime e si diresse verso il pianerottolo.
"Dai che hai quasi finito, ho i tacchi sai che non ci riesco" mi appoggiai con la guancia allo stipite della porta e ridacchiai guardandolo alzare gli occhi al cielo.
Non potevo dargli torto, gli stavo facendo fare il lavoro duro ma ero veramente a pezzi, avevo solo bisogno di terminare il trasloco e chiudere gli occhi, nonostante sarebbe purata poco.
Erano le cinque del mattino e alle otto e trenta sarei dovuta essere in conservatorio, quel posto ormai era diventata una piaga per me.
"Ti sto odiando sappilo" mi diede una spallata passandomi accanto.
Non saprei dire con esattezza se lo fece di proposito o fu solo un caso, fatto sta che non poteva giocare così con la mia permalosità, e lo sapeva bene.
Tolsi quelle dannate scarpe, le lanciai in un punto indefinito del salotto e con molta nonchalance entrai nel suo appartamento, non se ne accorse neppure tanto era indaffarato.
Raggruppai un paio di cose che mi appartenevano, poi uscii e mi accinsi a chiamare l'ascensore.
"Eva che.. che stai facendo?" domandò sbigottito.
"Vado da Anna, le chiederò il favore di ospitarmi" non mi girai nemmeno a guardarlo, non se lo meritava lo stronzo.
"Ma per favore, torna qui" mi afferrò un braccio.
Se non avesse mollato la presa nel giro di trenta secondi se ne sarebbe pentito amaramente.
Divertente come nella stessa notte avevo desiderato sia che mi tenesse stretta quanto che mi lasciasse andare.
1... 2... 3...
"Non ho intenzione di venire a stare da te in queste condizioni"
8... 9... 10...
"La finisci di comportarti come una bambina? Spiegami cosa ho fatto, no?"
16... 17... 18...
"Stai giocando con il fuoco Dybala, non farmi innervosire, sai benissimo cosa hai fatto"
24... 25... 26...
"Sei pallosa, tutto questo per uno spintone?"
29...
E le sue cazzo di dita erano ancora strette intorno al mio bicipite.
30...
Fu in quell'esatto momento che la mia pazienza arrivò al limite.
Mi girai, lo guardai negli occhi e lasciai cadere al suolo ciò che avevo tra le mani: vestiti, gioielli, tutto si sparse per il ballatoio.
"Sono in astinenza da pillole, non dormo da più di 20 ore e se non riposo non passo il cazzo di esame teorico di domani, non ho tempo per le puttanate. Ora chinati e raccogli queste cose, io vado a fare una doccia" e lo lasciai lì, totalmente basito e spaesato.
Non avevo assunto un atteggiamento corretto, ne ero pienamente consapevole.
Stava sgobbando come un mulo e non troppo tempo prima mi aveva letteralmente salvato la vita, eppure io lo avevo appena trattato di merda.
No, quella non ero io in realtà, ero solo confusa e stanca, il mio cervello decideva per conto suo senza tener in considerazione i sentimenti altrui.
Completamente disinibita mi spogliai davanti a lui, ignorando il fatto che qualcuno sarebbe potuto sbucare dalle porte infondo al corridoio, e lasciai ricadere anche quei pochi indumenti che mi restavano addosso, poi filai dritta in doccia senza voltarmi ad osservare la sua reazione, anche se ammetto mi sarebbe piaciuto molto farlo.
"Ti perdono solo porque.. joder! Desnuda eres hermosa" lo sentii urlare.
Perfetto, ora lo sapeva davvero tutto il condominio.
Mi fece ridere, incredibile come gli bastasse così poco per farmi sentire meglio.
Beh era semplicemente lui, sapeva non fossi davvero arrabbiata per quello che aveva fatto, che poi in realtà non aveva fatto niente ma è un altro conto.
Era proprio ciò che amavo di più di Paulo, il fatto che capisse sempre, anzi, che avesse voluto imparare a farlo.
Quando entrai nel bagno venni inevitabilmente invasa da una marea di ricordi: partendo dal rasoio nella vetrinetta, al suo volto terrorizzato specchio di mille pensieri confusi che vagavano nel suo cervello in quegli attimi in cui aveva la responsabilità di dover decidere ciò che sarebbe accaduto nei minuti successivi, poteva essere un fallimento invece andò bene, e per fortuna eravamo ancora lì e potevamo raccontarlo entrambi.
Mi guardai intorno cercando qualcosa da usare dato che il mio beauty si trovava da qualche parte in una delle cinque valigie che avevo riempito.
Trovai un sapone corpo e capelli ed era l'unica possibilità che avevo se volevo profumare, d'altronde che aspettative potevo mai avere da un ragazzo solo che fa almeno tre docce al giorno per il suo lavoro, probabilmente anche di fretta?
M'insaponai bene per poi restare un po' sotto il getto caldo dell'acqua che sbatteva insistente sulla mia nuca scivolando poi fino ai miei piedi.
E pensai, a tutto quello che mi stava dando, a cosa avessi fatto se non ci fosse stato e soprattutto a cosa ne sarebbe stato di me e del mio futuro se non mi avesse costretta ad andare a quella cena.
Nonostante potesse sembrare un declino in realtà non lo interpretai affatto così, era tutto il contrario, avevo finalmente messo il punto all'oppressione nei miei confronti da parte della mia famiglia, fine che non avrei saputo sancire se non ci fossimo confrontati.
Il confronto, colui che impauriva tremendamnete entrambi, perché non si trattava solo di me, loro non mi avrebbero mai contattata se non fosse stato per cercare di manipolare il futuro giocatore di punta della Juventus.
Mi consolava sapere che non erano riusciti nel loro intento, ad essere sincera lo temevo, e anche parecchio, ma grazie al cielo era andato tutto per il verso giusto.
Avvolsi un asciugamano subito sotto le spalle. e uscii di lì, mi ci stavo soffermando troppo e non andava affatto bene.
Lo trovai steso supino sul letto con lo smartphone tra le mani e l'espressione molto concentrata.
"Che fai di bello?" domandai tamponando i capelli per evitare di bagnare troppo il pavimento, probabilmente mi avrebbe uccisa se avessi fatto altrimenti.
"Niente mi tenevo aggiornato sulla giornata che mi aspetta" si tirò sù mettendosi seduto.
"Vale" risposi e quando arrivò il momento d'indossare il pigiama o qualunque altra cosa per stare comoda mi resi conto che non avevo assolutamente nulla da mettere.
"Credo tu mi debba aiutare a cercare qualcosa se non vuoi che dorma così, come madre natura mi ha fatta"
Rise.
"Seppur mi farebbe tanto piacere, puoi prendere quello che vuoi dal mio armadio, se preferisci qualcosa di Antonella lo trovi info.."
"No" lo interruppi immediatamente "vanno bene le tue cose, grazie" risposi imbarazzata.
Non avrei mai potuto prendere i suoi vestiti, che poi in realtà non andavano bene nemmeno quelli di Pau ma non avevo altra scelta, e poi mi ci ero abituata a dormirci, erano super comodi.
Scelsi una maglietta degli Abba a dir poco stupenda, gliel'avrei sicuramente rubata, e mi limitai a un paio di boxer neri, non avevo le vibes giuste per indossare anche i pantaloncini.
"La t-shirt è bellissima, sappi che non ti tornerà indietro" mi lanciai sul materasso atterrando al suo fianco.
"Tienila pure, è vintage, l'ha comprata mia mamma a un loro concerto un bel po' di anni fa ormai, non la uso mai" disse sorridendo e posandomi una mano sulla gamba carezzandola leggermente con il pollice.
Era così fottutamente dolce che avrei potuto sciogliermi da un momento all'altro.
"Come si chiama tua mamma?" gli chiesi non sapendolo veramente, non me lo avevo mai detto e non mi ero azzardata a leggere di lui al di fuori della sua carriera calcistica.
"Alicia"
E annuii semplicemente senza aggiungere altro facendogli capire che avevo recepito il messaggio.
Guardai il lenzuolo e notai con estrema amarezza una macchia d'acqua creata dalle goccioline che ricadevano dalle mie lunghezze.
"Ops" sussurrai mordendomi il labbro inferiore.
Mi avrebbe uccisa? Mi avrebbe uccisa.
Era la mia fine.
"Posso aiutarti ad asciugarli? Se ti va" propose.
Ah quindi voleva lasciarmi in vita?
No okay, non era così cattivo e non se la sarebbe mai presa per una chiazza che di lì a poco sarebbe evaporata senza lasciare traccia.
"Sei un po' rompipalle effettivamente, posso farlo da sola" alzai il sopracciglio sinistro sfidandolo.
"Volevo solo essere utile visto che ti sei lamentata tutto il tempo del dolore alle braccia e non hai sollevato nemmeno un pacco, ma se proprio ci tieni fai da te" si stese nuovamente facendo partire un video in spagnolo su YouTube fintamente intento a seguirlo.
"Va bene piccolo Paulo, puoi farlo tu oggi" gli afferirei una mano e lo trascinai con me verso l'asciuga capelli che si trovava di fronte al lavello nel suo meraviglioso bagno in camera.
Restammo in silenzio, anche perché il forte suono del phone non ci permetteva di scambiare nemmeno qualche parola.
Sentivo le sue dita sfiorare delicatamente il mio cuoio capelluto per poi passare su collo e spalle, riempiendomi di brividi.
Sapeva perfettamente cosa stava facendo il che non faceva altro che alimentare i miei sussulti.
Chiusi gli occhi lasciandomi trasportare dalle sensazioni ma sul più bello non avvertii più l'aria calda e lo sentii dire "finito".
Non avrei voluto finisse, sarei rimasta lì a farmi coccolare infinite ore, anche perché non avevo avuto la possibilità di provarlo spesso, soltanto qualche volta da bambina quando mamma si prendeva ancora cura di me, intorno ai cinque o sei anni.
"Hai intenzione di dormire? Io no, nel caso la tua risposta fosse si puoi stare nel mio letto, la tua stanza ovviamente non è pronta, è stato tutto così inaspettato e improvviso, la farò sistemare domani, perdonami" proferì.
"Non preoccuparti, non ho per niente sonno, e poi non avrebbe alcun senso dato che tra un paio d'ore dovrei essere nuovamente in piedi"
"E comunque, la camera la metto a posto io, non c'è bisogno che paghi qualcuno per farlo, quando torno mi rimbocco le maniche e pulisco tutto" sorrisi.
Mi sembrava davvero il minimo in confronto a ciò che stava facendo lui per me.
"Va bene Nena, quindi in questo paio d'ore che si fa? Vediamo un film?" mi guardò con un'aria così dolce che mi fece venire la pelle d'oca.
La bontà d'animo di quel ragazzo era qualcosa d'incredibile, ogni fibra del suo corpo emanava gentilezza, ma quando voleva sapeva colpire, era la sua arma di difesa più forte, e lo stimavo davvero tantissimo per la sua capacità di modulare il carattere in base alle situazioni, era un pregio, a mio parere, non indifferente.
"Se ti va facciamo due chiacchiere, anche perché sono le sei e alle otto ho intenzione di uscire in modo arrivare in tempo" mi diressi verso il salotto e mi sedetti sul sofà.
Ero estremamente stanca.
"Ora che mi hai fatto ricordare, alle sette e trenta arriva Antonella, quando rincaserai la troverai qui, e sarà così per le prossime due settimane"
Che grande fortuna.
"Giusto in tempo per venire a conoscenza della mia presenza, quasi quasi vado via prima e mi fermo a fare colazione da qualche parte" incrociai le braccia al petto lievemente infastidita.
Mi aspettavo un rimprovero da parte sua, non solo nei miei confronti ma anche in quelli di Paulo per non averla avvisata della mia presenza, ci aveva già trovati a letto insieme nel mio appartamento, ora mi ero addirittura trasferita da lui, anzi da loro.
Omicidio assicurato.
"Dai smettila, le sarai simpatica infondo" mi diede un buffetto sulla guancia facendomi sospirare.
"Perché arriva sempre a quest'ora della mattina?"
"Perché gli aerei dall'Argentina fanno quest'orario, non lo decidiamo noi" rispose alzando le spalle.
"Va bene, cosa vuoi che ti racconti?" cambiai discorso, non mi andava per niente di soffermarmi ancora sulla sua fidanzata.
Me ne sarei fatta una ragione come se la sarebbe fatta lei.
In realtà l'unica cosa a lasciarmi perplessa era cosa stessimo effettivamente diventando dopo la serata che avevamo appena trascorso.
Ci eravamo baciati più di una volta, avevamo ballato insieme, eravamo tanto vicini e sembrava stesse nascendo qualcosa ma di punto in bianco sarebbe arrivata lei, che non era nemmeno il punto perché era Pau a volere che ci fosse e non era intenzionato ad allontanarla.
Cosa fare allora?
Non potevamo nemmeno definirci amici con benefici dato che non andavamo a letto insieme, addirittura avevamo deciso di dormire in camere separate proprio per non rischiare di cadere in tentazione e rovinare tutto.
Quello che rendeva il tutto ancora più strano era il fatto che improvvisamente i ruoli si fossero invertiti, ero diventata io quella che ci stava sotto e lui quello strafottente.
Troppi pensieri, non andava bene..
"Non c'è bisogno che parli, a me basta stare qui con te tra le mie braccia" e mi strinse avvicinandomi al suo corpo.
Posò la testa sulla mia inspirando a fondo il profumo del suo stesso bagnoschiuma che avevo usato poco prima.
"Questo coso fa schifo, come fai a sopportare il mio odore?" disse quasi schifato facendomi ridere.
"Sei scemo, in realtà è molto buono" e non stavo scherzando, lo pensavo davvero.
Era un odore paradisiaco per me.
"Convinta te, io preferisco il tuo solito"
"Ah quindi ti piace il muschio bianco? Sei un uomo dai gusti delicati ma decisi, non lo avrei mai immaginato" lo sfottei ricevendo in tutta risposta una schiaffetto sulla coscia.
Da qual momento si scatenò una mini rissa molto divertente, finii a cavalcioni su di lui con un polso bloccato dalla sua presa salda e l'altro che lottava con tutte le sue forze affinché fossi in grado di scompigliarli i capelli.
Quel meraviglioso momento fatto di risate e attimi felici e sfuggenti che avremmo ricordato per tutta la vita con estrema malinconia venne interrotto dallo schiocco della serratura e dal flebile rumore che produceva la maniglia quando veniva abbassata.
"Non avevi detto sette e qualcosa?" sussurrai sgranando gli occhi.
Annuì altrettanto impaurito senza muoversi di un centimetro.
Cazzo.
"Anto que haces aquí?" le chiese dopo essersi schiarito la voce con un piccolo colpo di tosse.
"Ya sabías que mi avión llegaba a las seis y cuarto, de que te sorprendes?" rispose lei lanciandogli uno sguardo tanto intimidatorio quanto terrificante.
Poi si voltò verso di me e mi si gelò il sangue nelle vene, più del previsto.
Come aveva fatto a sbagliarsi e confondere un'ora con un'altra?
Effettivamente era comprensibile considerando che era in piedi da 24h.
"Dios mío, porque esta perra está sentada sobre nuestro sofá?"
Mi aveva appena chiamata cagna? Sul serio pensava di poterselo permettere?
Forse poteva, dato che non ero proprio seduta sul divano..
"Dovrai abituarti dato che da oggi questa è ufficialmente anche casa mia" non so con che coraggio lo dissi o come il mio tono fece a risultare così audace, fatto sta che riuscii nel mio intento, ovvero farla incazzare più di quanto già non lo fosse.
La vidi diventare rossa di rabbia, il suo volto assunse lo stesso colore dello smalto laccato che portava sulle unghie.
"Habla de verdad?"
E Paulo non poté far altro che confermare la veridicità delle mie parole annuendo.
"Madre mía, que puta es esta chica. Que habéis hecho, uhm? Te ha besado y te ha dicho que te ama más de su vida? Habéis hablado de su familia? De su padre que murió cuando era pequeño?" si rivolse direttamente a me senza un minimo di pudore e contegno iniziando a urlarmi contro.
Non m'interessavano le sue supposizioni su come avessimo trascorso il tempo in sua assenza, m'interessava, ancora una volta, il modo in cui mi aveva apostrofata.
"Perdone, come me has llamado?" mi alzai in piedi fronteggiandola.
Puta. Eres una puta porque se lo da a cualquiera" rimarcò il concetto riempiendosi la bocca di cattiveria.
Avrei voluto schiaffeggiarla? Si.
Lo feci? No, assolutamente no.
"Anto por favor.." cominciò lui per tenerla a bada ma era una cosa che riguardava me e lei.
"No, cállate Paulo. Si ella quiere pensar que soy así puede hacerlo, no me importa. Sin embargo mi amor tienes que estar conmigo este dos semanas antes de regresar a Argentina y si te pides porqué, vale, simplemente porque yo pago, tu no" e mi ritirai nella mia pseudo stanza ancora tutta da allestire alla ricerca di un paio di jeans da indossare.
Sarei sicuramente andata via prima del previsto, un po' di anticipo non mi avrebbe fatto di certo male, avrei provato a calmarmi tra un musicista e l'altro in conservatorio.
Trovai un paio di pantaloni a zampa neri e gl'indossai senza pensarci due volte, mi sedetti un attimo a terra per metabolizzare e sentii un paio di rintocchi sulla superficie in legno bianco della porta.
"Posso?" chiaramente si trattava di lui.
"Certo" non lo guardai nemmeno, mi accorsi che si accomodò accanto a me dal suo ginocchio che sfiorò il mio.
"Le spiegherò bene che non ha nulla di cui preoccuparsi e che tra noi due non c'è stato niente" 
Non c'è stato niente.. quindi per lui la definizione del nostro essere era quella, perfetto..
"L'importante è che io e te siamo consapevoli di quello che è successo tra di noi, del resto sinceramente non me ne frega un cazzo" 
"Di quello che pensi tu però si" gli avrei voluto dire ma non potevo, sperai lo avesse percepito da sé.
"Ne usciremo" proferì prima di lasciarmi nuovamente da sola.
Forse tu si caro Paulo ma io, arrivata a quel punto, proprio no.

Él ||Paulo DybalaWhere stories live. Discover now