...attorno al cuore hai...

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Canzone consigliata:
Take me home by Jesse Glynn

Lo sentii rincorrermi ma non mi fermai.
Guardai a destra e sinistra alla ricerca di un riparo, un posto dove potermi nascondere e non essere trovata ma nulla, era solo pieno di cespugli là intorno.
Per un secondo pensai addirittura di arrivare fino all'ippodromo SNAI e intrufolarmici con la scusa di chiedere qualche informazione ma era un'idea stupida e inoltre non riuscii a metterla in atto dato che quando mi fermai per riflettere e riprendere fiato Paulo mi raggiunse bloccandomi dai fianchi.
"Devi lasciarmi in pace, sul serio, mi fai sentire in trappola" alzai la voce, sicuramente più del necessario.
"Calmati per favore, non scappare da me, sarebbe più facile se tutto quello che hai qui" mi sfiorò la tempia con l'indice "lo buttassi fuori parlandomi".
Il suo fiato sottile e pungente al mio orecchio, la mia schiena poggiata contro il suo petto e le sue mani strette saldamente sulla mia vita, non voleva me ne andassi, non di nuovo.
Chiusi gli occhi beandomi per un secondo di quella sensazione di protezione che avvertivo, okay avevo fatto una cazzata e forse per una volta avrei dovuto dargli retta.
Mi girai verso di lui ritrovandomi a un centimetro dal suo volto, quella posizione mi metteva ansia, provai a tirarmi indietro ma non ci riuscii.
"Sono disposta a dirti tutto quello che di te mi ha fatto bene ma anche male, posso parlarti di quello che è la mia vita e con cosa devo combattere ogni giorno ma solo se tu fai lo stesso. Dev'essere reciproco" sussurrai cercando di concentrarmi con lo sguardo unicamente sui suoi occhi e non divagare su altri punti del suo viso come le labbra, perfettamente rosee e scolpite.
"Okay" rispose flebilmente continuando ad osservarmi.
Mi prese per mano accarezzandone dolcemente il dorso e poi domandò:
"Prendiamo un gelato?"
Ridacchiai, non poteva essere serio, gli pareva il caso di chiederlo in quella situazione?
D'altronde Paulo era così, la quiete non dopo la tempesta ma durante, non si scomponeva mai, portava calma e tranquillità ma al contempo sapeva come ferire usando parole pesanti con tono dolce.
"Non prendermi in giro" s'imbronciò.
"Scusami, comunque prendilo se ti va, io ho solo bisogno di fumarmi un pacchetto di Chesterfield" ravanai nella borsa alla loro ricerca.
"Vabbè, facciamo che il gelato lo mangiamo da me un'altra volta, che ne dici di sederci così stiamo più tranquilli?" indicò una panchina poco distante da noi, la scrutai e poi iniziai ad incamminarmici.
"Certo che attendere gli altri non è proprio il tuo forte eh" mi fece notare seguendomi sbuffando.
Mi sedetti accendendo la sigaretta con un po' di fatica dato il vento che tirava, lui fece lo stesso accomodandosi al mio fianco e, inaspettatamente, mi cinse ancora una volta stringendomi tra le sue braccia e da brava clown qual ero lo lasciai fare rilassandomi completamente con la nuca posata sulla sua spalla.
"Dopo però, ti prego, non rinfacciarmi questo tuo gesto perché ne morirei" lo avvisai.
Gli avevo promesso che gli avrei detto tutto, no?
Dovevo essere sincera sin dal principio.
"Ho detto delle grandissime stronzate prima ma è solo perché non riesco ancora ad ammettere a me stesso che non riesco a starti lontano" disse con voce fioca come se non volesse che quel pensiero abbandonasse la sua mentre passando attraverso la sue corde vocali.
Era il passo più difficile da compiere, ne ero consapevole.
"Se vuoi saperlo, nemmeno io ci riesco" e a quel punto feci lo stesso senza un briciolo di timore.
Tremai leggermente al pronunciare quelle parole, sapevo mi avrebbero messo in qualcosa di più grande di me e che non avrei saputo gestire ma, la vita è una sola no? Tanto vale farlo.
Sentii il cuore accelerare nella sua cassa toracica e il suo braccio scese fino a posare la mano sulla mia coscia che accarezzò con grazia e sopratutto parsimonia.
"Non so come spiegartelo ma quando sono con te mi sento.. beh semplicemente bene, sei un casino ma mi trasmetti una tranquillità immensa e l'ultima volta che ho sentito questo ero steso a letto accanto a mio padre, avevo 15 anni. Non riesco a starti lontano per questo, mi fa paura pensare di non riuscire a provarlo più con qualcun altro in futuro" confessò.
Mi lasciò pensare per qualche minuto senza aggiungere altro, giusto il tempo di fare due più due.
"Cosa è successo a tuo padre?" ebbi il coraggio di domandare.
Sospirò e poco dopo tirò sù con il naso.
Oh no stava per piangere, forse non avrei dov..
"È morto sei anni fa, aveva un tumore" e mi crollò il mondo addosso.
Io mi lamentavo con quel ragazzo di cose inutili mentre lui viveva l'inferno.
Che persona di merda.
Non dissi nulla perché un "mi dispiace" non sarebbe mai bastato come dimostrazione del vuoto enorme nel petto che quella notizia mi aveva creato.
"Ero piccolo ed è stato molto difficile, mamma e i miei fratelli hanno sofferto molto. Vedevo il dolore e dovevo continuare ad andare avanti, non sono stato il primo e non sarò l'ultimo, questo è il cerchio della vita, abbiamo qualcuno che ci aiuta dall'alto ora" parlò spontaneamente, evidentemente aveva bisogno di farlo.
"Posso solo immaginare cosa abbiate dovuto sopportare, sarà stato e sarà tutt'ora tremendo" cercai di non apparire troppo spezzata.
"Mai come il tuo percorso Eva" e mi lasciò di stucco.
Io non.. no, non poteva star facendo sul serio dai.
"Smettila" quasi lo supplicai.
Se non voleva farmi avere un attacco doveva zittirsi immediatamente, ero lì lì.
"Io so di essere amato e so che lui da lassù mi accompagna in ogni singolo passo, ma tu potresti avere tutto questo amore da mille persone che invece hanno deciso di fregarsene di te, è molto peggio e non vorrei altro che aiutarti a recuperare quei rapporti"
Beh, io no, non volevo recuperarli.
Perché abbassarmi ai piedi di quelle persone che si erano allontanate spontaneamente? Per fare la figura di quella che non riusciva a cavarsela da sola?
Era proprio quello che aspettavano, il mio fallimento, ma non gliel'avrei mai data vinta.
"Non sparare cazzate per favore, non ho intenzione di ascoltarti e adesso non è il mio momento, continua a parlare di te, mi piace la tua voce" sputai fuori e passai da essere acida a zen in un attimo.
Amavo davvero ascoltarlo, il suo accetto era super relaxing, bastava chiudere gli occhi, immedesimarsi e in un minuto ci si ritrovava in Argentina, tra le strade affollate di Córdoba, con i bambini che giocavano a calcio tra le bancarelle dei mercatini.
Ridacchiò trascinando in men che non si dica anche me per poi ristabilirsi e continuare:
"Lo stesso anno venni chiamato dall'instituto della città, non volevo andarci, ero sopraffatto ma riuscirono a convincermi e menomale che lo fecero.  Mi dicevano tutti che ero un piccolo fenomeno e allora decisi di rifugiarmi nei calcio per curare tutti i miei disagi interiori"
Mi ricordò un po' me con la musica.
"Nel 2012 sono andato a Palermo, era tutto nuovo e la squadra andava male, anche se lottavamo i risultati erano negativi. Ero un ragazzino e solo ora sono grato a quella esperienza perché mi è servita da lezione. Il primo anno fu negativo ma il secondo vincemmo la Serie B. Pagarono 8 milioni per un ragazzino di 17 anni, il più alto trasferimento della storia del Palermo, me ne sono andato per 40 alla Juve qualche mese fa. Il resto della storia lo sai bene, mi hai conosciuto al principio e sono contento tu abbia sempre e solo visto Paulo, non Dybala, e ti assicuro questo non succede spesso"
"Non riuscirei a vederti in altro modo, per me rimani il vicino di casa stronzo che non mi lascia scopare in pace con chi voglio e tende a controllarmi più del dovuto" lo stuzzicai prendendomi un bello spintone in cambio.
Beh ci stava tutto, me lo meritai, ammetto.
"Non ti controllo e non ti spio, voglio solo prendermi cura di te" mi tolse la cicca dalla mano e la spense sul cestino in metallo proprio dietro di noi.
Alzai gli occhi al cielo, non avevo finito e me ne sarei voluta fumare almeno altre tre o quattro.
"No non lo vuoi, credimi" mi tirai sù facendo incontrare di nuovo i nostri sguardi.
"Poi mi spieghi perché hai la testa così dura, e ti ricordo che è proprio il motivo per cui abbiamo litigato e ci siamo allontanati"
Rimembrai quella sera e le mattine successive quando lo aspettavo seduta con la schiena contro la porta d'ingresso del mio appartamento.
"Sai, ti ho aspettato tutti i giorni, pensavo che saresti venuto a bussare, magari con un dolce o anche con una scusa semplicemente per vedermi, ma non lo hai fatto e questo mi ha fatto stare molto male" smise di guardarmi, forse lo avevo colpito facendogli notare il suo atteggiamento.
"Non mi piace far soffrire le persone" sussurrò.
Gli avrei voluto dire che lo sapevo e che lo capivo bene ma mi limitai a: "non fa niente, l'importante è saper rimediare e mi sembra che tu lo stia facendo davvero bene"
Un sorrisetto si formò flebile sulle sue labbra ad accompagnare il mio molto più grande.
"Non volevo sbattetti fuori, volevo soltanto che evitassi tutta la mia merda anche se so che non è quello che vuoi. Ti assicuro che è difficile avere a che fare con me tutti i giorni. So che se fossi stesa per terra mezza morta mi riporteresti a casa perché lo hai già fatto, ma se perdessi il controllo? Saresti pronto a prendere le redini e farmi tornare lucida oppure impazziresti anche tu?" glielo stavo chiedendo con le lacrime agli occhi sperando potesse rispondermi nel modo corretto altrimenti il dolore sarebbe stato ancora più forte.
Ma lui fece la cosa giusta, la fece prendendo a picconate il muro difensivo che mi ero creata per sfuggirgli.
"Sono pronto a tutto, a colmare i vuoti che hai dentro, a farti compagnia quando ti senti sola e lasciarti in pace quando ti sembra di soffocare"
E fu in quel preciso momento che tutto intorno a noi si fermò e una lacrima scese calda lungo il mio volto con una lentezza stremante, almeno quanto il suo polpastrello che la tirò via.
"Sei in grado di prenderti cura di un'anima rotta?" chiesi come ultima cosa prima di affidarmi completamente a lui.
"No, ma posso provarci" posò la fronte contro la mia.
In quella stessa anima rotta si accese qualcosa, un bagliore ormai spento da tempo o addirittura mai venuto alla luce prima.
Quanto avrei voluto baciarlo, far incastrare i nostri respiri per la pura soddisfazione di farlo, per i grandi sentimenti indefinibili che entrambi provavamo.
Non ne ero attratta, per niente, come ero certa lui non lo fosse nemmeno lui, era qualcosa di molto più forte, semplicemente era.. di più.
"Potrei restare così per ore" disse senza spostarsi di un millimetro.
"Si, anche io" risposi in un sussurro.
La sensazione d'infinito quando gli ero accanto era l'unica che avrei voluto provare per il resto della mia vita.

Él ||Paulo DybalaWhere stories live. Discover now