Anime gemelle?

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"Se continui a spargere palline per la casa facendole cascare dalle scatole che trasporti temo non finiremo mai" ridacchiai raccogliendo l'ennesima che si era lasciato sfuggire lungo il tragitto tra il minuscolo ripostiglio vicino l'ingresso, dietro la porta, e l'albero che avevamo deciso di posizionare vicino alla finestra del soggiorno, alla sinistra del televisore.
"Grazie, sei un tesoro" me la strappò di mano lasciandomi un veloce bacio a stampo.
"E tu troppo sdolcinato per i miei gusti" gli puntai il dito con fare scherzoso e lui fece lo stesso alzando gli occhi al cielo per poi sbuffare fingendo di starsi lamentando.
Non lo avrebbe fatto, era consapevole che l'avrei presa malissimo e di conseguenza avrei messo il broncio sul serio.
Mi lanciai sul divano osservandolo mettere a punto gli ultimi dettagli quali le lucine, che a parer suo dovevano essere posizionate in perfette file parallele e, allo stesso modo, i nastri bianchi e argento.
Io ero più per un approccio, come dire, disordinato ecco, ma lo infastidiva parecchio perciò decisi di lasciarlo fare senza intromettermi troppo.
Infondo a me andava bene comunque, mi bastava esser lì e starlo facendo con il mio primo e probabilmente unico amore.
"Da quanto tempo ci conosciamo noi?" domandò improvvisamente.
"Circa quattro mesi, credo"
Le rughette d'espressione comparvero intorno alla sua bocca allo spuntare di un sorrisino.
Stava per dire qualcosa di dolce, conoscevo quel suo atteggiamento e sapevo che di lì a poco sarei arrossita per le sue parole imbarazzandomi un tantino poiché non abituata a tutte quelle belle frasi che mi dedicava.
"Com'è possibile che in soli quattro mesi sia stato capace di perdere così tanto la testa?"
Bingo.
Abbassai lo sguardo scuotendo di poco la testa.
"Non lo so, mi piace credere che sia stato destino"
Incredibilmente i suoi pensieri si rispecchiavano nei miei, anche io mi chiedevo spesso come mai e perché fosse successo, ovviamente senza ricevere alcuna risposta.
"Vuoi una spiegazione delle mie, super filosofica, o preferisci che mi limiti a questo?"
Sapevo quanto gli piacessero, infatti rispose: "prego Freud, spiega pure".
"Avrai sicuramente sentito parlare di Anime Gemelle, no?"
Annuì.
"Bene, molto spesso nei film vengono descritte erroneamente perciò adesso cercherò su internet e ti leggerò la vera spiegazione e come dovrebbero essere intese, dopo commento"
Afferrai lo smartphone dal tavolino accanto a me e lo invitai a sedersi, non mi piaceva l'idea che restasse lì impalato in piedi, così lontano e distaccato.
"Okay, spazioazzurro.net dice che l'anima gemella è una persona che conoscevi nella tua precedente incarnazione e con la quale non hai più problemi irrisolti. In generale è quella con cui condividi energie simili che senti intime e piacevoli. L'Universo si prende cura di noi inviandoci più di una potenziale anima gemella che appare nei periodi giusti della nostra vita, in modo che non ci sentiamo mai soli. Le anime gemelle ridono molto tra di loro e parlano per ore, ed è sempre un rapporto semplice ed energizzante. Le anime che si amano sono sempre connesse e spesso si incarnano di nuovo insieme per incontrarsi per compagnia e sostegno reciproco"
"Mi sento particolarmente confuso" si grattò la nuca aggrottando la fronte confermando così la sua tesi.
"Che tu sia la mia potenziale anima gemella? Se devo esser completamente sincera lo ritengo possibile, anzi ne sono abbastanza sicura. Stiamo bene insieme, di certo non siamo perfetti ma sappiamo quali punti toccare dell'altro, come stimolarci, e funziona, anche bene! Quindi sì Paulo, per me è stato destino, un destino bellissimo che mi ha messo accanto in un momento disastroso la migliore persona al mondo"
Perché esternare i miei sentimenti era diventato improvvisamente così facile? Forse perché ero completamente andata? 
Era come droga, come una canna appena fumata, una sniffata di coca o un'intera bottiglia di whisky buttata giù.
Era come un flacone di pillole in grado d'inibirmi completamente ma lui, seppur creasse dipendenza alla stessa maniera, non faceva male, sapeva reggermi e io potevo affondare tra le sue braccia senza la paura di svegliarmi il mattino dopo in pronto soccorso.
Era la mia droga preferita e avevo iniziato a temere di non poterne più fare a meno.
"Volevo mettere le lucine anche intorno alla penisola" esordii quando capii che non avrebbe risposto.
Oramai lo conoscevo e sapevo avesse bisogno di un po' più di tempo, sarebbe esploso poi in un momento completamente assurdo e fuori contesto ma lo avrebbe fatto perché non riusciva più a tenersi tutto dentro.
Lo amavo anche per quello, per la sua irrequietezza e il suo parlare nel sonno mentre si rigirava nel letto per i troppi pensieri che vagavano nella sua mente, non essendo in grado di fermarli nemmeno nell'universo dei sogni per poter riposare.
In quello ci somigliavamo, non sapevamo spegnere il cervello e staccare, brutto difetto.
"Così quando mangiamo ci bruciamo le ginocchia?" mi portò una mano intorno alle spalle e iniziò a carezzarmi il braccio.
"Le mie non toccano il bordo"
Rise.
Perché?
"Allora riformulo.." la mano libera iniziò piano a spostarsi verso la mia coscia e con la stessa lentezza iniziai a sentirmi sfocata, come se il suo tocco bastasse a farmi lasciare andare, e probabilmente bastava sul serio.
"Potresti ustionarti queste belle chiappette che ti ritrovi quando ti metterò a sedere lì sopra" e si sporse verso di me con gli occhi socchiusi e sguardo provocatorio.
Non lo avevo mai più visto così da quella fatidica notte a casa mia in cui ci eravamo lasciati andare ma non fino in fondo, negli ultimi tempi aveva perso quel suo essere così fottutamente insistente nel volermi, quella sua adrenalina nel desiderarmi e immaginarmi chissà in quanti modi.
Non avrei voluto scomparisse, non volevo diventassimo troppo sdolcinati altrimenti mi sarei annoiata e non avrebbe fatto altro che uccidere il nostro rapporto.
"Mi mancava questa parte di te" sussurrai mettendomi a sedere sulla sua gamba con un movimento repentino.
Sorrise e con altrettanta velocità mi mise spalle sul divano facendo in modo che mi ritrovassi sotto di lui.
Mi baciò senza lasciarmi aprir bocca, sapeva che avrei sicuramente avuto da ridire o avrei parlato troppo rovinando il momento, allora usò le maniere forti.
Fece in modo che portassi le braccia sopra la testa e incrociò le sue dita con le mie in una salda stretta.
Le sue labbra si spostarono dalle mie, prima sulla guancia, poi sulla mandibola scendendo sempre di più e avvicinandosi con una calma stremante al collo dove si soffermò per qualche secondo facendomi ansimare.
Avrei voluto dirgli di non farmi un succhiotto, avrei voluto fermarlo, fermarmi, ma non spiccicai parola, decisi di abbandonarmi alle sensazioni.
Ero pronta a farlo con lui? Non lo sapevo ma avevo deciso di buttarmi.
Stava andando tutto bene e avevo ottimi motivi per confidare andasse così anche quella volta, non me ne sarei pentita.
Sembrava perfetto, anzi lo era, finché il suo telefono suonò interrompendo tutto.
"Cazzo" sibilai a denti stretti.
Non volevo finisse così.
"Scusami, è mia mamma"
Scossi il capo fingendo che non importasse quando invece importava eccome, ero un po' dispiaciuta.
Poteva finalmente essere il nostro momento ma no, ci era stato tolto.
Me ne sarei fatta una ragione, avrei avuto più tempo per metabolizzare.
"Scusa" proferì ancora dandomi l'impressione fosse stizzito almeno quanto me.
Lo era sicuramente, era lui quello dei due che lo aspettava da più tempo, che aveva dovuto trattenersi a lungo, per la situazione ma anche per colpa mia.
Non potevo biasimarlo.
Si spostò andando in terrazzo.
"Mamá, qué tal?" lo sentii rispondere.
Strana abitudine che aveva, lo faceva sempre quando doveva parlare con qualcuno, abbandonava tutto e usciva fuori, anche con meno due gradi.
Non che non volesse rendermi partecipe, anche perché una volta rientrato raccontava sempre tutto, ma gli piaceva semplicemente farlo, e chi ero io per dissuaderlo?
"Vale, nos vemos pronto, te quiero"
E dopo non so quanto tornò da me, che ero ancora stesa e avevo preso a cazzeggiare con lo smartphone in attesa che terminasse la sua conversazione.
Si sedette portando le mie gambe sopra le sue e iniziò a giocare con il bordo dei calzini di pile che indossavo.
"Voleva sapere se per Natale gli raggiungo in Argentina oppure preferisco che scenda lei insieme ai miei nipoti" vuotò il sacco.
Aveva il costante bisogno di parlare, esprimersi, raccontare e confrontarsi con me.
Forse era quello uno dei motivi per cui non andava d'accordo con Antonella, che sicuramente al mio contrario non gli dava corda e non lo stimolava ad approfondire.
"E..?"
"Vengono qui, a giorni inizierò il recupero e non posso permettermi di spostarmi"
Ciò significava che..
"Gli ospiterai tu, giusto? Devo trovarmi un posto dove stare?" domandai preoccupata.
Se così fosse stato non avrei avuto molto tempo per organizzarmi, si beh erano comunque venti giorni ma trovare vitto e alloggio senza avere alcun appoggio era complicato.
"Ma no, che ti salta in mente! Troveremo il posto per tutti, magari mando mia mamma nel b&b qui accanto e sistemiamo Lautaro e Dolores in camera tua"
Cosa stava..
"E io?"
"Con me" rispose semplicemente con il suo solito sorrisino stampato in volto.
Non dargliela vinta stava diventando più difficile del previsto.
"Lo sai che non voglio ancora condividere il letto con te" incrociai le braccia al petto.
"Dos semanas y fin, lo juro" alzò le mani premunendosi.
Sapevo che se ci avessi dormito anche cinque minuti non ne sarei più uscita ma non potei che acconsentire, era l'unica soluzione valida.
"Vuoi davvero mettere due adolescenti in una stanza piena di sex toys?" risi, forse non ci aveva pensato.
"Sono nei cassetti" fece spallucce.
"Hanno 16 anni Paulo, pensi non gli apriranno e non frugheranno dappertutto alla ricerca di qualcosa d'incriminante?"
"Tranquilla, anche se fosse non diranno nulla a loro nonna"
Si fece spazio tra le mie gambe posando il capo sul mio ventre, fu così che ebbi l'occasione di mettergli le mani tra i capelli e sentirlo rilassarsi sospirando per le mie carezze.
"Perché?" domandai.
"Non gli conviene, credimi"
Minaccioso.
Faceva il duro solo perché aveva cinque anni in più di loro, anche se mentalmente erano pressoché equiparabili.
"Va bene capoccione, io avevo in mente qualcosa per noi da fare questa sera, non so che intenzioni hai tu"
Lo stuzzicai, avevo davvero organizzato per intero le ora successive, ma senza il suo consenso non avremmo potuto far nulla.
"Lo sai che mi chiamavano così anche in prima squadra al Instituto?"
E gli angoli della bocca mi andarono automaticamente in sù al vedere la sua espressione emozionata al ricordo di uno dei periodi più difficili ma altrettanto felici della sua vita.
Si sa, l'esordio è sempre il momento più bello per tutti, in qualsiasi mestiere.
"Quindi? Cos'è che hai voglia di fare?"
"Avevo un'improvvisa voglia di andare a ballare, quindi ho prenotato alle 21 per cinque da Hennessy, spero non ti dispiaccia"
Era contento? Non lo era? Non ne avevo la più pallida idea.
Forse lo avevo solo sorpreso.
"Cinque?"
"Si, ho invitato Anna, che ha invitato Alvaro e la sua nuova ragazza, almeno abbiamo compagnia"
Non avevo pensato al fatto che la mia amica avrebbe fatto la candela però.. ops..
Poverina, incastrata tra due coppie.
"Non vado in discoteca da una vita, sono arrugginito" ridacchiò.
"Ti pare che ti preoccupi? Ci penso io a farti sciogliere" gli feci un occhiolino invitandolo poi ad alzarsi tirandolo per il bordo della t-shirt verde militare che indossava.
Tra l'altro quel colore gli donava moltissimo.
"Inizia a sistemarti, facciamoci trovar lì per le 20:30, io ci metterò un po', tra trucco e tutto il resto" gli lasciai un bacio a fior di labbra e mi chiusi in camera sentendolo mugugnare dall'esterno.
"Potevamo fare una doccia insieme almeno" si lamentò.
"Zitto e sbrigati" lo rimproverai.
Tecnicamente non eravamo mai usciti, salvo per un paio di pranzi o cene, sino ad allora la movida non ci era appartenuta affatto e per una festaiola come me era davvero grave.
Amavo divertirmi, non sempre chiaramente ma quando ce n'era l'opportunità non rifiutavo mai.
Impiegai circa mezz'ora ad acconciare i capelli dedicando poi il resto del tempo disponibile al make-up, per fortuna avevo già scelto l'outfit giorni prima altrimenti non saremmo più usciti di casa.
Lo avevo sentito accendersi la tv quando stavo applicando il fondotinta e fedelmente sintonizzato su real time mi aspettò senza proferire parola.
Beata la sua pazienza, fossi stata in lui sarei impazzita.
"Giuro che ho finito, sono pronta, manca solo il cappotto" e mi fiondai verso l'appendiabiti per recuperarlo.
"Aspetta aspetta, fatti vedere" mi afferrò una mano allontanandosi leggermente per squadrarmi da capo a piede.
Mi fece girare su me stessa ed esclamò: "Hermosa Nena"
Non dissi nulla ma anche lui lo era nei suoi pantaloni eleganti e nella maglia a maniche lunghe in lino bianca che fasciava perfettamente i suoi piccoli muscoli ancora non completamente sviluppati.
"Non porti il reggiseno?" chiese non appena entrammo in ascensore.
"Se è per questo nemmeno le mutandine" lo provocai.
Palese non fosse vero ma nonostante ciò sbiancò.
"Dai Pau, sto scherzando"
Scosse il capo alzando gli occhi al cielo.
Avevo indossato un abitino corto che rifletteva la luce con la schiena coperta unicamente da tre o quattro nastri intrecciati, l'unica cosa che avrei tenuto al caldo quella sera erano i polpacci, coperti dagli stivali alti fino al ginocchio.
Ero una temeraria a uscire così in una città come Torino i primi giorni di dicembre, ne ero consapevole, ma lo stile veniva prima di tutto, per di più quando si andava a ballare, seppur con un partner.
Uscimmo mano nella mano e ci dirigemmo al locale a piedi, non era molto distante dal nostro condominio.
Riuscimmo a scambiare quattro chiacchiere basandole principalmente su complimenti per il nostro aspetto e commenti sulla mia idea di portarlo lì.
"Ti divertirai, stanne certo" furono le ultime parole che riuscii a dire prima di correre incontro ai nostri amici.
"Annetta" la abbracciai e immediatamente commentammo quanto fossero sexy i ragazzi quella sera.
Quindi non ero pazza a pensarlo, bene.
Oggettivamente, come avrei fatto ad esserlo? Era Paulo strafregno Dybala, lo desideravano tutte, e il numero nove non era di certo da meno.
"Alvaro tesoro, da quanto tempo" strinsi anche lui.
"Quanto è alto il rischio che vi fermino ogni due minuti per una foto?" chiesi immediatamente con ironia ma infondo sapevo sarebbe successo, si trattava pur sempre di due giocatori della Juve.
"Tanta" rispose con il suo accento spagnolo così diverso da quello di Paulo.
Normale, erano di due continenti diversi seppur la lingua fosse la stessa.
Nonostante avessi studiato spagnolo standard a scuola c'era da ammettere che l'argentino era molto più intrigante, in effetti sin da subito avevo apprezzato e "rubato" la loro parlata.
"Vi presento Alice, mi novia" e spuntò da dietro la sua persona una magnifica ragazza.
Aveva un sorriso a dir poco raggiante, i capelli biondi le contornavano il viso, i suoi lineamenti erano beh.. perfetti.
Dovetti distogliere l'attenzione dalla sua figura e riportarla sul mio lui che intanto ci aveva invitati ad entrare poiché infreddolito.
Si sarebbe riscaldato a breve, eccome se lo avrebbe fatto.
"Ottima scelta quella di Alvaro, me la sarei scopata anche io" sussurrai al suo orecchio mentre consegnavamo i cappotti all'ingresso.
Non stavo mentendo, era la pura verità.
"Yo también" rispose facendomi l'occhiolino.
Spalancai la bocca sorpresa, mi stava provocando?
Decisi di lasciar perdere per il quieto vivere ma avrei sicuramente fatto riaffiorare il discorso in seguito.
Ovviamente come primissima cosa gli afferrai la mano e lo trascinai al bancone del bar.
"Di già?" domandò.
"Devo fare in modo di sentirmi disinibita per potermi scatenare, un Mojito grazie" mi rivolsi poi con un sorriso al gentile ragazzo con il grembiule che attendeva la mia ordinazione.
"Ci sto andando leggera" puntualizzai.
Gestivo bene l'alcool, un po' di Rum e lime non mi avrebbe stecchito, a meno che non ne avessi mandati giù tre o quattro bicchieri.
"Giuro che mi limito a questo"
Intanto in pista partì "Ginza" di J Balvin e la gente iniziò a scatenarsi alla stessa velocità con cui il mio bacino si mosse al ritmo di musica.
Paulo iniziò a ridere ma in men che non si dica i suoi occhi si scurirono e i miei di conseguenza, non ci eravamo mai visti così sciolti l'uno di fronte all'altro.
"Si necesita' reggaetón, dale" mi lasciai sfuggire dalle labbra che erano molto, molto vicine alla sua bocca.
"Sigue bailando, mami, no pare'" sussurrò lui di conseguenza e fu incredibile come le parole della canzone fossero specchio del suo volere in quel momento.
Le cantò con tale impeto che no, non mi fermai, gli portai le braccia al collo e cominciai a ballare proprio vicino a lui che posò immediatamente le mani sui miei fianchi.
"Muévete a mi ritmo
Siente el magnetismo
Tu cadera con la mía"
"Hacen un sismo
Ahora da lo mismo
El amor ahora es turismo"
"Diciéndole que no al que viene con romanticismo"
Mi lasciai andare in una risata spontanea buttando la testa indietro e lui mi seguii.
"Okay, il testo lo sappiamo a memoria, promossi" e mandai giù anche l'ultimo sorso del cocktail che avevo preso poco prima.
"Wow, sei svelta" commentò.
"Mi serve per svegliarmi, non per fingere di sorseggiarlo come fanno tutte" alzai un sopracciglio.
Per chi mi aveva presa?
"Ohhhh, esta me gusta" lo sentii urlare e fu in quel momento che mi portò finalmente in mezzo alla folla.
"De verdad? Te gusta "El taxi"?"
Annuì.
"Sappi che me la stai servendo su un piatto d'argento"  
Lo vidi confuso a quella mia affermazione ma non ci misi molto a spiegarmi.
"Lo paro con una mano, lo paro que yo la vi" e all'udire di quella parole gli diedi le spalle, mi sistemai il vestito sulle cosce, per quel poco che copriva, e iniziai a twerkare lasciandolo di stucco.
Poi mi fermai per un attimo e lo guardai, aveva il respiro corto, le pupille dilatate..
"Puoi toccarmi eh, non è un reato" gli sussurrai.
Passarono minuti interminabili prima che si fiondasse con ardore sulle mie labbra.
Non ci eravamo mai baciati così, con i suoi palmi stampati sulle mie guance, le nostre lingue che danzavano armoniose ma con una fretta quasi immane, eravamo senza fiato e non accennavamo a staccarci.
Per il resto del tempo ci perdemmo completamente in noi lasciandoci trasportare dalla musica, con la mia spalla contro il suo petto e la sua erezione a spingere sui miei glutei.
Alla fine dopo una buon'ora ero a pezzi, le piante dei piedi in fiamme, un po' come la mia pelle quando sfiorava la sua.
"Dovrei smetterla di ostinarmi a mettere il tacco dodici quando so di dover stare a lungo in piedi" mi lamentai immediatamente con le mie carissime amiche donne non appena ci sedemmo nel privé.
Vidi che Paulo e Alvaro iniziarono a intrattenere una conversazione apparentemente interessante a giudicare dalle loro facce divertite.
"Siete davvero una bella coppia" esordì Alice con la sua dolcezza stremante.
"Lo siete anche voi" dissi a mia volta, in realtà non gli avevo minimamente guardati mentre erano insieme ma supponevo lo fossero, insomma, erano due splendidi ragazzi.
A quel punto anche noi iniziammo a scambiarci opinioni, impressioni, e devo dire che mi sorprese la sua enorme intelligenza, eravamo coetanee ed ero consapevole che ventenni come noi ce ne fossero poche, eppure io avevo avuto la fortuna d'incontrarne una di quelle poche, saremmo diventate sicuramente ottime amiche.
"Me emborracharé, me emborracharé, por tu culpa" udii improvvisamente e mi alzai subito in piedi.
Era la nostra canzone, dovevamo assolutamente ballarla insieme.
"Amore mio, scusami se ti disturbo, ma adesso tu vieni in pista con me"
Cercai di tirarlo sù ma fece resistenza ed era veramente pesante.
"Eva, dai"
"Non accetto un no come risposta, cazzo sei latino, dovresti avercela nel sangue la bachata"
Sbuffò ma alla fine mi assecondò.
Non aspettò a posizionarsi con una gamba tra le mie facendo scontrare i nostri bacini.
"Piega un po' di più le ginocchia e posati, andremo più lisci" mi suggerì.
Seguii le sue indicazioni e quando partì il beat iniziammo a muoverci con una fluidità che mi lasciò parecchio allibita.
Io me la cavavo, non ero male, ma lui cazzo.. sembrava nato per quello.
Si destreggiava con una tale sicurezza, facendomi girare per poi riprendermi, seguendomi nei passi che non conoscevo.
Fu sicuramente uno dei momenti più belli vissuto insieme poiché raramente la sua anima usciva fuori e in quel momento ballando con me si mise completamente a nudo.
Lo vidi così concentrato ma al contempo così a suo agio, a dire il vero lo era stato anche poco prima al centro quando ci muovevamo sulle note delle hit più belle degli ultimi tempi.
Non potevo mentire a me stessa, quella serata non fece altro che accrescere tutto quello che provavo nei suoi confronti, dall'attrazione all'amore incondizionato.
Forse perché non si era mai esposto così tanto, fino ad allora lo avevo sempre e solo fatto io, ma finalmente era arrivato il suo turno e non vedevo l'ora di scoprirlo, di vedere limpidamente i suoi tratti, le sue caratteristiche.
Rientrammo a casa felici ma forse un po' troppo tardi.
"Che fai? Vai a dormire?" domandò quando mi rintanai in camera mia sfilandomi il vestito e infilando subito una sua t-shirt.
Sarebbe stato difficile smaltire l'eccitazione della serata.
"Sì, sono a pezzi"
"Dormi in mutande?" si piazzò sulla porta appoggiandosi con una mano allo stipite.
"Che problema c'è? Fa sempre caldo qui"
"Si ma.. staresti sicuramente meglio nel mio letto"
Sorrisi e mi avvicinai a lui dandogli un veloce bacio a stampo, tutti quelli che ci eravamo scambiati durante le ore precedenti gli sarebbero bastati per passare la nottata.
"Buona notte Paulo"

Él ||Paulo DybalaWhere stories live. Discover now