24. Ad una condizione

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"Togliti quel sorriso dalla faccia, cabron" ridacchia Aron che se ne sta incollato a Nicole.
"Guarda che non scappa, anche se le converrebbe farlo" sospiro per poi riportare l'attenzione ai documenti sparsi sulla mia scrivania.

"C'è una cosa di cui dobbiamo parlarti" afferma Nicole attirando nuovamente le mie attenzioni.
"È successo qualcosa?" chiedo iniziando a preoccuparmi per gli sguardi indecisi che si lanciano.
"Non arrabbiarti ok?" mi chiede Aron alzando le mani a mezz'aria.
Perchè dovrei arrabbiarmi, non riesco a capire.

"Mi dite che cavolo succede?" sbuffo spazientito.
"Si tratta di Robert" afferma Nicole.
"Robert? Ha fatto qualcosa ad Ariel?" chiedo sbattendo le mani sulla scrivania.
"No, le cose vanno bene tra loro, ma c'è un problema ha un debito da ripagare e sta cercando un lavoro" sospira Nicole "potresti aiutarlo, so che lo odi ma credo che sia un bel gesto per Ariel" aggiunge furbamente non lasciandomi alcuna via di scampo.
"È qui fuori scommetto?" chiedo passandomi le mani sul viso.

Entrambi annuiscono.
"Fatelo entrare" sospiro portandomi una sigaretta alle labbra per poi accenderla.
Dopo poco a testa bassa fa capolino nel mio ufficio quel miserabile figlio di puttana.
"Buongiorno Romeo" dice sorridendo flebilmente.
"Robert" rispondo seccato facendogli cenno di sedersi accanto ad Aron.

"Con chi hai contratto il tuo debito?" chiedo scocciato.
"Con Igor Voitenko" sospira guardandosi le mani.
"Cazzo Robert, anche con la mafia russa, quelli non scherzano potrebbero farti fuori anche adesso" sospiro aspirando il fumo dalla mia sigaretta cercando di alleviarmi i nervi "di quanto?" sospiro.
"Trenta mila" risponde.
"Me ne occuperó io, per quanto riguarda il lavoro puoi iniziare da stasera al locale, la paga ti verrà ridotta al minimo sindacale per vivere fino a che il tuo debito nei miei confronti non sarà saldato" affermo e lui sorride.
"Grazie Romeo, grazie, grazie" ripete prendendomi le mani.
"Ringrazia tua figlia" rispondo tagliente "ed ora uscite da qui" sospiro rivolgendomi a tutti i presenti.

Spengo la sigaretta nel posacenere e mi prendo la testa tra le mani, quello che sto per fare mi costa una immensa fatica.

Lo stai facendo per lei, mi ripete la mia mente.

Lo stai facendo per lei, mi ripeto mentre apro quel maledetto cassetto.

Lo stai facendo per lei, mi ripeto mentre estraggo dal cassetto la scatola rossa, che mi ero ripromesso di non aprire mai.

Lo stai facendo per lei, mi ripeto quando infilo la chiave nella piccola serratura e apro la scatola.

Lo stai facendo per lei, mi ripeto quando afferro quel maledetto cellulare a cui nessuno potrà mai risalire.

Compongo quell'unico numero e socchiudo gli occhi quando quella voce risuona nelle mie orecchie.
"Sabía que me llmarías, hijo" afferma soddisfatto.
(*Sapevo mi avresti chiamato, figliolo*)
"Hai prosciugato le tue finanze?" chiede prendendosi gioco di me.
Sospiro cercando di mantenere i nervi saldi e conservare quel briciolo di ragionevolezza.
"Le mie finanze vanno a gonfie vele, non hai controllato i tuoi conti? Ti ho rimborsato del prestito più gli interessi, che sicuramente non ti saresti risparmiato dal chiedermi" sospiro sorridendo nervosamente.
"Sono così miserabile per te?" chiede ridendo divertito "tua madre se lo meritava, dopo vent'anni ancora non vuoi capirlo?" mi domanda.
Socchiudo gli occhi e respiro, so cosa sta facendo vuole indispormi, vuole farmi incazzare e dimostrarmi che sono identico a lui, vuole che diventi quella bestia che per anni ha cercato di inculcare nella mia mente, ma con scarso risultato.

"Non ti ho chiamato per parlare della mamma" sospiro stringendo in un pugno il bracciolo in pelle della mia poltrona.
Non pensare a quella notte, non pensarci, devi essere forte.
"Ho un piacere da chiederti, conosco una persona che ha un debito con Igor Voitenko, so che fai affari con lui" sospiro.
"Ti sei cacciato in qualche guaio, figliolo?" chiede con la voce preoccupata e quasi mi illudo che in cuor suo provi almeno un briciolo di bene per me.
"Non io, una persona vicina ad una a me molto cara" sospiro.
"A quanto ammonta?" mi chiede.
"Trenta mila" sospiro.
"A nome di chi devo saldare questo debito?" chiede.
"Robert Adams" sospiro e dall'altro lato del telefono regna il silenzio più totale.
"Ci sei riuscito?" chiede soddisfatto.
"Papà" lo ammonisco.
"Salderó il debito ad una condizione" sospira facendomi contorcere lo stomaco.
"Quale?" chiedo con la poca voce che ho in gola.
"Voglio conoscerla" pronuncia quelle due parole così fastidiose, con una calma tale che mi terrorizza.
"Papà non le torcerai un capello, altrimenti ti ammazzeró con le mie mani" ribatto furioso alzando il tono di voce.
"Non potrei mai portarti via qualcosa a cui tieni" risponde.
"Con la mamma l'hai fatto" sospiro pentendomi subito dopo di essermi dimostrato debole ai suoi occhi.
"Chiameró Igor a questa condizione" afferma.
"Va bene" sbuffo irritato "la inviteró da noi per Capodanno" rispondo chiundendo la chiamata.

"Cazzo" impreco lanciando il telefono nel muro "maledetto Robert" sbraito buttando per terra tutto ció che occupa la mia scrivania.

"Romeo, che succede?" chiede Aron entrando nel mio ufficio. Mi passo una mano nei capelli disperato, non avrei mai voluto mischiarla con tutta questa merda che mi porto addosso da quando sono nato.
Non avrei mai voluto farla entrare in quella parte malata della mia vita.
"Mio padre" sospiro e lui chiude la porta avvicinandosi a me.
"Non ha voluto aiutarti?" chiede ed io scuoto la testa.
"L'ha fatto, ma ad una condizione, vuole conoscerla" sospiro e Aron sgrana gli occhi.
"Non preoccuparti Romeo, ora chiamo la nonna e troveremo una soluzione" sospira dandomi una pacca sulla spalla ed uscendo dal mio ufficio lasciandomi solo con la mia disperazione.

20 anni prima
"Piccolo la mamma ora deve andare, ma torneró a prenderti" mi sussurra rimboccandomi le coperte.
"Mammina portami con te" piagnucolo bloccando le sue mani.
"Non posso, ho una missione da compiere, te l'avevo detto che la mamma ha i super poteri, no?" mi chiede ed io annuisco.
Mi sorride felice ma poi i suoi occhi si riempiono di terrore quando la voce di mio padre risuona dal piano inferiore.

"Cecilia devi andartene" la nonna entra in cameria mia preoccupata. La mamma mi bacia la guancia e corre verso la finestra, ma è troppo tardi.
Papá entra in camera....

Mi copro le orecchie con le mani, il suono di quegli spari rimbomba nella mia mente ancora oggi.
Pensa a qualcosa di bello, mi ripeteva la nonna in quell'attimo.
Pensa a qualcosa di bello, mi diceva mentre mi portava fuori da quella stanaza.
Pensa a qualcosa di bello piccolo Romeo, mi ripeteva e mi ripeto adesso.

Il suo volto appare nei miei pensieri, calmando il mio cuore impazzito che sembra esplodermi nel petto.

Non ti permetteró di farle del male papá, sia l'ultima cosa che faccio.

Spazio Autrice

Buongiorno ragazze, in questo ultimo capitolo iniziamo a scoprire qualcosa del passato di Romeo, del perchè non ha mai seguito le orme del padre e si è tenuto sempre lontano da quella vita.

Ma le cose terribili di cui si è macchiato il padre non sono finite, anzi scopriremo più avanti perchè Romeo ha così paura di presentare Ariel a suo padre...

*Ps vi sta piacendo?
Vi siete ricredute su Romeo...
🤍

L'ossessione di Romeo Where stories live. Discover now