31. Debolezza

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Per la prima volta, dopo quasi una settimana, un sorriso sincero si fa spazio sul mio viso. Mia nonna mi aspetta in piedi fuori al portico della tenuta, indossa uno dei suoi soliti abiti colorati e mi saluta muovendo uno straccio in aria, sorrido felice all'idea che mi abbia preparato la mia torta preferita.

Il SUV si ferma a pochi passi dalla gradinata del portico, saluto Javier ed esco portandomi dietro l'unico borsone che ho preparato. Avevo fretta di andare via, di ritornare a casa mia, il più lontano possibile da Los Angeles e da lei.

Non ho ancora acceso il mio cellulare, ma dubito si sia accorta della mia assenza, impegnata com'è nel suo ruolo di moglie e madre perfetta. Sospiro lasciandomi alle spalle la tristezza e quei pensieri asfissianti e cammino invece verso mia nonna che mi attende a braccia aperte.

"Romeo, mi vida " sospira stringendomi forte a se. Profuma di tutto quello che di buono c'è al mondo e di torta di mele, la mia preferita "entriamo ho preparato il caffè e ti ho fatto la torta di mele, come piace a te" aggiunge facendomi sorridere e brontolare lo stomaco. Tra tutte le cose che mi erano mancate del Messico, la cucina di mia nonna era la prima in lista.

Avvolgo le sue spalle esili con il mio braccio ed insieme ci incamminiamo all'interno della tenuta.

"No'no" * Nonno* sospiro staccandomi dalla nonna e avvicinandomi a lui che se ne sta seduto intorno al tavololo con il suo giornale tra le dita.

"Bienvenido hijo" *Bentornato figliolo* afferma felice alzandosi e stringendomi in un abbraccio. Lo stringo forte, devo tutto a mio nonno ha lottato per me affinché avessi una possibilità in questa vita.

Mi siedo a tavola e dopo poco mia nonna mi posa davanti agli occhi un piatto con due fette enormi della mia torta preferita e una tazza piena di caffè.

"Come mai sei venuto in anticipo?" mi chiede diretta mia nonna.

"Avevo bisogno di staccare" mi limito a rispondere continuando a mangiare "non mi vuoi tra i piedi?" le chiedo poi sorridendo e facendola ridere.

"Certo, basta che tu non faccia più macelli nel tuo ufficio con quelle donne di poca fede. Ancora rabbrividisco al pensiero del tuo ultimo giorno qui" borbotta facendo ridere sia me che il nonno. "Ma quelli erano altri tempi giusto?" continua a parlare " ora tu sei un uomo impegnato" afferma fiera delle sue parole.

"Si sono un uomo impegnato" sospiro anche se dentro di me non sono più sicuro che sia così. Non posso immaginare di dover passare tutta la mia vita a farmi da parte ogni qual volta quello stronzo decida di ripresentarsi e fare il padre per qualche giorno e finché Ariel non capirà il mio punto di vista io non credo di essere disposto a cedere.

"Quando ti raggiungerà? mi chiede poi. Non so cosa risponderle, ma una cosa è certa non affronterò i miei problemi sentimentali con mia nonna, altrimenti non farà altro che riempirmi la testa di chiacchiere e sfinirmi di domande quando l'unica cosa che voglio adesso è quella di starmene tranquillo.

"Per Capodanno, partirà insieme ad Aron e Nicole" rispondo fingendomi il più sereno e rilassato possibile.

"Dovevate cambiare paese per sistemarvi entrambi" sbuffa versandomi un'altra tazza di caffè "che cosa abbiamo noi messicane che non va?" chiede stizzita facendomi sorridere.

"Non tutte le messicane sono come te ed io non potevo accontentarmi" affermo facendole un occhiolino.

"Chulo" * Ruffiano* ride divertita colpendomi un braccio con lo straccio.

Dopo aver salutato i nonni risalgo a bordo del SUV e con Javier raggiungo la mia casa qui in Messico. Spero vivamente che mio padre si accorga il più tardi possibile che io sia qui, l'idea di vederlo non mi entusiasma, anzi.

Arrivati al cancello della villa, compongo il codice di accesso sul mio cellulare e quando si apre rivelando la mia casa prendo un sospiro di sollievo, finalmente posso spogliarmi di questa stupida maschera di felicità ed essere di nuovo me stesso.

Sprofondo sul divano senza nemmeno spogliarmi, lo farò più tardi. Allungo la mano sul tavolino in vetro posto al suo lato e afferro direttamente la bottiglia di rum, senza perdere tempo a cercare un bicchiere. Ho solo voglia di ubriacarmi fino a perdere i sensi e di dormire profondamente.

A svegliarmi sono i rintocchi dell'antico orologio a pendolo che annunciano lo scoccare della mezzanotte. Cerco a fatica di aprire gli occhi, osservando con riluttanza le due bottiglie vuote sparse sul tappeto. Mi sollevo cercando di rimanere dritto ed evitando di inciampare in qualche pezzo del mio arredamento provo a raggiungere il bagno.

La mia gola è così secca che mi pizzica, ho bisogno di bere dell'acqua ma il bisogno di fare la pipì è più impellente, quando finalmente riesco a raggiungere il bagno e a liberarmi di quel peso opprimente mi sento già meglio. Mi soffermo a guardare la mia immagine allo specchio, disgustato e non poco da quello che sono costretti a guardare i miei occhi, ho i capelli arruffati e la camicia completamente ingiallita dalle macchie di alcool che devo essermi versato addosso mentre bevevo.

"Sono un disastro" sospiro con la voce rotta e impastata da un sapore sgradevole. Ho bisogno di bere, di farmi una doccia e di mettermi a letto.

Una volta uscito dal bagno, mando giù un'aspirina accompagnata da un bicchiere d'acqua e raggiungo la mia camera da letto, mi butto sul mio letto morbido e chiudo gli occhi. Ma un pensiero si fa spazio nella mia mente, rubandomi il sonno e costringendomi ad alzarmi e recuperare il mio cellulare.

Aspetto che si accenda ed un sentimento di speranza misto ad ansia si fa spazio dentro di me, facendomi bruciare lo stomaco e tremare la mani per l'agitazione.

La speranza che ci sia un suo messaggio si affievolisce a mano a mano che il suono incessante delle notifiche si stoppa non rivelando il suo nome.

Un sospiro affranto fuoriesce dalle mie labbra, leggo con riluttanza i vari messaggi tra cui quello di Aron che mi esorta a chiamarlo, ma ci penserò domani.

Appoggio il telefono sul comodino e sospiro posizionandomi a pancia in su. Osservo il soffitto cercando di trovare qualche giustificazione plausibile a questo suo silenzio, eppure il giorno prima l'aveva vista e lei gli aveva sorriso, mentre lui le aveva riservato quello sguardo di disprezzo, possibile non si era accorta di come l'aveva guardata? Ed è ancora possibile che lei non abbia avvertito il minimo bisogno di inviargli anche solo un messaggio?

Riprendo il cellulare per controllare meglio, magari il suo nome gli era sfuggito, apre i messaggi ma non c'è nulla, lo stesso nella chat di whatsapp. L'aveva dimenticato, erano bastati quei pochi giorni insieme a Rayan per spazzare via dalla sua mente quello che erano stati fino a pochi giorni fa.

Quella rabbia ceca che avevo provato ieri pomeriggio ritorna a farmi visita ed in un impeto di rabbia scaglio il mio cellulare contro al muro, riducendolo in mille pezzi.

Maledico la mia stupidaggine e la mia debolezza, ho lasciato che quegli inutili sentimenti mi trascinassero con loro, ho permesso che mi venisse calpestato il cuore, ho concesso ad una donna di giocare con me, che mi illudesse a tal punto da indurmi a credere in un qualcosa di ridicolo come l'amore, che però continua a farmi bruciare il cuore nel petto se solo penso al suo nome.

L'ossessione di Romeo Where stories live. Discover now