29. Romeo, cerca di capire

4.5K 183 26
                                    




Fidanzato, mai nella mia vita avrei pensato che un giorno qualcuno potesse riferirsi a me come tale. Eppure da cinque mesi a questa parte mi ritrovo ad essere un fidanzato onesto, gentile, premuroso ed innamorato, follemente.

"Meo, domani arriva il mio papà" mi ripete la piccola per l'ennesima volta da quando ci siamo incontrati questo pomeriggio al parco. Le sorrido flebilmente e lei mi abbraccia regalandomi un sorrisetto così dolce, che mi trovo costretto, come sempre, a darle un bacino sulla guancia.

"Spero che quando vada a New York, non faccia storie" sospira lei al pensiero che la piccola passerà le feste con lo stronzo, fortunatamente a più di 4.000 km lontano da noi.

"Però c'è una cosa che proprio non riesco a capire" sospiro nervoso.
"Romeo ti prego ne abbiamo già discusso" mi interrompe lei sbuffando.
"Non capisco perché tu non possa dormire da me e lasciare a lui e alla piccola il tempo per stare insieme" ribatto furioso al solo pensiero di lei e lui insieme sotto allo stesso tetto.

"Voglio dare a mia figlia la normalità che merita" sospira.
"Quale normalità? Non pensi che mettendo in scena questi teatrini tu la confonda di più? Quando lui non c'è ci sono io, quando c'è lui io non sono più nessuno. Vuoi che funzioni così per sempre?" le chiedo sbuffando.

"Romeo, cerca di capire" sospira.
"No, proprio non capisco mi dispiace" aggiungo alzandomi dalla panchina.

"Meo dove vai?" chiede la piccola aggrappandosi ai miei jeans, mi abbasso all'altezza del suo viso e le sistemo le ciocche sparse di capelli.
"Vado a casa" le dico e lei si aggrappa a me baciandomi una guancia, facendomi sorridere più del dovuto quando socchiude gli occhi e arriccia il naso perché la mia barba le ha pizzicato il viso.

"Ci vediamo dopo?" mi chiede lei.
"No" rispondo senza rivolgerle il mio sguardo e iniziando a camminare il più lontano possibile da lei.

Sarò uno stronzo, sarò un egoista, ma a me non va giù che lei debba sempre essere presente quando c'è lui. Quanti genitori separati si dividono i giorni per vedere i propri figli, lo so è brutto e chi meglio di me sa com'è crescere senza un genitore, ma proprio non capisco. Non riesco a trovare un senso o una spiegazione logica al suo comportamento.

Cammino a passo svelto verso la mia auto e una volta dentro accendo lo stereo alzando al massimo il volume e con decisione premo il piede sul pedale facendo stridere sull'asfalto le ruote della mia Ferrari.

Lei proprio non ci arriva a pensare che le sue azioni possano farmi stare male, non ci pensa minimamente a me e a cosa posso provare nel saperla da sola con lui a giocare alla famigliola perfetta.
Che ipocriti e che ipocrita lei.

Ma la colpa è soprattutto mia, le ho dato troppe certezze, troppe sicurezze. Sono da sempre stato il suo cagnolino, le ho dato carta bianca per fare di me ciò che volesse e tutto a causa del mio stupido cuore che non smette un secondo di battere per lei.

Sospiro frustrato e chiamo Aron.
"Romeo" la sua voce fastidiosamente allegra riempie la mia auto.
"Hai impegni per stasera?" gli chiedo andando dritto al punto.
"Vuoi fare un'uscita di coppia?" ride divertito.
"No io e te, andiamo a vedere com'è la situazione in quel locale di cui si sente tanto parlare in giro. Che dici? Ci stai?" gli chiedo.

"Sempre hermano" risponde felice.
"Passo a prenderti stasera alle dieci" aggiungo mettendo giù senza salutare.

~~

Indosso un paio di jeans neri con una maglietta bianca e i miei immancabili mocassini in pelle che mi arrivano direttamente dall'Italia ogni mese.
Spruzzo una quantità abbondante del mio profumo ed esco dal mio appartamento infilandomi il telefono in tasca in modalità aereo.
Questa sera non voglio esserci per nessuno, se non per me stesso.

Lei dal suo canto è praticamente sparita, quindi non mi resta che passare una serata tranquilla con mio cugino.

Arriviamo al The Storm, un locale molto famoso e già dalla fila che c'è fuori si puó capire la qualità del posto. Fortunatamente il mio locale è nella zona opposta della cittá e non posso lamentarmi dei miei incassi, anzi.

All'ingresso del locale incontriamo il propretiario con cui ho parlato a telefono nel pomeriggio.
"Giulio Monroe?" chiedo osservando il ragazzo alto e muscoloso dal corpo completamente ricoperto di tatuaggi.
"Romeo Santos?" chiede lui di rimando ed io annuisco.
"Onorato di averti nel mio locale, so che stai facendo faville sulla Sunset Boulevard" dice tendendomi la sua mano che afferro prontamente.
Questo ragazzo mi piace, gli presento Aron ed insieme ci incamminiamo verso il bancone del bar.

"Tre shot di rum" chiede al barman "il migliore in circolazione" afferma facendomi un occhiolino.
Sorrido quando riconosco la bottiglia del mio rum "buon intenditore" ribatto divertito.
"Solo il meglio, nel mio locale" afferma facendo scontrare i nostri bicchieri.
Mando giù quel liquido a me familiare per poi guardarmi intorno incuriosito.

"È pieno di ragazze" affermo divertito e lui mi osserva annuendo per poi sorridere quando una brunetta niente male gli viene incontro.
"Romeo lascia che ti presenti Margot, la mia fidanzata" sorride felice e al suono di quella parola 'fidanzata', nella mia mente si fa spazio una sola ed unica persona.
Vorrei averla anche io al mio fianco adesso, presentarla con orgoglio come la mia fidanzata e stringerla a me come Giulio sta facendo con la sua.

"Margot" sorride porgendomi la mano.
"Romeo" rispondo gentile.
"Siamo a quel tavolo laggiù" dice indicando un punto a Giulio "ci vediamo dopo" aggiunge dandogli un bacio sulle labbra e salutando me ed Aron con un cenno della mano.

"Pieno di ragazze che non mi interessano" ridacchia "sono tutte per voi" afferma sorridente.
"Anche noi siamo fidanzati" interviene Aron "ma questa sera è una serata solo maschietti" ride spingendomi con una spalla e facendo ridere Giulio.
"Allora vi lascio alla vostra serata, vi ho riservato un tavolo nel privet" aggiunge salutandoci per poi sparire tra la folla di persone.

~~

"Se ne starà con lui per quattro lunghissimi giorni, ti rendi conto?" borbotto mandando giù l'ennesimo sorso di rum.
"Lei e lui, nella stessa casa, da soli a condividere momenti della loro vita" sospiro affranto e con il cuore addolorato,abbassando il viso sul mio bicchiere vuoto "come una coppia vera" aggiungo e Aron scuote la testa.

"Cosa dovrebbe fare?" chiede ed io l'osservo di traverso.
"Stare con me e lasciare che lui faccia il padre" sbotto " le ho fatto più io da padre che lui" affermo alzando il tono di voce.
"E se la bambina volesse la sua mamma?" chiede ed io storco il naso scocciato.
"Lo so Aron, ma permetti che a me non vada a genio che la mia donna stia a casa con il suo ex" sospiro riempiendo ancora il mio bicchiere.

"Ci tiene tanto a te, non rovinare tutto" mi dice posando la mano sul mio bicchiere per impedirmi di bere ancora.
"Sarei io a rovinare tutto?" chiedo furioso "Chi ci pensa a me qui? Nessuno?" sospiro affranto.
"Io la amo" ammetto finalmente a voce alta, lui mi osserva stupito per poi rivolgermi un sorriso dolce.

"Io la amo" ripeto ancora.

L'ossessione di Romeo Wo Geschichten leben. Entdecke jetzt