49. Carlos

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Me ne sto appoggiato al muro, accanto alla finestra dove Ariel ha posizionato la culletta, all'interno della quale sta dormendo mio figlio, Carlos.

Lo osservo attentamente, ha le guance rosee e paffute, i capelli neri come la pece e la bocca carnosa. Se ne sta tranquillo, ignaro che ci sia io qui a vegliarlo.

"Dorme?" la vocina di Ginevra mi fa distogliere per un attimo lo sguardo da quella piccola meraviglia.
Allargo il braccio e le faccio segno di raggiungermi.
Si stringe al mio fianco ed insieme guardiamo il piccolo fratellino che dorme.
"Sembra un bambolotto" bisbiglia per non svegliarlo.
Me ne sto lì ad osservarlo ancora per un pò, poi prendo la piccola per mano ed usciamo dalla cameretta di Carlos.

"Andiamo a svegliare la mamma" dice lei avviandosi verso camera nostra.
La seguo cercando di bloccarla, ma quando entro la trovo ferma al centro della stanza che osserva la mamma addormentata sul letto.
Si gira a guardarmi e mi fa segno con il dito di stare in silenzio.

Carlos è impegnativo, la tiene sveglia notte e giorno.
È come se vivessero in simbiosi, lei dorme quando lui dorme, mangia quando lui mangia e si lava quando c'è Ester a tenere a bada la piccola peste.
Io nel mio piccolo cerco di essere il più presente possibile, prendendomi cura di Ginevra e di Carlos quando Ariel ha bisogno di riposare.

"Cosa facciamo adesso?" chiede seguendomi fuori dalla stanza.
"Possiamo guardare un film e mangiare i pop corn, ti va?" le chiedo e lei mi osserva con gli occhi a cuoricino.
"Posso aiutarti a prepararli?" mi chiede " e il film lo scelgo io, intesi?" chiede con decisione.
"Ai suoi ordini" ridacchio avviandomi in cucina seguita da lei che saltella felice lungo il corridoio.

Prepariamo i pop corn facendo attenzione a non combinare casini e una volta fatti ci sistemiamo sul divano.
"Cosa vuoi guardare?" le chiedo e lei si volta a guardarmi.
"Frozen" risponde facendomi alzare gli occhi al cielo per l'esasperazione. È la decima volta in un mese che lo guardiamo.
"Va bene" sospiro e faccio partire il film.

Sorrido divertito quando la sento canticchiare le canzoni per poi distogliere il mio sguardo da lei e puntarlo sulla donna appoggiata al muro che ci osserva divertita.
"È così che vi divertite, quando io non ci sono?" mi chiede avanzando verso il divano.

"Mammina" urla Ginevra alzandosi e correndole incontro "mi sei mancata tanto" le dice aggrappandosi alla sua vita.
"Anche tu, amore mio" le dice accarezzandole i capelli.

La piccola si sistema al mio fianco mentre Ariel prende posto tra le mie gambe, appoggiando la testa sul mio petto. Immergo il naso tra i suoi capelli inspirando affondo il suo profumo dolce.
"Ti sei riposata abbastanza?" le chiedo e lei si volta a guardarmi.
"Si, grazie di concedermi queste ore" mi risponde accoccolandosi di nuovo sul mio petto.
La stringo a me lasciandole un bacio dolce tra i capelli.

"Devi proprio andarci al lavoro?" mi chiede quando esco dalla doccia.
Se ne sta seduta sull'ampio lavandino in marmo bianco, con le gambe a penzoloni e lo sguardo puntato su di me, che sono coperto solo dal mio asciugamano.
"Devo" sospiro avvicinandomi a lei.
"Odio l'idea che tutte quelle donne avranno gli occhi puntati su di te, sto pensando seriamente di sequestrerti e chiuderti in camera nostra, per sempre" afferma appoggiando le mani sui miei fianchi e attirandomi a se.

"Anzi" sospira guardandomi negli occhi per poi spingermi delicatamente all'indietro e scendere dal marmo bianco "dovrei darti modo di pensare a me, per tutta la sera" aggiunge maliziosa avanzando verso di me.
Mi accarezza il viso con le sue dita e poi si inginocchia, facendomi socchiudere gli occhi.
"Devo proprio" sospira sfilandomi l'asciugamano, lasciandomi completamente nudo sotto ai suoi occhi.

Sospiro rumorosamente per poi puntare i miei occhi nei suoi, che mi osservano dal basso con l'espressione più sexy ed eccitante che abbia mai visto in vita mia.
Infilo le mani tra i suoi capelli trattenendo a stento un gemito rumoroso quando le sue labbra si avvolgono intorno alla mia erezione.

Quando ritorno dal lavoro è notte fonda.
Parcheggio l'auto e alzo lo sguardo in direzione del piano superiore di casa, la lucetta in camera di Carlos è accesa.

Entro in casa e salgo le scale in direzione della sua camera. Apro la porta socchiusa e mi perdo ad ammirare Ariel che lo allatta seduta sulla poltroncina.
"È tornato papà" sussurra al piccolo sorridendomi dolcemente.
Mi avvicino a loro e mi siedo sul bracciolo della poltrona, lei si appoggia con la testa al mio fianco e io le accarezzo dolcemente i capelli.

"Sarai stanco" sospira "aspettami a letto" aggiunge.
"No, voglio stare con voi" sussurro continuando ad accarezzarle i capelli.

~~

A pochi giorni dal primo anni di Carlos

"Ariel" urlo dal salotto, oggi sono nervoso e stressato.
Non pensavo che organizzare un matrimonio richiedesse tanto impegno, dieci prove per un vestito che mi stava bene dal primo istante che l'ho provato.
La scelta dei fiori? Che diamine me ne importa dei fiori, per non parlare del lavoro che non mi lascia un attimo di respiro.

Mi apro i primi due bottoni della camicia e mi riempio un bicchiere di rum. Mi siedo sul divano e sospiro esausto, piegando la testa all'indietro e socchiudendo gli occhi.
"Eccomi" urla scendendo rumorosamente per le scale "che succede?" mi chiede avvicinandosi a me.
"Niente" sospiro bevendo un sorso di rum.
"Non mi sembra niente" afferma scocciata facendomi infuriare.

"Posso essere stanco anch'io?" sbotto furioso alzando il tono di voce, pentendomene subito dopo quando osservo la sua espressione delusa "scusami, è che non sono abituato a tutto questo" sospiro.
"A tutto questo? A noi vuoi dire?" chiede allarmata, torturandosi un labbro con i denti.
"No stupida" sospiro attirandola a me "non sono abituato a tutte queste organizzazioni" sospiro ancora "alla scelta dei fiori, alle prove infinite di un completo" aggiungo facendola sorridere.

"Non vuoi sposarmi più?" chiede facendomi sbuffare.
"Ti sposerei adesso, in questa cucina" sospiro accarezzandole i capelli "sono solo nervoso e stressato, tutto qua" aggiungo stringendola a me.
"Credo di avere qualcosa che possa tirarti su il morale" sospira allontanandosi da me e porgendomi la sua mano.

La osservo per un momento e poi l'afferro.
Saliamo al piano di sopra e una volta in camera di Carlos il mio cuore impazzito sembra scoppiarmi nel petto.
"Guarda chi è arrivato, ometto" sospira Ariel guardandomi con gli occhi lucidi.
Carlos si gira a guardarmi regalandomi il suo sorrisetto sdentato.

"Pa-pa-pa"

L'ossessione di Romeo Where stories live. Discover now