Capitolo 13

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Alex cammina lento fino alla macchina.
Leo gli sta dietro, guardando tutti i movimenti. 
Alla macchina, salgono nel silenzio più assoluto.
Prima di mettere in moto, però, Leo si sistema il sedile e cercando di tenere un tono disinteressato, domanda:

<Questa Chiara che hai soccorso... Per caso è la ragazza che ti piace?>

Alex guarda fuori dal finestrino e non risponde.
Forse non ha nemmeno sentito la domanda.
Leo, che aveva finito di sistemare il suo sedile, si gira a guardarlo: poggia le braccia sul volante e ci poggia la testa.
Con gli occhi socchiusi, guarda Alex.
Tende una mano verso di lui e gli punzecchia la spalla, senza risposta, poi passa alla vita e anche lì, nessun movimento. Allunga di più la mano e riesce ad arrivare alla guancia.
Con questo gesto, richiama Alex all'attenzione, che si gira di scatto.

<Hai bisogno?>

<Ti ho fatto una domanda. È buona educazione rispondere.>

Alex lo guarda confuso, gli occhi stanchi.

<Ti ho chiesto se Chiara è la ragazza che ti piace.>

<Oh! No no.>

Leo alza un sopracciglio.

<No? Eppure sembravi super preoccupato per lei e super triste quando ti è stato detto di tornare a casa.>

Alex sposta lo sguardo. Non riesce a sostenere quegli occhi indagatori, non in questo momento.
Prende un profondo respiro, prima di trovare le parole con cui rispondere.

<No, c'è. Sì. Sono preoccupato per Chiara. Ma sono più preoccupato per Mia.>

<La bambina?>

<Sì, la bambina. Ero disteso sul letto quando mi ha chiamato. Stava piangendo. La sentivo singhiozzare e pronunciare la parola "mamma", poi il mio. Leo è stato orribile.>

Alex si porta una mano sugli occhi e si struscia via quel filo di lacrime che volevano uscire. Tira su col naso, poi continua.

<Mia è sempre stata una bimba sorridente. So che piange poche volte... Quando l'ho vista in cima alle scale, con gli occhi rossi colmi di lacrime, mi si è spezzato il cuore.>

Alex non riesce ad evitare di ricordare quel momento. Il suo cuore si stringe, per poi cominciare a battere più forte.
La testa gli fa male e sente il suo corpo iniziare a tremare.

<Non sapevo cosa fare, soprattutto dopo che ho visto Chiara per terra. Come calmare una bambina? Non sapevo dove rigirarmi. L'ho stretta a me, per proteggerla, ma non sapevo che altro fare.>

Leo rimane in silenzio con la testa appoggiata al sedile.
Ascolta lo sfogo di Alex, non comprendendo appieno la situazione. Manca un pezzo, anzi, ne mancano più di uno. C'è qualcosa che gli sfugge in quel discorso e non sa cosa.
Alex si porta le mani alla faccia e la nasconde: il suo corpo è in preda ai singhiozzi e non si ferma.
Dopo tanto tempo, Alex piange.

<Ma per quale motivo dovresti disperarti tanto per quella bambina? L'hai protetta col tuo corpo tutto il tempo, le hai fatto sentire che eri lì, le hai salvato la madre. Cosa altro potevi fare?>

<Mia non merita di piangere! Mia non deve piangere! Deve sorridere e basta. Solo questo! Il suo sorriso è la cosa più bella del mondo e, e...>

La voce di Alex si incrina.
Lui si ferma e prende un respiro singhiozzante, butta fuori tutta l'aria e tira di nuovo su col naso.

<Non so spiegarti perché ok?>

<È uno sfogo. Dovevi sfogarti per molto altro e questo è solamente un pretesto per nasconderlo.>

Leo alza le spalle, poi mette le chiavi nella fessura e le gira, pronto a far partire l'auto.

<Non credo che sia solo un pretesto sai.>

Alex sussurra, la voce bassa.
Singhiozzava ancora, ma voleva calmarsi il prima possibile tornare a casa e stendersi sul letto.
L'indomani avrebbe chiamato Mattia per sapere come stavano tutti.

<Non è bello quando un padre vede la propria figlia piangere.>

<A me Mattia non sembrava sull'orlo delle lacrime.>

Preme sull'acceleratore, cambia marcia e fa per girare.

<Parlavo di me. Quella bambina è mia figlia.>

Leo frena subito, facendo sobbalzare entrambi.
Si volta di scatto verso Alex che si stava ritirando in su col busto dopo lo spintone.
Si massaggia la testa e intanto si sistema meglio la cintura.

<Mia è tua figlia?!>

Alex si gira verso Leo e osserva l'espressione del suo volto.

<Sì. Chiara è rimasta incinta la prima volta che lo abbiamo fatto, mentre lei era in quinta. Io ero in seconda se non sbaglio. Ma Alice non te ne ha parlato?>

<Mi aveva accennato a un qualcosa sul fatto che la figlia della sua amica aveva un altro padre, ma tu? Tu tu? È proprio appurato? Avete fatto il test?>

Alex sospira.

<Non ce n'è stato bisogno. Chiara era vergine a quei tempi e non l'ha fatto con nessun altro dopo la prima volta con me.>

Leo riesce a risistemarsi sul suo sedile e riprende la sua compostezza e sta volta fa partire l'auto e procede fuori dal parcheggio.

<Questa cosa ti scandalizza? Ti fa schifo pensare di averlo fatto tre volte con un ragazzo che già a 16 anni era padre?>

Leo, intento a guardare la strada, gira lo sguardo: Alex fissava fuori dal finestrino.
Stringeva i bordi della sua maglietta e cercava di nascondere l'agitazione che la risposta gli poteva causare.
Temeva, dentro di sé, di aver sbagliato a dire a quel ragazzo che Mia è sua figlia, ma non sa per quale motivo, non è riuscito a controllarsi.
Voleva mettere al corrente Leo di tutto.

<Non è che mi fa schifo. Ero solo sorpreso.>

Sospira Leo.
Alex non si muove a quella risposta, le lacrime si erano fermate e un piccolo sorriso si forma sulle sue labbra.
Si era tolto come un peso enorme dal cuore.
A Leo non importava se lui era padre...

-𝔻𝕚𝕡𝕖𝕟𝕕𝕖𝕟𝕫𝕒-  𝓑𝓸𝔂 𝔁 𝓫𝓸𝔂  [Completata]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora