Capitolo 20

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Alex osserva tutti i movimenti di Leo, senza perderne uno.
Nel silenzio più assoluto, si alza dal letto e gli si avvicina.
Quando il biondo si gira si ritrova Alex davanti, nudo. Afferra una ciocca dei capelli lunghi e la arrotola fra le dita, alza le punte dei piedi e bacia delicamente sulle labbra Leo.
Leo si lascia andare, si appoggia alla scrivania e porta una mano dietro la schiena di Alex.
Con due dita, cammina fino al basso. Prende una chiappa e la stringe fra le mani.
Alex si lascia scappare un gemito, ma non si allontana dalle labbra di Leo.

<Vieni, andiamo sul letto.>

Ma Alex impunta i piedi, gli mette le mani sul petto e lo tiene ancorato lì alla scrivania.
Con una gamba sposta la sedia con le rotelle e ci fa sistemare sopra Leo.
Alex è come sotto effetto dell'alcol. Non ragiona, non pensa, non sente se parla. Vede poco della stanza, solo quello che gli serve in quel momento.
Ha bisogno di sentire Leo, di toccarlo, di averlo. Lui è suo, lo vuole tutto per sé. Nessuno si può permettere di vederlo così.
Allarga le gambe e si siede sopra di Leo.
Continua a baciarlo con tanta foga, divora le sue labbra, le morde, le tira, gioca con la sua lingua, esplora il palato. Deve conoscere ogni angolo, centimetro di quel corpo stupendo.
Con una mano, sposta la natica mentre con l'altra si avvicina l'erezione di Leo all'apertura.

<Ah, Alex aspetta! Non puoi se->

Alex non ascolta. Scende giù tutto di un colpo.
Leo entra dentro di lui, viene risucchiato dentro, nello spazio stretto.
Alex lancia un gemito: questa volta, è stato tutto più doloroso e veloce delle altre, ma ora è lì. È suo.
Abbassa lo sguardo e lega i suoi occhi con quelli di Leo.

<È doloroso così, perché lo hai fatto? Sei uno stupido. Dovevi aspettare che ti sistemassi.>

<Non potevo.>

Risponde, prima di lasciare un sospiro di piacere: Leo aveva mosso una gamba e il corpo di Alex si era spostato di poco, facendolo muovere dentro di lui.

<Non potevo aspettare... Ti volevo.>

Gli circonda la faccia e lo bacia.
Ad interrompere il momento magico, sono dei battiti sulla porta: Filippo aveva ricominciato a chiamare Alex.

<Alex, mi senti? Potresti uscire che devo parlarti.>

Leo, che ancora aveva la percezione per capire cosa stava succedendo fuori, fissa Alex.
Il finto biondo si avvicina al suo orecchio e lo mordicchia.

<È chiusa a chiave. Non possono entrare.>

<Ma c'è rischio che ti sentano gemere.>

<Che sentano allora. Non mi interessa.>

Con la forza che gli rimane nelle gambe, alza la vita quel che riesce, poi si ributta giù, sentendo il membro di Leo colpirlo di nuovo.
Si morde un labbro, inarca la schiena e trattiene a pelo un gemito.
La sua erezione pulsava: doveva toccarla.
Porta una mano sulla sua pancia da dove si sente la presenza estranea di qualcosa, scende giù e sfiora col dito la punta già bagnata.

<Leo...>

<Vaffanculo Alex, non ti lamentare dopo, se ti chiedono perché gemevi così forte il mio nome.>

Leo si alza in piedi e sistema Alex con la parte bassa della schiena sulla scrivania. Gli stringe forte la vita fino a lasciarli dei segni violacei.
Esce di poco, poi lo penetra con un colpo secco.
Alex geme di nuovo. Sistema le gambe intorno alla vita di Leo e gli circonda le spalle.

<L, Leo!>

Leo ghigna: quel ragazzo non si è ancora reso conto di quanto cazzo può eccitare in una situazione del genere.
Continua così con le spinte. Con la bocca, gioca con il suo collo, morde e succhia. Con le mani, esplora il corpo: lo conosce già, ma ogni volta è come se lo riscoprisse da capo. Si diverte a punzecchiarlo sull'erezione.
Il suo obiettivo era farlo venire solo grazie alle sue spinte, senza bisogno di toccarla.
Le spinte aumentano velocità, entra sempre in profondità, esce e ritorna dentro.
Senza pensarci, guidato solo dal momento, Alex muove la vita, cercando di agevolare il movimento.
Alex sospira di piacere ad ogni spinta, non si trattiene più di tanto, anche se tutte le grida non sono forti come la prima.
Leo, invece, si morde l'interno guancia per evitare di gridare.
Per fargli dispetto quando non poteva trattenere i gemiti, dopo aver morso il collo, correva all'orecchio e gli sussurrava il suo nome.
La voce rauca e bassa.

<Alex. Alex. Alex!>

Vanno avanti così entrambi finché non raggiungono il limite. Leo esce da dentro Alex e viene dentro il preservativo, mentre Alex viene e sporca sia se stesso sia Leo.

<Leo, perché sei così bravo?>

<Perché ho fatto tanta pratica.>

Entrambi hanno il respiro affannato, si guardano negli occhi, tutti sudati.

**

<Voglio farmi una doccia.>

Alex scende giù dalla scrivania e si appende al braccio di Leo. Le gambe continuavano a tremare, la testa gli girava anche più forte di prima.

<Ti va bene l'acqua fredda? Ho il bagno rotto e ancora non sono venuti a ripararlo. Sia il water che l'acqua calda. Ma è possibile dico io?>

Si stacca da Leo e cammina piano piano verso la porta all'angolo, la apre e sparisce nel bagno.
Leo lo segue: entra in una stanza con le mattonelle bianche con motivi floreali. Non è enorme, ma comunque ci si muove bene.
La vasca si trovava proprio all'entrata, seguita poi da un box doccia circondato da del vetro. Il water era in fondo a destra.
Alla sua sinistra c'era un lavandino con sopra uno specchio con una luce attaccata sopra. Nell'angolino a destra, c'era il bidè.
Alex prende Leo per un braccio e lo trascina dentro il box doccia, chiude le ante e apre l'acqua.

<Scusa, ti ho sporcato.>

Leo guarda Alex pulirgli la pancia con una spugna.
D'istinto, gli porta una mano sulla testa, poi sulla fronte.

<Alex, sei sicuro di stare bene?>

<Sì perché?>

<Perché da quando sono entrato in camera tua, sei tutto febbricitante. Non vorrei stessi male. Se è così l'acqua fredda non è il massimo.>

Alex tiene lo sguardo basso e sposta la spugna sulla sua, di pancia, per pulirsi.

<Non è che ho la febbre... È semplicemente l'effetto che mi fai tu.>

---angolo autrice---
Ho sonno lol.

-𝔻𝕚𝕡𝕖𝕟𝕕𝕖𝕟𝕫𝕒-  𝓑𝓸𝔂 𝔁 𝓫𝓸𝔂  [Completata]Место, где живут истории. Откройте их для себя