Capitolo 33

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Alex si sposta nel letto. Poggia una mano sul petto nudo di Leo e spinge la gamba in su.
Sotto le coperte, fino alla vita, sentiva caldo.
Il braccio di Leo sotto la sua testa gli faceva da cuscino. Le dita di quel braccio finivano sulla sua schiena e gli facevano il pizzicorino.
Tiene gli occhi chiusi, annusando l'odore di quel corpo.
Leo sbadiglia piano, portando la mano libera alla bocca.
Lui apre subito gli occhi, studia la sua camera, poi fissa lo sguardo su Alex: i riflessi del sole illuminano il biondo tinto e facevano risaltare la leggera ricrescita nera che aveva. I raggi illuminavano la schiena e scaldavano la pelle.
Alex apre un occhio solo e rimane incantato ad osservare quegli occhi dal colore ora azzurro.
I capelli lunghi, biondi, erano lasciati al caso dietro la schiena, però qualche ciocca era davanti, sfiorando la pelle bianco latte.
Alex non ci credeva di essere in quella posizione lì.
Il rosso sulle sue orecchie ritorna in un batter d'occhio, seguito dal battito aumentato.

<La prossima volta...>

Leo aveva la voce ancora più roca, appena sveglia.

<La prossima volta, non usare una droga per venire a letto con me.>

Si gira del tutto e circonda la vita ad Alex.
Il ragazzo nasconde la testa nel suo petto.

<E che scusa uso?>

<Ti serve una scusa per dormire con qualcuno?>

<Mmh. No?>

<Ecco appunto.>

Gli passa un dito sopra la ricrescita, avanti ed indietro.
Si rilassa con poco.

<Non c'è motivo se è la prima volta. Ma questa non lo è.>

<Cosa vuoi insinuare?>

Alex si stacca e lo guarda negli occhi.

<Voglio solo capire perché cazzo mi eccito ogni volta che ti vedo.>

Leo prima lo guarda incuriosito e sorpreso, poi scoppia a ridere.
Una risata tranquilla e dolce, quasi contagiosa.

<Forse perché ti piaccio?>

<Scherzaci sopra tu! Non ho mai pensato alla possibilità di innamorarmi, figurati di un ragazzo.>

Alex poggia il mento sul cuscino e fissa il pezzo di ferro che si appoggia al muro e tiene il letto.
Fissa il nulla.
Da quella posizione, Leo lo può osservare meglio: le ciglia sono di poco più lunghe, gli occhi socchiusi e pensierosi, il naso piccolo lascia poi spazio a quelle fantastiche labbra.
Le orecchie rosse ci sono ancora.
Qualcosa, mentre lo osserva, attira la sua attenzione. Sposta una mano e la porta dietro l'orecchio, sentendo una specie di crosta.
Alex si gira di scatto a quel movimento, costringendo Leo a spostare la mano.

<Cosa c'è?>

Leo domanda piano.

<Tu...>

Alex porta la sua mano dietro l'orecchio e abbassa lo sguardo, sfiorando quella piccola cicatrice.

<Perché hai una cicatrice dietro l'orecchio?>

Alex fa spallucce, ficca la testa nel cuscino e si copre con le coperte.

<Parlavamo di altro, prima.>

Mormora sul cuscino.
Leo si porta le mani dietro la testa e si sdraia. Fissa il soffitto.
La stanza ora si è fatta silenziosa.
Nel corridoio non si sentiva nulla e dalle altre stanze, nessun segno di vita.
La camera era un casino, i vestiti di Leo erano ovunque, mischiati ai boxer e pantaloni di Alex.
Nel cestino, 5 preservativi usati.
Leo comincia a giocare con un ciuffo dei suoi capelli, quando sente la voce di Alex, molto bassa rispetto a prima e coperta dal cuscino.

<Cosa?>

Alex gira la testa di poco, mostrando un occhio verde che scrutava il ragazzo.

<Ho detto: è stato un incidente.>

<Incidente?>

<Sì.>

Alex annuisce, seguendo la voce.

<Sono caduto dalle scale. Quando ero piccolo.>

Si infila di nuovo sotto le coperte e si muove, spostando le lenzuola per bene.
Ne riemerge tirandosi su a sedere, si sistema comodo e alza un piede.
Indica col dito una specie di piccolo graffio poco sopra l'attacco del piede alla gamba.

<Anche qui. Questa.>

E si indica la cicatrice sulla caviglia.

<Questo è il segno dell'operazione dopo l'incidente. Dentro ci sono ancora dei ferri che mi hanno messo.>

Leo avvicina un dito alla cicatrice e Alex si morde un labbro.
La passa per quella poca lunghezza che è.

<L'altra invece non me la sono mai vista per bene. So che c'è perché mi faceva male.>

Scrolla le spalle, sposta le gambe sotto le coperte di nuovo ma rimane seduto.
Leo alza lo sguardo con un'espressione curiosa in volto. 

<Te l'ho detto: è stato un incidente. Mio fratello mi ha spinto di sotto dalle scale. Ho battuto la testa, mi sono rotto la caviglia e per molti giorni ho avuto vari lividi per il corpo. Questi due segni sono ciò che è rimasto dall'operazione.>

Alex fissa il nulla come se stesse rivivendo la scena.

<Tuo fratello? Tuo? Lui? Quello che sembrava così preoccupato per te?>

Annuisce.

<Si sente in colpa. Credo. Non lo so. Da allora ho limitato le volte in cui ci parlavo, sia con lui che con la sua famiglia. Le ho limitate al minimo, per farti capire esco ed entro dalla finestra per evitarli.>

Stavolta si risdraia nel letto e porta il lenzuolo fin sulla bocca.
Leo gli circonda le spalle e lo stringe a sé.

<Se vuoi, ti racconto...>

<Raccontare?>

<Perché mi ha buttato giù per le scale.>

---angolo me---
Sniff. Ho scritto tutto mentre ero a scuola, perché sì, sennò bruciavo i miei compagni.

HAHAHAHA buffo pensare che io voglio bruciare i miei compagni di classe invece che i prof. Wow

È più corto. Non so mi pare così.
Niente. Dicevo. Volevo farlo uscire prima HHAHAHA ma sono pigra. Mi sta anche fatica rileggerlo quindi scusate gli errori❣️
Bye~

-𝔻𝕚𝕡𝕖𝕟𝕕𝕖𝕟𝕫𝕒-  𝓑𝓸𝔂 𝔁 𝓫𝓸𝔂  [Completata]Where stories live. Discover now