Capitolo 22

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La porta di camera di Alex si apre mostrando sulla soglia una donna bassa. Indossava dei tacchi, una gonna viola e una camicetta lilla.
I capelli arrivavano alle spalle ed erano neri, proprio come quelli di Filippo. Gli occhi verde scuro osservano stupiti Leo davanti all'entrata.
Leo a sua volta guarda la donna sgranando gli occhi: quello sguardo sorpreso è identico a quello di Alex. Gli occhi sono gli stessi.

<Oh, mio... E voi chi siete?>

La donna alza un dito sottile, decorato con un'unghia finta rosa.
Filippo, uscito dal salotto, raggiunge la donna e le mette un braccio intorno alle spalle.

<Mamma, ti avevo detto di non entrare qui dentro.>

Mamma. Ah, era la madre di Alex.
Leo sposta lo sguardo verso Alex, facendo attenzione a non dare le spalle alla signora.
Alex stava nel buio, gli occhi socchiusi e le labbra contratte: le mani chiuse talmente forte che le unghie si infilano nel palmo, e le nocche diventano bianche.
Gli occhi lanciavano fiamme invisibili. Molte emozioni gli fremevano dentro.
Il disappunto, la rabbia, la sorpresa, ma principalmente la voglia di uscire da lì. Di scappare ora.
Alex muove un passo: lento, ancora più lento di prima col dolore.
Filippo alza lo sguardo verso Leo.

<Scusa se abbiamo interrotto qualcosa.>

Poi, rivolto a sua madre.

<Andiamo, forza.>

<Ma questa stanza doveva essere un salotto... Perché c'è un letto?>

Alex afferra il telefono e appare nella luce tenue della porta.
Fissa la madre: se uno sguardo avrebbe potuto uccidere, quello di ora di Alex avrebbe preso vita e avrebbe accoltellato quella donna lì, in quel punto, e senza tanti ringraziamenti.

<Oh!>

La signora si porta una mano alla bocca. Con la punta dell'occhio guarda Leo, poi di nuovo Alex.
Fa per aprire bocca, con uno sguardo fintamente troppo dolce...

<Avevi promesso... Che nessuno avrebbe aperto questa porta. Che la chiave era una.>

Alex si morde le parole. Un tono duro, differente di tantissimo da quello tranquillo e gentile, anche se un po' impanicato di prima.
Si volta, si inginocchia ai piedi del letto e tira fuori un piccolo trolley.

<A, Alex aspetta! È stata colpa mia... Due mesi fa ho fatto fare una copia... Avevo paura che magari ti sentissi male e quindi ho pensato...>

Alex lo ignora.
Da sinistra, si sente una porta aprirsi e poi richiudersi.
La voce dura di un adulto invade la casa. Un "sono tornato", poi i passi e si affaccia anche lui alla porta.
Era la copia più vecchia di Filippo: capelli neri, alto, occhiali. Aveva un accenno di barba. I suoi occhi erano gli unici diversi dal resto della famiglia.
Erano azzurri.
Leo si volta a guardare Alex che stava chiudendo la cerniera della valigia. I capelli biondi tinti lo differenziavano da tutto il resto della famiglia.
Filippo si allontana dalla madre e si avvicina al fratello.

<Ah! Era da un sacco che non ritiravo fuori sta cosa. È impolverata da far schifo.>

Alex la strofina per togliergli la polvere, afferra le ultime cose (caricatore, telefono e portafoglio) e si avvicina all'uscita.
Schiva i genitori, apre la porta di casa e cammina via.
Leo lo segue come un'ombra, ma prima di richiudere la porta, si gira a vedere i genitori di Alex.
Un brivido gli percorre la schiena e lascia la maniglia, chiudendo la porta.
Se gli sguardi potessero veramente uccidere, lì si sarebbe scatenata una guerra: quei quattro occhi stavano incenerendo con lo sguardo ogni passo di Alex.

Leo e Alex stavano camminando al parco.
Alex si butta sulla solita panchina e si stiracchia.

<Ah! Era da tanto che lo volevo fare! Felice di averlo fatto davanti a tutti e con un'ottima scusa di una promessa infranta. Puah! La faccia di Filippo. Ben gli sta.>

Accende il telefono e digita qualcosa. Clicca invio e lo rispegne.
Lo nasconde nella tasca sul retro dei suoi pantaloni e distende le gambe. Con la testa, si appoggia allo schienale della panchina.
Sposta lo sguardo verso Leo e gli fa cenno di sedersi accanto a lui.

<Vieni, vieni. Mica ti mordo.>

<Alex...>

<Che c'è? Vuoi chiedermi cosa è appena successo? Stai tranquillo, nulla di che.>

Sbuffa, buttando fuori tutta l'aria che ha nei polmoni, poi la riprende.

<Che delusione però. Non hanno fatto nessun commento sul mio aspetto.>

<Alex, quando siamo usciti... Avevano uno sguardo...>

Il finto biondo mormora un "mmh" con le labbra e fissa Leo con uno sguardo quasi da bambino.
Poi sorride.

<Omicida?>

Ride. Ride, ma è una risata strana, forzata e rauca.
La risata termina con un sospiro.

<Tuttooo normale!>

Il telefono nella tasca di dietro vibra due volte: Alex lo tira fuori e guarda lo schermo.
Con la mano, patta la panchina. Leo si siede, ancora contrariato e sorpreso dallo spettacolo al quale ha appena assistito.
Era quello lo stesso sguardo che gli rivolgevano i suoi genitori quando era piccolo, prima di lasciarlo in orfanotrofio?
Ma poi, un genitore? Come fa una persona ad odiare il proprio figlio come loro?
In quel momento, gli tornarono in mente le parole di Alice: "o li ignora".
Sembrava proprio così: si ignoravano a vicenda, e se si calcolavano era per lanciarsi accidenti o sguardi killer.

<Chiara sta bene!>

<Che?>

<Chiara! La ragazza di stamani! Sta bene. Ha avuto un calo di zuccheri. Mattia dice che in sti giorni non mangiava molto. Forse nulla.>

Leo si volta verso Alex che sorrideva come un ebete guardando il telefono.

<Vuoi andare a trovarla?>

<No.>

Detto questo, si alza e guarda verso l'altra entrata del parco.
In lontananza, si vede Mattia avvicinarsi. Stringeva per la mano Mia che saltellava sulla strada, guardando in basso.
Alle parole del padre, alza lo sguardo. Non appena vede Alex, stacca la presa dalla mano di Mattia e corre il più veloce possibile e lo raggiunge.
Il finto biondo abbassa le gambe quanto basta per afferrare la bimba al volo: si rialza e la fa girare in aria, prima di stringerla fra le braccia.
Mia si attacca alla maglia di Alex con le ditina e sorride.
Mattia arriva piano anche lui con un grosso sorriso sulle braccia.
Leo, estraneo alla situazione ancora una volta, distoglie lo sguardo.
Dentro di sé, sente qualcosa ribollire: non sa bene come mai, ma odiava sto fatto di essere l'unico a non far parte della famiglia di Alex...

---angolo me---

Oggi mi annoio, non so perché- boh.

-𝔻𝕚𝕡𝕖𝕟𝕕𝕖𝕟𝕫𝕒-  𝓑𝓸𝔂 𝔁 𝓫𝓸𝔂  [Completata]Where stories live. Discover now