Capitolo 17

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Leo spalanca la bocca.

<È... Ricco?>

Sussurra appena, osservando per bene quella enorme villa.
Aveva mollato la macchina nel parcheggio dietro l'angolo, dove si era fermato con Alex poco prima.
Era convinto di dover camminare un po' per trovare la casa col cognome di Alex...
Invece, c'era un campanello col suo cognome su un cancello che dava su una villa su un lato della via, che non lasciava spazio ad altre abitazioni.
Una villa enorme, con tre piani ed un giardino col garage.
Un pensiero sciocco si forma nella sua testa: non si sorprenderebbe più di tanto se, andando dietro, vedesse una piscina.
Fissa la casa per non sa quanti minuti.
Quando si decide a suonare, si ferma e le parole di Alex gli tornano alla mente: anche lui avrebbe dovuto usare la finestra per entrare? 
Cosa fare? Suonare? O scavalcare e cercare una finestra?

<Oh, deve entrare per caso?>

Leo si gira di scatto: una donna dai capelli corti e ramati gli si avvicinava.
Aveva delle buste in mano da cui si vedevano acquisti fatti alla coop.

<Oh! Ma sei un ragazzo!>

Poi si tappa la bocca, maledicendo la sua lingua.
Abbassa di poco la testa e chiede scusa.
Leo alza una mano e la tranquillizza, poi indica la villetta, anzi, villona lì accanto.

<Abita qui, lei?>

<Oh, no no, sono solo la cuoca. Vengo qui verso l'ora di pranzo e di cena per preparare da mangiare. Abito nell'altra via, io.>

<Capisco. Vuole una mano con le borse?>

La signora si sposta di poco all'indietro, titubante.
Poi riformula la domanda: "Devi entrare?"
Leo annuisce, indugiando un attimo se dire che stava cercando Alex, per poi rinunciare e spiegare il motivo della visita.

<Il signorino? Non so se è in casa in realtà. Non lo vedo mai. È da tanto che non lo vedo a dire la verità...>

Leo alza un sopracciglio.
La signora, poi, accetta l'aiuto di Leo e tira fuori le chiavi per entrare.
Seguita dal ragazzo, apre la porta di casa: deserto.
Nemmeno un rumore.
La signora va a vedere con passo svelto, sopra un mobiletto: l'allarme è spento.

<Dubito che il signorino Filippo si sia dimenticato di accendere l'allarme, quindi significa che il signorino Alex è in casa.>

"Signorino... Signorino..."
A Leo girava la testa: non era abituato a tutte quelle formalità.
Ad un certo punto, si sentono dei passi di sopra, poi dalle scale spunta un ragazzo.
Leo fissa il modo elegante nel vestire, poi guarda il viso magro e gli occhi verde chiaro coperti dagli occhiali. Si sofferma sui capelli castano scuro.
Una tinta bionda, occhi più scuri, niente occhiali e sarebbe stato la copia di Alex.

<Signorino Filippo! Allora è in casa!>

<Sara? Sei già qui?>

<Stavo facendo la spesa quando i suoi genitori mi hanno detto di venire a fare da mangiare per domani e allora sono venuta subito qui. Avevano detto che la casa era vuota, come mai ancora qui?>

Filippo sospira.

<Hanno spostato l'orario dell'appuntamento e quindi sto aspettando e immagino che abbiano omesso la presenza di Alex.>

Sussurra piano l'ultima parte.
Leo aguzza l'orecchio a sentire quel nome.

<Comunque... Lui chi è?>

Filippo lo squadra dall'alto in basso, mentre scende le scale.
Stende di più il busto e mostra un aria più autorevole di quella con cui si è rivolto alla signora Sara.
Rimane fermo sull'ultimo scalino, in modo da poterlo guardare dall'alto.

<Io sono qui per incontrare Alex.>

Filippo sgrana gli occhi, non nasconde per nulla la sua sorpresa.
Scende lo scalino e lascia cadere l'atteggiamento di superiorità.

<Alex? Alex Alex? Ragazzo biondo, occhi verde scuro?>

Leo annuisce, alzando un sopracciglia confuso. Molto confuso.
Gli occhi di Filippo si illuminano, si gira verso la porta proprio accanto le scale ed inizia a bussare forte.
Aumenta il battito e poi si ferma, urla "Alex!" e riprende a battere.
Alterna i battiti alle urla, nel frattempo, la signora Sara si avvia in cucina. Leo porta le borse che teneva in mano sulla soglia del soggiorno e si affianca a Filippo fregandosene delle buone maniere verso la signora.
Filippo stava urlando:

<Alex! Rispondi! Apri! Hai visite!>

Dalla stanza, nemmeno una risposta.
Filippo prova a spingere la maniglia, ma niente. Era chiusa a chiave come sempre.
Leo tende l'orecchio: de dentro non si sente niente. Nemmeno dei passi per capire se qualcuno era lì, nessun suono.
Silenzio assoluto.
Leo gli poggia una mano sulla spalla e il fratello di Alex smette di battere.

<Scusalo. Fa sempre così. Non risponde mai.>

Leo sussurra qualcosa, poi alza la voce.

<Alex?>

Dalla stanza nessuna risposta, poi un rumore metallico e la porta si spalanca verso l'intero.
Alex indossava una semplice canotta nera e dei pantaloni corti dai quali si intravedevano dei boxer neri.
Aveva gli occhi ancora socchiusi e arrossati per colpa del sonno.
Gocciolava acqua dal mento e teneva la bottiglietta d'acqua ancora aperta in mano.

<T-Tu!>

Il suo respiro era affannato, quasi come se avesse fatto la maratona per raggiungere la porta.
Filippo guardava prima suo fratello, poi quel ragazzo biondo e molto alto.
Spostava lo sguardo da l'uno all'altro, curioso di sapere il tipo di rapporto fra i due. Nessuno era riuscito a far uscire Alex così in fretta dalla camera come aveva appena fatto Leo.
Leo invece aveva il cervello in tilt: guardava solo la figura di Alex, così poco curata. Le braccia ben scolpite, la canottiera che lasciava intravedere i capezzoli, i pantaloncini corti e i boxer che uscivano.
Alex era piegato sulle gambe mentre riprendeva fiato e sembrava più basso del normale.

<Ti ho disturbato per caso?>

Riesce solo a dire Leo, con un tono molto seduttivo.
Alex arrossisce. Afferra il braccio di Leo e lo trascina in camera, chiudendo dietro di sé la porta.
Richiude a chiave e rimane fermo lì.

<Si può sapere... Che cazzo ci fai qui?!>

-𝔻𝕚𝕡𝕖𝕟𝕕𝕖𝕟𝕫𝕒-  𝓑𝓸𝔂 𝔁 𝓫𝓸𝔂  [Completata]Where stories live. Discover now