6. Skylar

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Quella situazione la stava mettendo a disagio.
Suo malgrado l'estate che sperava di passare spensierata e serena si era trasformata in un incubo.
Darkvylle aveva un'atmosfera strana e inquietante, ma Skylar mai si sarebbe aspettata di finire coinvolta in un caso di omicidio.

La polizia continuava a tenere molto riservate le informazioni che aveva sul caso; meno sapevano le persone interrogate, e più dettagli avrebbero condiviso a loro insaputa.
Un agente dell'FBI era giunto per aiutare nelle indagini, era stata così sfortunata da avere lei il colloquio con questo strano individuo.
Skylar lo guardava incuriosita e anche un po' spaventata.

«Signorina Woods, ci è stato segnalato che lei aveva spesso contatti con Eva Valenti...» iniziò con tono neutro l'agente.
Il suo viso era appuntito e il mento perfettamente rasato non faceva che accentuare i lineamenti spigolosi.

Skylar deglutì e abbassò lo sguardo, per poi fissare gli occhi scuri e inespressivi del suo interlocutore.
Con quante persone avevano già parlato?
Chi aveva detto i fatti suoi alla polizia? Non che ormai la privacy esistesse davvero più nell'epoca degli smartphone e dei social media.

«Sì, siamo state legate per un periodo.»

«La ritiene responsabile di comportamenti violenti o pensa più che possa essersi cacciata in una situazione spiacevole con il suo carattere sopra le righe?» incalzò l'uomo sempre con la stessa espressione e il medesimo tono.

La giovane ebbe un brivido lungo la schiena, la voce atona dell'agente la metteva a disagio, parlava di Eva come se non fosse una persona.

«Non ci frequentiamo più molto» si limitò a replicare, sfuggendo all'occhiata insistente dell'operativo FBI.

Era la verità: sicuramente era stata molto legata a Eva, ma non era più così da un po' di tempo, nonostante sapesse che ci sarebbe stato per sempre un legame tra loro.

«Nel periodo che vi siete frequentate ha mai avuto scatti di rabbia?»

«Ha un carattere molto irruento, ma dubito possa fare del male a qualcuno.»

«Mi conferma, quindi, che è avvezza a un temperamento aggressivo?»

«Dipende dalle situazioni.»

«Lei è stata mai aggredita da Eva durante la vostra relazione?»

«No.»

«L'ha mai vista molestare verbalmente o fisicamente qualcuno?»

Skylar si morse il labbro inferiore e scosse la testa.

«Perciò, non è stata testimone di una lite tra Yuna e Eva?»

«Non ci sono state percosse o contatti fisici tra loro.»

«Ci risulta che le due fossero amiche; sa come mai erano arrivate a minacciarsi a vicenda?»

La liceale fece un grande sospiro e chiuse gli occhi.
Fin dove poteva spingersi nel rivelare quello che sapeva?
Era davvero una situazione difficile da gestire, aveva paura che le informazioni date all'agente potessero venire distorte contro di lei.

«Forse perché Yuna tormentava Mia... » sussurrò la giovane, guardando il pavimento lucido della stanza.

«Mia ed Eva avevano una storia? Per questo voi due non vi siete più viste?» l'agente provocò fastidiosamente.

In quel preciso momento, il nodo alla gola di Skylar si fece sempre più stretto.
Le era toccato l'interrogatorio peggiore con quella specie di Robocop in giacca e cravatta.

«Credo sia molto più complicato di così.»

«Provi a spiegarmi» replicò monocorde il federale.

Era evidente che non gliene fotteva un cazzo di comprendere la situazione, a lui interessavano delle informazioni, trovare il colpevole e risolvere il caso.
Skylar non si sarebbe aperta con lui.

«Sono fatti personali.»

Fu lei a essere glaciale questa volta, tuttavia diversi pensieri le frullavano in testa.

«Mi risulta che siate state al ballo della scuola insieme lo scorso anno. Ora dice che non vi parlate da tempo, le situazioni cambiano velocemente ...»

Ecco l'ennesima provocazione.
La giovane strinse tra i pugni le maniche della felpa bianca che indossava.

Skylar chiuse gli occhi e respirò molto lentamente.
I pensieri e ricordi potevano essere un'arma a doppio taglio; ti ci potevi abbandonare e poteva essere piacevole immergersi in un mondo astratto e confortevole, tuttavia la malinconia e la nostalgia erano pronte a farti a pezzi.

«Signorina?» domandò l'agente alzando un sopracciglio, passandosi una mano sui capelli neri e ordinati.

La liceale spalancò gli occhi tornando al presente; in pochi istanti aveva percorso quasi un anno della sua vita, dalla sua unione con Eva fino alla loro separazione. Viverlo era stato intenso, ma ricordarlo non era da meno, solo più rapido.

«Ha ragione, agente, le cose cambiano più velocemente di quello che in realtà pensiamo ...»

Skylar parlò con una strana sicurezza nella voce; doveva uscire da quella situazione il più in fretta possibile, non voleva essere invischiata in un caso di omicidio.
Non doveva più nulla a Eva, quindi poteva raccontare ciò che più le andava, non era tenuta proteggerla.
Non stavano insieme da tempo e non le doveva fedeltà: se renderla una sospettata fosse servito a liberare se stessa da un impiccio, non si sarebbe tirata indietro.

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