37. Agente Speciale Spencer

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«Non credo che sappiano davvero perché sono qui. L'omicidio di quel povero ragazzo però mi ha fatto comodo, credono sia qui per aiutarli con quel caso» affermò Spencer mentre camminava per le strade deserte di Darkvylle.

Il cielo era completamente nero, i suoi passi riecheggiavano sull'asfalto del marciapiede.
La brezza notturna gli sferzava il viso e rendeva la sua voce leggermente disturbata alle orecchie dell'interlocutore.

«Lo stai davvero facendo?» domandò il suo capo.

«Solo a tempo perso, lei sa bene che gli ordini che mi ha dato sono ben altri».

L'agente speciale tenne il telefono tra l'orecchio e la spalla, per poi usare la mano libera e quella con cui impugnava la sua valigetta, per allentare il nodo alla cravatta.
Proseguì a passo spedito, mentre i lampioni rischiaravano la sua strada.

«Hai fatto progressi importanti a riguardo? Loro si sono bevuti la stessa storia della polizia?»

«Credo di sì. Altrimenti difficilmente sarei qui a parlare con lei».

«Seguono sempre lo stesso schema?»

«Sì. Si spostano in cittadine poco vistose e portano avanti i loro sporchi affari, sempre la solita procedura, la polizia qui però sembra meno corrotta che da altre parti. Lo sceriffo è un tipo in gamba.»

«Tutti i membri della famiglia sono lì?»

«No. Mancano i due figli maschi. Ma c'è la figlia, ho il brutto presentimento che sia coinvolta in qualche modo a ciò che è successo al ragazzo trovato in fondo al lago».

«Ci interessa solo suo padre, arrestare lei non ci porterebbe a incriminare tutta la famiglia».

«E se l'avessero aiutata in qualche modo anche loro?»

Il superiore restò in silenzio per qualche istante.

«Non farti distrarre troppo da questa faccenda, che se ne occupi lo sceriffo di quel posto dimenticato da Dio».

«Sissignore. L'aggiorno appena ho novità».

Il capo non rispose, ma staccò la conversazione ponendo fine alla telefonata.

Spencer  raggiunse il suo veicolo a passi lunghi e distesi, aprì il bagagliaio e vi posò la valigetta nell'auto.

«Pensi davvero che avremmo creduto che l' FBI fosse qui per l'omicidio di un ragazzino qualunque e non per noi?»

Una voce nella notte fece sobbalzare l'agente, che si raggelò sul posto.

L'operativo FBI mise portò mano alla fondina ascellare nascosta dentro la giacca ma rimase immobile con il resto del corpo.

«Prima o poi la vostra organizzazione criminale verrà smantellata, magari non sarò io a farlo, ma chi verrà dopo di me» rispose Spencer pensando rapidamente quale sarebbe stata la sua mossa.
Era certo che chi fosse alle sue spalle gli stesse puntando contro una pistola.

«Credo che lo scopriremo» ribatté atono l'uomo misterioso in completo scuro.

L'agente FBI si voltò di scatto con l'arma in pugno.

La pistola dello sconosciuto non fece alcun rumore visto il silenziatore, sparò per primo.
Un singolo proiettile si piantò nella fronte di Spencer prima che potesse fare fuoco sul suo aggressore.

Il corpo dell'agente si accasciò nel bagagliaio della sua berlina nera.
L'assassino ripose la pistola e raggiunse a grandi falcate il cadavere.
Lo chiuse malamente nel cofano, prendendogli di mano le chiavi del veicolo.

Nessuno l'aveva notato, così si mise alla guida della berlina e prese il suo cellulare usa e getta per comporre un numero.

«Avevate ragione. Mi sono occupato di quel problema al motore e ora sto portando la macchina dal carrozziere».

«Il danno era così grave?»

«Credo di no...»

«In ogni caso pagherà l'assicurazione come di consueto».

«La solita cifra?»

«No. Credo qualcosa di più».

«Meglio così, è stato un brutto incidente».

«Appena puoi passa al ristorante che ci mangiamo una pizza».

«A dopo».

L'uomo misterioso guidò in direzione dello sfasciacarrozze locale, dove si sarebbe liberato di tutto ciò che riguardava l'agente speciale Spencer.

DarkvylleWhere stories live. Discover now