35. Vicesceriffo Balver

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Le indagini di Balver lo avevano portato a un modesto Motel fuori città.
Secondo un suo informatore una ragazza asiatica che corrispondeva alla descrizione di Yuna era stata vista di recente in quel posto.
L'uomo scese lentamente dall'auto di pattuglia e si guardò intorno, studiando attentamente l'ambiente.

L'edificio era costruito su due piani. Si potevano notare una decina di stanze per lato, da cui si arrivava tramite delle scale che partivano dall'ingresso, posto al centro della struttura prefabbricata.
Balver avanzò verso la guardiola, dove vedeva un ragazzo impegnato col suo smartphone che neanche lo aveva notato.

«Hai visto questa ragazza?» gli domandò brusco l'uomo di legge mostrandogli una foto di Yuna.

Il giovane continuò a masticare in modo fastidioso il chewing gum, mentre lo guardava come se fosse completamente stordito. Balver pensò che fosse così per colpa del cellulare che aveva tra le mani.
Ci mise un paio di secondi a capire la domanda e a guardare la foto.
L'espressione assente di quel buono a nulla fece infuriare Balver che alzò la voce ripetendo la domanda.

«Non mi urli contro o mi verrà un attacco di panico» brontolò monocorde il ragazzo.

Aveva un grosso ciuffo di capelli scuri davanti a un occhio, era magro e alto.

Balver cercò di mantenere la calma con un lungo respiro.

«Non te lo chiederò più gentilmente, hai visto questa donna?»

«Credo sia molto bella» rispose sognante e con un sorriso ebete.

«Non ti ho chiesto...» il vicesceriffo si passò una mano sul viso per evitare di inveire contro quel pesce lesso.

«Le piace che uno si vesta a sbirro? Qui ne ho viste di tutti i colori» affermò ridendo in maniera strana e irritante.

«Sono davvero un poliziotto e se non mi dici dov'è questa ragazza ti arresto per intralcio alla giustizia!» ringhiò minaccioso Balver afferrando il giovane per la maglietta nera.

Il ragazzo iniziò a piagnucolare il numero della stanza dove credeva potesse alloggiare Yuna, lo dovette ripetere più volte sotto minaccia dell'uomo di legge sempre più spazientito.

Balver salì lentamente le scale per raggiungere la stanza 208, non voleva entrare con la pistola spianata, qualcosa gli diceva che Yuna era innocente.

Invece di sfondare la porta bussò un paio di volte.

Nessuno rispose e allora decise di utilizzare la chiave di riserva che gli aveva consegnato quello strano tizio.

Una volta dentro la stanza il vicesceriffo notò subito qualcosa su una parete, vi erano state affisse: mappe, appunti vari, foto e articoli di giornale.
Era come se qualcuno stesse facendo il lavoro al posto della polizia.

Il letto era disfatto e qualche vestito era sparso sulla sedia e la scrivania che completavano lo scarno arredamento.

«C'è qualcuno? Sono il vicesceriffo Balver» provò a chiamare l'uomo fissando la porta chiusa del bagno.

Sentiva il rumore dell'acqua della doccia, ma nessuno rispondeva.

Mentre stava per aprire la porta essa gli venne sbattuta sul viso e, dopodiché, sentì un grido acuto echeggiare nella stanza.
Prima che ebbe tempo di reagire un piede nudo gli calciò la tempia e lo fece andare a sbattere contro al muro.

Balver estrasse la pistola e la puntò contro l'aggressore.

Yuna urlò e, con solo l'asciugamano addosso, cercò di coprirsi anche con le mani.

Balver rimase fuori dalla stanza mentre aspettava che la ragazza fosse presentabile.

«Tutto bene lì dentro?» domandò un tizio paffuto con gli occhi e i capelli scuri.

«Nessun problema, grazie!» rispose secco Balver.

«Ha fatto piangere il mio ragazzo!» lo ammonì l'uomo con un dito grassoccio rivolto verso di lui.

«Ora si spiegano tante cose...» brontolò  il vicesceriffo.

Prima che l'altro potesse replicare la porta della stanza 208 si aprì e Yuna invitò il vicesceriffo a entrare.

«Credo che la ragazza sia minorenne, non le permetterò...» s'intromise l'uomo in carne.

«Io gli sparo...» sospirò Balver verso la giovane asiatica che trattenne a stento un sorriso.

«Quindi sei sparita perché credevi di aver capito chi fosse il corpo e cosa gli fosse successo?»

Yuna annuì osservando la parete che aveva usato per svolgere le sue indagini.

«In tutti questi giorni sei stata chiusa qui e non hai detto nulla a nessuno?»

«Volevo fare le cose a modo mio!»

«Ma noi siamo la polizia! Stavamo interrogando tutti i tuoi compagni.»

«Solo io avevo capito subito che si trattava di Noah... non lo sentivo da giorni e lui...» Yuna iniziò a singhiozzare e non riuscì a smettere.

Balver abbassò il capo e le lascio spazio.

«Scusi. Io e lui...»

«Lo so. Tutti ci hanno detto quanto lui ci teneva a te» la rincuorò il vicesceriffo.

«Speravo che voi riusciste a beccare i colpevoli nascondendo la vera identità della vittima, mentre io cercavo di unire tutti i puntini su questa dannata faccenda. Eravate il mio diversivo. Uno dei due avrebbe risolto il caso».

«Sparendo dalla circolazione ti sei resa una sospettata!» la ammonì Balver.

«Tuttavia credo di aver capito cosa sia davvero successo a Noah!» concluse Yuna solenne con uno sguardo serio e deciso.

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