𝟛𝟞 - ℂ𝕒𝕦𝕘𝕙𝕥, 𝕒𝕘𝕒𝕚𝕟.

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«E poi che ha fatto?»

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«E poi che ha fatto?»

«Se n'è andato.» sbuffò, mantenendo il suo tono nervoso. «Mi ha scopata e mi ha lasciata lì dicendo che "Non è così che dobbiamo risolvere le cose".» scimmiottò la voce di Steve, prima di lasciarsi scappare un grugnito quasi urlato. «Ti rendi conto, no? Quel coglione, quel fottuto puffo blu a strisce del cazzo mi ha lasciata lì senza neanche una spiegazione.» Zoe non voltò la testa e mantenne lo sguardo fisso sul tetto. «Ma chi ha avuto la brillante idea di recuperarlo dal ghiaccio? Non lo potevano lasciare lì?» fece un altro verso di frustrazione, tirandosi i capelli all'indietro.

Diciamo che Zoe era un po' nervosa.

«Chi cazzo si crede di essere? Mi scopa, divinamente aggiungerei, e poi continua ad essere arrabbiato con me?» attirò a se, con i suoi poteri, una maglietta che era agadiata sulla sedia. La stritolò tra le dita, prima di tirarla contro il muro. «Spiegami quale cazzo è il senso di comportarsi così, ti prego. Spiegami quale cazzo è il suo problema.»

La situazione era la stessa da più o meno un'ora. Zoe continuava a lamentarsi, a sbraitare e a sparare insulti su Steve e su come l'aveva trattata il giorno prima in palestra. Per le prime ore dopo l'accaduto, Zoe non aveva avuto alcuna reazione particolare. Era scioccata, questo si, e non riusciva a smettere di pensarci neanche per un secondo.

La prima vera a e propria reazione era arrivata durante la notte. Se di solito la notte porta consiglio, ma quella notte c'era stata un'eccezione. Il buio ed il silenzio avevano cominciato a fare un rumore assurdo nella sua testa, tanto che alla fine si era lasciata scappare qualche lacrima. Non era bastato provare a strizzare gli occhi più volte o costringere se stessa ad addormentarsi pur di staccare la spina dei pensieri. Le lacrime avevano continuato ad uscire ininterrottamente, tanto che la mattina seguente si era svegliata con gli occhi pesanti, rossi e brucianti.

Dopo il pianto notturno, Zoe aveva solo bisogno di sfogarsi. E non perché piangere non sia stato sufficiente, lo era stato anche troppo. Se proprio avesse dovuto colmare alla perfezione il suo bisogno, sarebbe andata dritta da Steve e gli avrebbe rotto tranquillamente il naso. Anzi, prima lo avrebbe riempito di insulti e poi gli avrebbe rotto il naso. Se lo meritava, in fondo.

«Senti, io lo so che quello lì è strano...» Zoe si voltò a quelle parole, corrugando la fronte. «Però-»

Lo interruppe bruscamente. «Non osare difenderlo, Tony!» la ragazza si sollevò sui gomiti per osservare meglio in viso la figura di Tony, sdraiato sul suo letto accanto a lei. «Ma che razza di amico sei? Tu devi stare dalla mia parte, non dalla sua.»

Tony alzò le braccia. «Non lo sto difendendo, sei impazzita? E' ovvio che sono dalla tua parte.» le disse immediatamente. Zoe non si mosse, ma mantenne il suo sguardo imbronciato. «Volevo solo dire che magari ha bisogno di più tempo.» non appena pronunciò quelle parole, la ragazza gli tirò un forte schiaffo sul braccio. Tony alzò gli occhi al cielo. «Ecco, non solo isterica ma adesso anche manesca. Ahi!» si lamentò e lei provò a colpirlo di nuovo, ma Tony fu più veloce e le bloccò i polsi. «E piantala, quale parte di "Non lo sto difedendo" non hai capito?» lei sbuffò di nuovo, questa volta però poggiò la fronte sullo stomaco di Tony, esausta. «Cielo, da quando sei diventata così aggressiva?»

GROWN • Steve RogersDove le storie prendono vita. Scoprilo ora