𝟝𝟘 - 𝕃𝕚𝕡𝕤𝕚𝕒.

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Una cosa a cui Steve Rogers non aveva mai minimamente pensato, era di lasciare che la squadra entrasse in conflitto tra loro stessi in quel modo

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Una cosa a cui Steve Rogers non aveva mai minimamente pensato, era di lasciare che la squadra entrasse in conflitto tra loro stessi in quel modo. Si, avevano litigato in passato, ma quello succede sempre quando si è in gruppo. Anche nell'anno precedente, quando c'era Ultron di mezzo, avevano discusso parecchie volte. Alla fine, però, le discussioni riuscivano a risolverle in un modo o nell'altro.

Ma sentiva che, quella volta, sarebbe andata diversamente.

Quando Steve poggiò i piedi sulla pista d'atterraggio dell'aeroporto, armato di uniforme e scudo, cominciò a correre  in avanti  fin quando qualcosa non lo costrinse a bloccarsi sul posto.

Un dispositivo elettronico colpì l'elicottero che si trovava di fronte Steve, che indietreggiò , ma non ci mise molto a capire chi avesse posizionato quel dispositivo. Infatti, quando il Capitano alzò lo sguardo, notò l'arrivo di Iron Man, Tony, con accanto War Machine, Rhodes, in volo e atterrare proprio di fronte a lui. Steve non fu sorpreso di vederli, aveva già capito che ben presto Tony l'avrebbe ostacolato.

«Wow, quanta gente si incontra all'aeroporto. Non lo trovi curioso?» chiese Tony, ironico, liberandosi del casco dell'armatura e guardando Rhodes accanto a lui.

Con altrettanta ironia, Rhodes concordò. «Molto curioso.»

«Sta' a sentire, Tony.» intervenne finalmente Steve, severo. «Quel dottore, lo psichiatra, c'è lui dietro a questo.»

Nessuno rispose a Steve, perché proprio in quel momento il sole sembrò oscurarsi per pochissimi secondi e, quando si voltò, notò l'arrivo di una terza figura con una tuta nera e argentata. T'Challa, Black Panther, atterrò accanto a Tony senza fare il minimo rumore e Steve per tutto il tempo lo seguì con lo sguardo.

La prima volta che Steve aveva visto il re Wakandiano nella sua armatura non aveva pensato minimamente che potesse essere proprio lui. Le sue abilità erano forti, sia nel combattimento ma anche nel modo di muoversi come se fosse davvero un gatto. Solo quando si era tolto la maschera, quel giorno a Bucarest, Steve aveva capito che si trattava proprio di T'Challa.

Per Steve non era stato difficile capire perché T'Challa ce l'avesse tanto con Bucky a tal punto dal volerlo uccidere con le sue stesse mani, ma ora che Steve sapeva che Bucky non era responsabile per l'attentato a Vienna doveva trovare un modo per far capire anche a T'Challa, oltre che a Tony, che Bucky era innocente. 

Eppure, Steve aveva l'impressione che nessuno gli avrebbe dato retta.

«Capitano.» lo salutò T'Challa.

Steve fece un cenno con la testa. «Altezza.»

Gli faceva ancora un po' strano rivolgersi a lui dopo aver appreso quello che era successo in passato tra lui e Zoe. A detta di lei, non c'era mai stato nulla oltre un bacio, ma comunque Zoe aveva ammesso di aver provato dei sentimenti per lui. Steve sapeva solo la versione di Zoe e, da un lato, gli interessava sapere un po' anche la versione di T'Challa. Non avrebbe cambiato le cose, ma vedere il modo in cui lui la guardava faceva venire a Steve qualche dubbio su quali fossero i sentimenti di T'Challa verso la sua ragazza. Sperava di sbagliarsi, che magari fosse solo una sua impressione. Quello, però, non era il momento giusto per pensare alla relazione tra Zoe ed il suo ex, nonostante non potesse definirlo esattamente così.

GROWN • Steve RogersDove le storie prendono vita. Scoprilo ora