𝟞𝟙 - ℂ𝕠𝕦𝕣𝕒𝕘𝕖.

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Zoe aveva letteralmente rinunciato a tagliare i suoi capelli

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Zoe aveva letteralmente rinunciato a tagliare i suoi capelli.

Ogni volta che ci provava, anche solo di qualche centimetro, nemmeno due giorni dopo la lunghezza dei suoi capelli aumentava senza che lei potesse avere il tempo di respirare. Per questo aveva deciso di non tagliarli più, lasciando ad essi campo libero su quale lunghezza raggiungere. A volte le mancavano i capelli corti, erano decisamente più comodi per le missioni, ma visto che ultimamente le sue missioni erano ridotte e, quelle che aveva, erano piuttosto semplici la lunghezza dei suoi capelli non era poi così tanto un problema. A volte, però, doveva legarli in una coda solo per avere più comodità. Quando non li legava, invece, spesso si soffermava a guardarli per tanto tempo. Ormai erano arrivati più o meno nella parte bassa della schiena, quasi all'altezza del sedere.

Le tornò in mente un ricordo di quando era bambina, circa nove anni, quando i suoi capelli biondi erano davvero lunghi fino alle cosce. Quello era un periodo in cui non voleva sentirne di tagliargli, era pur sempre una bambina e si sa che alle bambine piacciono i capelli lunghi. Tony ogni tanto ci provava a chiederle di tagliarli, ma lei si rifiutava. Solo con l'inizio della scuola media si era convinta a tagliarli, forse stanca di averli portati lunghi per così tanti anni, ed un mese prima che cominciasse la scuola Zoe aveva tagliato i capelli più o meno sulle spalle.

Un mese dopo erano già lunghi fino alla fine della schiena.

Quella era una condanna che aveva grazie ai suoi poteri, che erano confusi e contorti per la maggior parte delle cose. Le facevano crescere a dismisura i capelli, ma le rallentavano il metabolismo facendola sembrare a trentatré anni, compiuti ormai da un po', una ragazza di venticinque anni. Da adulta è una bella sensazione, ma da bambina era pessima.

A quattordici anni, nessuno la prendeva mai per una ragazzina di quell'età. A volte entrava in classe, durante il primo anno di liceo, e di tanto in tanto sentiva il classico bulleto di turno dirle che la scuola elementare era qualche piano più sotto. Zoe in quei casi era sempre stata brava ad ignorare tutte quelle battute, fin quando l'incidente al laboratorio di chimica - non proprio incidente, non si era mai pentita di aver fatto esplodere l'esperimento di un suo compagno - non l'aveva spinta a voler lasciare la scuola e dedicarsi allo studio privato a metà del secondo anno di liceo.

Zoe non aveva vissuto più in mezzo ai ragazzini della sua età, non era cresciuta circondata da amici con cui andare alle feste il venerdì sera, ma a lei andava bene così. Mischiarsi con quella gente, per lei, era una tortura e fu felice di non aver avuto più ragazzini ignoranti che continuavano a prenderla per una bambina con qualche malattia. Come se fosse una cosa di cui vergognarsi, tra l'altro.

La sua intera vita era stata diversa da qualunque altra persona fin da piccola. E persino alla soglia dei trentatré anni, Zoe non si pentiva di aver avuto una vita diversa dagli altri. Anche essere stata segregata in casa per la maggior parte dei suoi anni era qualcosa di cui non si pentiva, soprattutto perché a quell'epoca aveva un potere che non riusciva a controllare. Era pesante non poter uscire o comunque vivere una vita più libera, ma la sua paura la convinceva che starsene per i fatti suoi fosse la scelta migliore. Ed era andata avanti così fino ai ventiquattro anni, ripetendosi che Tony le bastasse come amico.

GROWN • Steve RogersDove le storie prendono vita. Scoprilo ora