𝟜𝟚 - N𝕠 𝕥𝕚𝕞𝕖.

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Il sole batteva così forte che la sua amata giacca bianca cominciava ad essere di troppo

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Il sole batteva così forte che la sua amata giacca bianca cominciava ad essere di troppo. Era un po' bizzaro quel caldo, visto che erano al primo mese dell'anno, ma pensando al luogo esatto in cui si trovavano effettivamente non c'era poi da stupirsi così tanto. Non era un caldo afoso e soffocante, ovviamente, ma non c'era nemmeno una temperatura invernale. Era un bene, perché almeno le permetteva di vestire con abiti leggeri e adatti al suo stile. Anche se, però, non era pienamente soddisfatta del suo outfit.

Indossava una semplice camicia giallastra, con il colletto bianco, ed un insopportabile jeans chiaro attillato. A quella camicetta avrebbe voluto abbinare una gonna, che però aveva constatato che potesse essere fin troppo scomoda. I capelli le cadevano morbidi sulle spalle, o poco più giù. Li aveva finalmente accorciati da qualche settimana, ma ovviamente stavano già ricominciando a prendere la lunghezza a cui era abituata. Prima o poi, avrebbe rinunciato a tagliarli e li avrebbe lasciati così lunghi che un velo da sposa sarebbe stato superfluo.

Scosse la testa.

Camminò per diversi secondi, fino a raggiungere il centro della città a cui stava puntando da un po'. Prima di arrivarvi, però, il suo sguardo ricadde sul colletto della camicia che trovò leggermente disordinato. Sbuffò, lanciando velocemente lo sguardo in alto verso un punto ben preciso, sistemandolo e tornando perfetta. La bionda riprese il suo cammino, arrestandosi solo dopo pochi metri una volta aver raggiunto il punto perfetto dove poter avere una visuale perfetta di ciò che le stava intorno.

La via in cui si trovava era gremita di gente e macchine, per tutti loro era una normalissima giornata in città. Ma per lei non lo era, nonostante dovesse fingere di essere proprio una cittadina come loro.

Abbassò gli occhiali da sole, che fino a quel momento aveva tenuto sollevati sulla testa, riuscendo ad osservare meglio intorno senza che nessuno si concentrasse sulla traiettoria dei suoi occhi. Ma anche con gli occhiali da sole, la visuale non cambiò. Continuando a voltarsi più volte, cercando di sembrare il più normale possibile, si portò il telefono all'orecchio.

«A ore dodici.»

Lentamente la ragazza si voltò verso nord, alle sue spalle, mantenendosi nella sua posizione. Quando lo fece cominciò ad osservare chiunque negli occhi, cercando il soggetto di suo interesse, ma più i suoi occhiali cercavano di mettere a fuoco chiunque avesse due occhi, un naso ed una bocca, più la persona che stava cercando non sembrò sbucare fuori. Persino l'IA non riuscì ad individuarlo. Fu a quel punto che lei abbassò lo sguardo, cercando di non corrugarsi.

«A ore dodici cosa? Non c'è nessuno.» disse piano. Per nessuno non si intendeva nel vero senso letterario, visto che qualcuno c'era. Era pieno di gente lì nei dintorni, ma non quel qualcuno.

E proprio come aveva pensato, la voce nell'auricolare le diede conferma che qualcuno non era lì, ma c'era qualcun altro. «A ore dodici c'è un tizio che non fa altro che guardarti il culo.» disse la sua collega. Le lanciò uno sguardo veloce, individuandola, notando che essa stava sogghignando.

GROWN • Steve RogersDove le storie prendono vita. Scoprilo ora