𝟝𝟠 - 𝕃𝕚𝕜𝕖 𝕒 𝕤𝕠𝕟.

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Tony Stark dovette ammetterlo: non avere missioni impegnative lo rallegrava a tal punto che i mesi, per lui, scorrevano velocemente

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Tony Stark dovette ammetterlo: non avere missioni impegnative lo rallegrava a tal punto che i mesi, per lui, scorrevano velocemente.

Dopo la battaglia di New York, ormai cinque anni prima, il suo unico obbiettivo era ritornarsene a casa sano e salvo dopo ogni missione. Che si trattasse di qualcosa di piccolo o grosso, Tony voleva solo tranquillità e smettere di vivere col peso che ogni giorno qualcosa di brutto potesse improvvisamente rovinare la sua giornata. O la sua vita, un po' com'era stato quando il caro e gentile fratello di Thor aveva deciso di far visita alla terra. Visita, ovviamente, si fa per dire. Quel giorno, la vita di Tony era stata completamente cambiata non solo per la sua salute, ma per il costante allarmismo che il suo subconcio creava non appena si sentiva solo nominare una qualsiasi battaglia.

Quello era stato uno dei principali motivi per cui aveva ideato il progetto Ultron: un'armatura intorno al mondo, metaforicamente parlando, che potesse intervenire al posto degli Avengers. La sua idea era stata quella di creare qualcosa che riuscisse a sconfiggere i nemici, terrestri e non, nel modo più naturale possibile e non buttando continuamente sangue. Come bere un bicchier d'acqua, insomma. E l'aveva fatto, aveva lavorato a quel progetto con dedizione e aveva persino chiesto aiuto a Bruce per far si che quel progetto risultasse valido. E diciamo che, alla fine, qualcosa gli era sfuggito. Al posto di creare qualcosa di nuovo e utile, aveva creato qualcosa di nuovo e terribile.

E poi, ci aveva riprovato una seconda volta. Visione, la sua seconda prova, era riuscito piuttosto bene. Ma non bastava lui, in qualche modo Tony si era reso conto che per combattere servisse in qualche modo la squadra e persone in carne ed ossa in grado di far qualcosa. Ma lui, che aveva ancora i sensi di colpa per quanto era accaduto con Ultron, si era tirato indietro per un po'. L'aveva fatto, però, con la consapevolezza che la squadra era in grado di farcela anche senza di lui. Quando seppe della nuova formazione, Tony sembrò fidarsi di quella squadra. Ogni elemento, ogni componente, aveva la forza giusta che serviva per essere un Vendicatore.

Non era bastato.

Solo due anni prima Tony Stark scelse di ritirarsi, ma da un anno si era reintegrato nella squadra. Ma questa squadra, ancora una volta, aveva subito notevoli cambiamenti. Non c'era più nessun supersoldato, nessuna spia russa, nessun veterano di guerra ed ex-paracadutista dell'aeronautica militare ed il numero dei potenziati era passato da due ad uno. Tony non aveva nemmeno avuto più notizie di Bruce, letteralmente scomparso dopo la battaglia in Sokovia, e nemmeno del Dio del Tuono. Gli Avengers non avevano più la loro formazione originale, che in qualche modo comprendeva anche Zoe nonostante fosse arrivata qualche anno più tardi, ed era completamente stravolta. In altre parole, era cambiato tutto.

C'era anche un'altra cosa, però, che doveva ammettere: a volte la nostalgia si faceva sentire. Nonostante la sua costante paura di ciò che il futuro gli avrebbe riservato, non poteva negare che a volte sentiva la mancanza di quelli che erano stati i suoi amici. Perché si, quelle persone ricercate dalle autorità in qualche modo erano suoi amici. Persino il Capitano, nonostante si fosse rivelato il più meschino e bugiardo, ogni tanto si raggirava tra i suoi pensieri. E persino la Romanoff, che era stata la prima ad incontrare e la prima di quella squadra di cui si era fidato un po' di più. Un po', perché di Natasha Romanoff non sempre bisogna fidarsi. E' pur sempre una spia, dopotutto. Ma era una bella persona, lo erano tutti.

GROWN • Steve RogersDove le storie prendono vita. Scoprilo ora