𝟞𝟝 - 𝔼𝕪𝕖𝕤 𝕠𝕡𝕖𝕟.

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Nemmeno la consapevolezza di essere sotto i riflettori, con un microfono puntato contro e con un infinito numero di giornalisti paragonabili a satana, in quel momento riuscivano a calmarla internamente

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Nemmeno la consapevolezza di essere sotto i riflettori, con un microfono puntato contro e con un infinito numero di giornalisti paragonabili a satana, in quel momento riuscivano a calmarla internamente.

Prima di varcare la soglia della porta, Zoe si era costretta ad armarsi di coraggio e far di tutto pur di lasciar intuire a chi la guardasse che andasse tutto bene. Ma il petto, una volta che aveva raggiunto la sua postazione, di smettere di tremare non ne voleva sentire. Era particolarmente agitata, il che non le permetteva di sentire le domande che le venivano poste con una certa lucidià. Di tanto in tanto doveva stringere i pugni e nascondere le mani sul grembo nel tentativo di calmarsi, e doveva farlo stando attenta a non essere vista da nessuno.

Ignorava, per quanto possibile, tutte le occhiate veloci che per tutto il tempo Tony le riservava. E stava attenta ad ignorare persino Rhodes, alla sua destra, che nemmeno lui sembrava essere tranquillo al 100%.
Tutti e tre, come se non fosse accaduto nulla, rispondevano alle domande che gli venivano poste ma allo stesso tempo volevano andarsene via da lì. Chi per un motivo, chi per un altro.

Non era con Rhodes che Zoe ce l'aveva, su di lui poteva anche sorvolare, ma con Tony era ancora furiosa. Fino a pochi secondi prima di entrare lui le aveva ribaduto che avrebbe potuto annullare tutto, ma Zoe non voleva dargli questa soddisfazione. Ancora una volta, Zoe non voleva dare dimostrazione del suo malessere e della sua delusione, tanto che aveva accettato a prendere parte a quella conferenza stampa nonostante non ne avesse completamente l'umore adatto. Se ne stava lì, al centro tra i due uomini, seduta dietro il bancone con sguardo e attenzioni completamente assenti.

Alla conferenza stampa era presente anche Thaddeus Ross, a cui Zoe aveva rivolto una lunga a cruciale occhiata non appena lo aveva visto arrivare. Lui, però, sembrava troppo impegnato per accorgersi he Zoe lo avesse fissato in modo strano. E alla fine, Zoe aveva distolto lo sguardo anche da lui. Dentro di lei c'erano così tante emozioni contrastanti che la stavano letteralmente ammazzando dentro, ma doveva combattere contro ogni istinto di piangere o gridare rabbiosa pur di non fare nessuna scenata.

«Signor Stark, lei era quello che sembrava essere più favorevole agli Accordi di Sokovia fin dall'inizio. A distanza di quasi due anni, si è mai pentito di questa scelta?» chiese una giornalista, donna, a Tony.

Quella domanda non era rivolta a Zoe, ma lei dentro di se cominciò ad interrogarsi su cosa avrebbe risposto lei al posto suo.

Si era pentita della scelta presa? Non lo sapeva. A dirla tutta, Zoe non era mai stata convinta fino in fondo fin dall'inizio. O meglio, era convinta nel voler trovare una soluzione a tutti i problemi che purtroppo avevano creato, ma non era mai stata felice di sapere che il loro minimo errore li avrebbe condannati. Così come non era mai stata felice di vedere i suoi amici dietro le sbarre o condannati a rifugiarsi in luoghi ignoti persino per lei.

Poi, c'era anche da dire che a Zoe non erano piaciuti i modi in cui lei stessa in primis era stata trattata. All'inizio, quando aveva letto le condizioni a cui sarebbe stata imposta non appena avrebbe firmato, non si era stranita così tanto nel leggere che le missioni sarebbero state assegnate con una certa selezione. Non pensava di certo che lei, essendo classificata tra i soggetti potenziati e particolarmente pericolosi, venisse spesso e volentieri esclusa da ogni dovere.
Per la prima volta in tutta la sua vita, Zoe Knox si era sentita violata nei suoi diritti da Vendicatore. Così come si era sentita messa in secondo piano ed ignorata ogni volta che chiedeva di poter ottenere un ruolo più importante e d'aiuto per la squadra.

GROWN • Steve RogersDove le storie prendono vita. Scoprilo ora