𝟠𝟘 - 𝔸𝕝𝕚𝕧𝕖.

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Quella sensazione di non sapere dove fosse, ma di sentire comunque una certa familiarità con ciò che la circondava era qualcosa che aveva già provato in passato

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Quella sensazione di non sapere dove fosse, ma di sentire comunque una certa familiarità con ciò che la circondava era qualcosa che aveva già provato in passato. Non molto tempo prima, le era già successo di risvegliarsi solo grazie al vento come se fosse proprio esso ad incitarla a riaprire di nuovo gli occhi. E la luce, che le abbagliò la vista non appena i suoi occhi si aprirono, le fece notare che di fronte a se il cielo era azzurro e limpido mostrando una normale giornata di sole.

Si mosse appena, strizzando gli occhi pur di mettere a fuoco la sua posizione. E poi, con un piccolo movimento della schiena quasi come a volerla scrocchiare, si rese conto di essere di nuovo sdraiata a terra su un morbido prato. Di nuovo, perché quella scena lei l'aveva già vissuta qualche anno prima.

E non era un ricordo, non era qualcosa che aveva ricominciato a ricordare da quando la sua memoria era tornata. No, quella era una scena già vissuta in uno dei suoi sogni. Anche se non aveva mai capito se quello di un tempo fosse mai stato davvero un sogno, soprattutto perché chi aveva incontrato in quell'occasione sembrava più reale che mai.

E ricordandosi proprio di quell'occasione, ricordandosi dove fosse stata, si costrinse a rimettersi a sedere e guardare ciò che la circondava. Si rese conto che aveva ragione: era tornata lì, in quella stessa casetta azzurra circondata dal verde, dai fiori che lei amava così tanto, da quell'odore fresco e pulito che le invase le narici a tal punto da farla rabbrividire. La prima volta non sapeva dove si trovasse, ma a distanza di anni invece lo sapeva perfettamente. Lo sapeva, perché lo ricordava.

Ma sempre perché ricordava la sua prima volta in cui era stata lì, l'istinto le disse di guardare proprio sul pianerottolo di quella casetta. I quattro soliti gradini che ricordava erano lì e lei, a metà tra l'agitazione e la gioia, si affrettò ad alzarsi velocemente per raggiungere quei gradini. Sapeva già che avrebbe trovato qualcuno ad aspettarla e, dopo tanti anni, sapeva che fosse ciò di cui lei aveva bisogno. Si rese conto di essere scalza, di nuovo come la prima volta, ma a differenza del vestito a fantasia della prima volta, indossava un vestito morbido e bianco che le copriva le gambe fino alle caviglie.

Corse, aggrappandosi alla ringhiera di quegli scalini come una bambina ansiosa di raggiungere il suo posto preferito, e non appena salì sul pianerottolo voltò subito lo sguardo. Il piccolo tavolo marrone era lì, così come era lì la stessa persona che anni prima aveva avuto la gioia di incontrare per la prima volta. Ma, a differenza di quel giorno, quella persona non era da sola. Seduti a quel tavolino, c'erano due persone.

Un donna ed un uomo.
E lei, con le lacrime agli occhi, li riconobbe.

Fu proprio la donna a voltarsi per prima verso di lei, sorridendole con la stessa emozione con cui lo fece la prima volta. «Guarda un po' chi si è svegliata, finalmente.» disse guardandola, ma facendo un cenno all'uomo seduto di fronte a lei.

Capelli biondi, come i suoi, stessa forma degli occhi, stesse labbra. Per alcune espressioni, quell'uomo era considerabile come uno Zoe al maschile. E fu quella consapevolezza che, in un batter d'occhio, fece capire a Zoe chi fosse lui.

GROWN • Steve RogersDove le storie prendono vita. Scoprilo ora