8. Il pescatore e la monaca - Pt. 1

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ALBA
Ischia, estate.




Ti prometto il mare con uno shottino d'acqua
I tuoi capelli come alghe
Sulla spiaggia vestiti di sole
Stai meglio abbronzato
Te ne lavi le mani
Come i salici nel fiumiciattolo
Ti nascondi tra i rami
Come un salice piangi per nulla
Qui marci sul nulla, bufera mi culla
[...]
Acqua di Mace, Rkomi e Madame.


























Il sole trapelava dalla finestra del bar in cui stavamo facendo colazione. L'odore di caffè si mischiava a quello di brioche appena sfornate.

Papà era andato a trovare il padre di Francesco con mamma e Gioele, per la seconda volta, gli avevano portato un caffè corto e un paio di paste calde. Il resto della famiglia chiacchierava vivamente ai tavoli sparpagliati fuori al bar. Posai la tazza del cappuccino finito sulla superficie del tavolino e con gli occhi sapevo già chi cercare.

Mi alzai con una scusa quando lo beccai poggiato al bancone dentro che parlava con il barista, sembrava conoscerlo — come chiunque incontrasse, d'altronde —.

Lo raggiunsi in silenzio, senza perderlo di vista, mi feci spazio tra il via vai di turisti. Quella mattina avevo i capelli legati, una gonna leggera di lino bianca e un top verde scuro, faceva un caldo infernale. Il sottofondo era composto dalle voci di alcuni radiofonici e la tipica ciociara napoletana e ischitana.

«Ciao», esordii, poggiando il braccio sulla superficie del bancone, accanto a lui.

Riccardo aveva girato il mento verso di me, prima di incontrare i miei occhi m'aveva scrutata bene, dall'alto al basso. Dalla testa ai piedi. Poi mi sorrise, sfacciato. «Ciao... sveglia tardi oggi? Che hai fatto stanotte?», disse, provocandomi e alludendo a quello che successe in mare quella sera.

Ignorai la sua frecciatina. «Papà ti ha detto cosa faremo oggi?», lanciai un'occhiata al barista che mi salutò amichevolmente, ricambiai.

Riccardo continuò a guardarmi. La sua faccia era vicina alla mia, forse come solo la sera prima lo era stata. Per un attimo ebbi paura che mi avesse sfiorato le labbra.

«Non ancora. Però si accettano consigli, principessa. Ogni sua richiesta è un ordine

Allora ci pensai. Per qualche secondo ci dicemmo qualcosa con gli occhi, lui guardava i miei e io guardavo i suoi. Senza interruzioni, le sue iridi passavano da un occhio all'altro. «Voglio vedere una spiaggia sconosciuta, dove è impossibile andarci a piedi per terra, ma solo via mare», dissi, «C'è un lato di Ischia irraggiungibile per l'interno?»

Riccardo ci pensò attentamente. «La Spiaggia delle Monache. Ma è piuttosto selvatica e pericolante. Non c'è sabbia ed è difficile arrivarci pure da mare», mi spiegò.

«Voglio andarci», annuii, convinta, «Però, se non vuoi portarmi, non fa niente.»

«No, ti ci porto, figurati, non è per quello», portai il viso sulla sua spalla e gli sorrisi, lo sfidai per un attimo. Riccardo mi osservò ovunque, ovunque sul volto come fece quella sera. Sorrise lentamente, molto lentamente«Te l'hanno mai detto che hai un sorriso spettacolare?»

«Ti racconto una cosa, Riccardo» sospirai, attirando la sua attenzione, mi ascoltò bene. «Devi sapere che con me ci hanno provato molti ragazzi, davvero», arricciai il naso, «E qualunque complimento tu provi a farmi per fare breccia nel mio cuore, stai sereno che suonerà banale. Ho la prova della poesia che mi scrisse un ragazzo, abbastanza imbarazzante», stirai le labbra.

Domani sarò albaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora