30. Luce dei miei occhi

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ALBA
Ischia, inverno.




When the night was full of terrors
And your eyes were filled with tears
When you had not touched me yet
Oh, take me back to the night we met
— The  Night We Met di Lord Huron.



















Guardai l'orario sull'orologio del computer.

L'unica cosa che mi illuminava era la luce bianca dello schermo, erano appena passate le undici della sera. Non avevo cenato, vigeva la quiete per tutta la Villa, si sentiva solo il rumore nitido e scaltro delle cicale notturne sparpagliate per tutto il giardino.

Decisi di alzarmi da quella posizione incurvata che avevo assunto per scrivere le ultime cose sulla tesi. Mi incamminai per andare a fare una doccia calda e mettermi successivamente nel letto con un nuovo libro.

Ero con l'asciugamano avvolta attorno al corpo quando qualcuno bussò alla porta della camera. Imprecai e cominciai a zampettare con i piedi bagnati fuori dal bagno, una mano a raccogliere i capelli bagnati dietro la nuca e l'altra a tenere ferma l'asciugamano.

«Sì?», dissi, aprendo piano la porta con il gomito.

Ad attendermi era semplicemente Riccardo, con i capelli ricci sconvolti sulla fronte, una maglietta bianca a fasciargli le braccia virili e il petto ampio e un'espressione cortese sul volto.

«Ti ho disturbata?»

«Ero in doccia», risposi, con la gola secca quando i suoi occhi si mossero flemmatici sul mio collo e mezzo petto scoperto, «Cosa c'è?»

Solo dopo che lui alzò la mano, capii avesse qualcosa con sé, «Volevo darti questo.»

Abbassai lo sguardo, teneva un pacco. Un piccolo pacco avvolto nella carta, non riuscii a carpire il contenuto, «Cos'è?», allungai la mano per afferrarlo e, facendo ciò, dovetti lasciare che i capelli cadessero bagnati sulla mia schiena.

«Dovevo dartelo qualche giorno fa. Ma mi sembravi ancora scossa dal funerale, perciò... ecco qua.»

«Perché mi hai fatto un regalo?»

«Veramente non era intenzionale», si giustificò, «Solo che ero appena arrivato, ci stava una libreria vicino e ho intravisto un titolo che mi ha fatto pensare a te.»

Io sgranai gli occhi, «Mi hai preso un libro?»

«Mh-hm», annuì, «Spero sia alla sua altezza, professoressa.»

Lo guardai male, mi sfuggì una risata, e lui sorrise a sua volta mentre io me lo rigiravo tra le mani, «Grazie, è una cosa carina da parte tua.»

«Prego», rispose flebilmente, «Ti lascio finire che s'è fatto tardi.»

Proprio mentre se ne stava per andare, mentre lo avevo già visto sparire nel buio del corridoio, lo fermai. Con un semplice: «Aspetta», lui si era fermato subito, senza esitazione. Fissai ancora il libro e i miei piedi bagnati, sentii le guance andare a fuoco, «Resti con me?»

Riccardo mi guardò per qualche secondo, senza dire niente. Mi aveva solo guardata, osservata, forse per capirmi. Poi annuì, nascose un sorriso, «Okay», disse, sottovoce.

Gli feci spazio per entrare in camera, la richiusi piano, accompagnandola al battente. Poggiai il pacchetto sulla scrivania con ancora qualche pagina di tesi in mezzo e il computer acceso.

«Quindi è per questo che hai saltato la cena?»

«Ho scritto i ringraziamenti», raccolsi l'intimo da terra, velocemente, buttandolo dritto nella cesta di vimini dei panni sporchi, «Mi asciugo i capelli e apro il libro», lo informai, rientrando in bagno.

Domani sarò albaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora