27. Resta

2.3K 120 49
                                    



ALBA
Ischia, inverno.







And when you are young, they assume you know nothing
But I knew you'd linger like a tattoo kiss
I knew you'd haunt all of my what-ifs
The smell of smoke would hang around this long
'Cause I knew everything when I was young
I knew I'd curse you for the longest time
Chasin' shadows in the grocery line
I knew you'd miss me once the thrill expired
And you'd be standin' in my front porch light
And I knew you'd come back to me
— Cardigan di Taylor Swift.

















Avrei dovuto saperlo che rientrare in quella Villa mi avrebbe trascinata in un baratro di ricordi.

Anche se il freddo autunnale riempiva il giardino di foglie giallastre e la piscina era svuotata e impolverata, quell'imponente casa custodiva delle storie che s'intrecciavano indissolubilmente nel tempo.

Trascinai la mia valigia su per le scale che portavano al portone di legno.

Il vento smuoveva l'erba, un fischio sordo incombeva tra le imposte.

L'assenza della nonna mi lasciava un vuoto nello stomaco incolmabile.

Tonio ci fece strada, la Villa era rimasta la stessa, solo più vacua. Nel salotto c'era ancora un vinile sgusciato e messo sul giradischi, girava a vuoto.

Papà si guardò attorno, si rifugiò nel suo studio, senza nessuno, senza dire niente. Mamma andò in camera della nonna per sistemare i suoi abiti e svuotare gli arredi.

Io salii le scale, le percorsi così piano che potei rivedermi lì a due anni, a otto, a quindici e a diciotto. Tutta la mia adolescenza passata tra quelle mura, con musica e amore, cibo e famiglia.

Era quella la mia formula di vita. E ora tutto era congelato in un attimo sconosciuto, guardavo quella Villa da quelle scale come se non mi appartenesse.

Non mi era rimasto niente di quei ricordi. 

Solo amarezza e nostalgia.

Arrivata nella mia vecchia camera, ormai tutta impolverata e scheggiata dal tempo, decisi di scovare tutte quelle cose che avevo lasciato lì, a partire dai libri alle fotografie. 

Dopo ore rinchiusa in quella camera, qualcuno bussò tre volte. Non una, ma tre. Una sequenza docile e musicale.

Io mi asciugai le lacrime dalle guance, «Chi è?», tirai su col naso, alzandomi in piedi dal pavimento cosparso di foto. 

«Ehi... sono io, volevo solo sapere se fosse tutto okay», disse la voce familiare di Riccardo da fuori alla porta. 

Mi guardai allo specchio e controllai se si notasse troppo che avevo pianto, «Sì», schiarii la gola, «Puoi entrare.»

Riccardo comparve da dietro la superficie spigolosa, mi cercò tra tutto quel baccano, «Che stai facendo?», indicò il casino. 

«Stavo facendo un po' di pulizie, però ho solo combinato più guai», mormorai, guardandomi attorno. 

«Posso darti una mano se ti va. Ho finito con tuo padre, ero passato a controllare, però posso comunque dartela una mano.»

Domani sarò albaWhere stories live. Discover now