16. Una canzone tua, nostra

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ALBA
Ischia, estate.




I never liked that song
but once I knew it is
your favorite,
I listened to it on repeat
and it became one of the
best songs I've ever heard
/
Non mi è mai piaciuta questa canzone
ma una volta che ho scoperto
fosse la tua preferita
l'ho ascoltata in continuazione
ed è diventata una delle
canzoni più belle che abbia mai sentito.























Mi svegliai con il rumore familiare di un vinile di Alessandro Celentano. Risuonavano le sue canzoni d'amore, ed io, nel mentre, ricominciai a riconoscere ciò che mi circondava.

La tenda della mia finestra svolazzava per il vento caldo, da sotto ad essa i raggi di luce filtravano come lame d'oro e arrivavano a invadere il pavimento e i lembi di lenzuola disfatti.

Strofinai i piedi sotto al lenzuolo assorbendone la ruvidezza sul tallone. Sentii le gambe leggermente indolenzite, mi portai una mano tra i capelli girandomi sulla schiena. Sospirai e deglutii aprendo gli occhi, catturai la libreria sistemata e la radio di mio nonno che mi guardava.

Strofinai la palpebra con il dito e voltai il mento verso destra. Riccardo giaceva onirico sul mio letto. Il suo viso pendeva dall'altro lato, i ricci biondi a coprirgli la tempia e lo zigomo in maniera arruffata, da bambino. Un braccio flesso fuori dal letto, l'altro piegato sul suo addome virile che spirava flemmaticamente.

Aveva le labbra schiuse e la sua pelle baciata dal Sole sembrava modellata da mani esperte. Sotto quella luce, Riccardo era un angelo. Aveva un'aria tranquilla e soave, temibilmente tranquillo. Le ciglia folte riposate sulle palpebre, il suo profumo a inondare l'intero letto o addirittura tutta la camera.

Mi persi a guardarlo.

Ricordai la notte passata con una sensazione di smarrimento a colpirmi in piena pancia. Non era uno smarrimento sensato, era più figurato, metaforico. Pensando a lui, pensando a quello che stavamo condividendo, io mi sentivo persa. Come se per secondi infiniti non sapevo più chi fossi, chi ero davvero. Pensavo a lui ed ero persa, persa dove? Non lo so.

Pensai a tutte quelle volte che mi era affondato dentro, prendendosi ogni cosa, costruendosi ricordi tutti suoi. Tutti quegli istanti in cui lo avevo guardato negli occhi e mi era risultato impossibile non baciarlo. Tutti quei momenti in cui ci risultò difficile persino respirare. La carne a diventare rovente sfregata contro la sua, il mio corpo che veniva percosso dal suo, che rispondeva solo ai suoi baci. Le sue labbra che mi incantavano, mi ricordavano che non avevo mai fatto sesso in quel modo così insidioso e intenso. I suoi capelli a solleticarmi il ventre mentre il suo viso mi stuzzicava piacere, i suoi occhi che ricevevano i miei mentre la sua lingua assaggiava il mio sapore, ed io che infilavo le dita nei suoi capelli e trattenevo l'orgasmo con il ventre in fiamme. La mia risata attutita dalla sua bocca, lui che mi intimava di non far rumore, la sua saliva a tracciare scie piacevoli ovunque, io che mi stringevo al suo collo, che lo abbracciavo forte prima di sentirlo dentro di me. Io che mi mettevo sopra di lui, che lo guardavo negli occhi mentre mi muovevo piano e compitata, e Riccardo mi stringeva i fianchi, si mordeva il labbro, contraeva i muscoli dell'addome, il collo ad arrossarsi, il viso piegato all'indietro mentre andavo a fuoco insieme a lui e mi chinavo a baciarlo per respirare dai suoi polmoni, perché non sapevo come altro respirare se non da lui. Riccardo che mi premeva le mani sulla schiena e cominciava a muoversi sotto di me, a stringermi in pugno i capelli e guardarmi con i suoi occhi, con tutti i suoi occhi, cominciava a dirmi che ero bellissima, che gli scoppiava il cuore, che mi voleva ancora, che non dovevo fermarmi. Ed io, con il cuore a mille, continuavo, continuavo fino a baciarlo senza respiro, fino a stringere le palpebre e tremare senza forze con il petto rosso e i muscoli pizzicanti.

Domani sarò albaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora